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𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝐂𝐈𝐍𝐐𝐔𝐄.
𝐮𝐧 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐝𝐮𝐞.



stava esaurendo ogni energia del proprio corpo. tutte le volte che incrociava il suo sguardo sentiva il bisogno di distoglierlo immediatamente.

sin dalla sua infanzia faceva fatica ad esternare i propri sentimenti, almeno verbalmente. questo però non aveva mai impedito alle persone intorno a lei di percepire ogni cambiamento del suo animo. negli anni si era abituata a sentirsi dire di essere un libro aperto, che tutto ciò che non era in grado di dire, veniva urlato dalla sua faccia.

era una lama a doppio taglio: se era facile trovare conforto nei momenti difficili, poiché la sua difficoltà era leggibile nei profondi solchi delle occhiaie, nel colorito sempre più pallido della sua pelle o nei mancati sorrisi, era anche complicato mantenere un segreto o mantenere una certa distanza se i tuoi occhi avevo il potere di urlarlo a tutti i presenti.

per questo aveva iniziato a ritagliarsi del tempo per sé (o almeno era quello che aveva detto, quando gli era stato chiesto), passando meno tempo con i suoi amici, dicendo di dover studiare, di essere troppo stanca o semplicemente di non aver voglia, che, sorprendentemente, per alcuni, era una scusa lecita rispetto al dover mettersi in parallelo con gli esami (scusa che riceveva un coro di insulti o, nel caso in cui fosse telematica, sticker poco raccomandabili).

guardò l'orario sul telefono. era da poco passata l'una di notte e finalmente sentì suo fratello chiudersi la porta di camera sua alle sue spalle, mentre gli altri, che avevano deciso, almeno per quella sera, di rimanere a dormire a casa loro, si chiusero nella camera vuota dei genitori, quel mese assenti per l'ennesimo fine settimana.

sicura che per i corridoi della casa non ci fosse più nessuno, non fece caso alle proprie gambe scoperte, le cui cosce erano però parzialmente coperte da una maglia larga che utilizzava come pigiama.

entrò in cucina per prendersi un bicchiere d'acqua, che, come d'abitudine, aveva intenzione di tenere vicino a sé, sul comodino, durante la notte, ma sulla via del ritorno verso la propria camera si fermò davanti alle porte del soggiorno, notando che i grandi cuscini della seduta del divano erano impilati su una sedia.

entrando nel soggiorno, si rese conto che il divano era stato trasformato in un letto e che su di esso era sdraiato ghali, che stava scorrendo qualche social, prima di mettersi a dormire.

la sua attenzione fu subito catturata dalle sue nude braccia, il cui colore risaltava sul bianco lenzuolo su cui era steso. seguendo la curva della sua clavicola, si rese conto che la pelle rimaneva scoperta fino all'orlo del lenzuolo, che si trovava poco sotto lo stomaco.

lui però non notò la sua presenza e per questo lei cercò di girarsi silenziosamente per allontanarsi, ma sentendo l'orlo della sua maglia farle solletico sulle sue cosce, si rese conto della sua mancanza di tessuto sulle gambe e allungò la maglietta per farla arrivare il più vicino possibile al ginocchio.

girando su sé stessa per uscire, il bicchiere scontrò contro il cardine della porta, catturando l'attenzione dell'uomo sdraiato sul divano, che si girò verso di lei.

"clara?" chiese lui, confuso.

"ciao" disse lei, sorridendo imbarazzata. si sentiva colta in flagrante, anche se non stava facendo nulla di male. sentiva di essere in eccesso in quella stanza, come se non ci fosse abbastanza spazio per entrambi.

"tutto bene?" chiese lui, sorpreso di vederla all'uscio della grande sala. lei annuì, evitando il suo sguardo, poggiando gli occhi su tutto ─ il divano, il pavimento, il bicchiere, la finestra ─ ma senza mai guardarlo diritto in faccia.

𝐃𝐈𝐕𝐄𝐍𝐈𝐑𝐄; ghali amdouniWhere stories live. Discover now