Capitolo 66: Saluto - ✓

54 8 31
                                    


Era da tanto che non indossava quella divisa.
Aveva persino dimenticato la sensazione di come ci si sentisse con addosso quella camicia immacolata, bianca, di un colore talmente puro che mascherava la sporcizia del suo corpo colmo del peccato. L'aveva tirata fuori dalla cabina armadio, in un posto che aveva realizzato appositamente per quel completo, cosicché non avesse mai dovuto imbattersi in esso quando avrebbe dovuto scegliere un capo da indossare. C'erano così tante lacrime, così tanti demoni e dolori celati in quel tessuto pregiato e pulito, che superavano di gran lunga tutto il sangue versato nel corso degli anni. Era un recipiente di tutto ciò che i suoi occhi avevano dovuto assistere quando il campo di battaglia si portava via una parte dell'anima. Parti che appartenevano ad altre persone, ma che lui aveva condiviso come se fossero anche sue.

Da Nicholas, Trevor, Kevin ai commilitoni che erano deceduti con l'accettazione della loro divisa.

Un amore che alle volte veniva incompreso.

Ma che doveva essere comunque tenuto in vita e ricordato da cerimonie che sottolineassero quanto avesse cambiato per un breve momento il mondo, quanto avesse mantenuto la pace, il quieto vivere, permettendo a chiunque di non essere coinvolto in qualche sventura alla quale era capitato per puro caso, ridotto ad una vittima come tutte le altre per un messaggio di fanatismo, vendetta o...rancore.
Tutto doveva essere ricordato.
Tutto doveva essere onorato con una pura formalità che non avrebbe ripulito la coscienza.

Uno sforzo, una costrizione cui la mente veniva sottoposta per un rispetto a cui nessuno sarebbe stato attento. Si ascoltavano parole che non avrebbero donato pace a nessuno e le questioni sarebbero rimaste sospese in un'eternità interminabile, sovrastante il ciclo corto della vita.
I rimorsi erano la peggiore piaga che l'essere umano doveva affrontare.
Dopo aver tirato su il pantalone scuro e indossato le scarpe lucide, abbottonò la camicia fino al colletto perfettamente stirato e piegato; inserì la cintura in vera pelle nera, dopodiché passò alla cravatta del medesimo colore. Sollevò il colletto per farvela passare in mezzo, poi si dedicò a fare un nodo assolutamente impeccabile, la coricò sul suo torace con una grazia ed un'eleganza maniacali e riabbassò il colletto per nascondere il laccio attorno al collo. 

Non poteva intravedersi nemmeno una piega in tutti i suoi gesti, il suo cuore che pulsava lento, sebbene il turbamento che stava percuotendo il suo animo tribolato. Passò alla giacca dell'uniforme, nera con i riporti rossi sui polsi, due strisce circolari accostate a bottoni in oro. La chiuse contro il petto, lasciando che fosse il suo fisico scolpito a definire le forme levigate del completo. 

Davanti a lui, sotto lo specchio, vi era un mobile sulla quale erano appostate in fila le medaglie che gli erano state affidate nel corso degli anni da Capitano del Navy SEAL; a turno, queste presero posto sulla parte sinistra del suo petto, a dichiarare che il suo cuore batteva per la patria. Passò all'ultima medaglia, l'aquila d'oro, e la posizionò sotto i riconoscimenti. Quando ebbe finito, si diede un'ultima occhiata allo specchio. La mascella liscia era sinonimo di barba appena fatta, di una regola che tutti avrebbero dovuto rispettare. I capelli biondi erano ordinati, ma tanto questi sarebbero stati coperti. 

L'ultimo tassello per completare quel quadro era il cappello posato sul piccolo pouf nell'angolo. Quando fu sicuro di essere pronto, prese il berretto ed uscì dalla cabina per dirigersi al piano di sotto. Tuttavia si fermò sulla soglia, in procinto di scendere le scale. Proprio di fronte alla sua stanza, in fondo al corridoio, vi era la porta di chi condivideva il tetto con lui. Era chiusa, ma dentro di lui sapeva che oltre la suddetta non vi era nessun nerd immerso nell'universo digitale, o seduto sul davanzale come segno di riposo. 

Non sarebbe dovuto andare lì, entrare ed avvisarlo della sua partenza, beccandosi quelle continue frasi sarcastiche di chi aveva sempre qualcosa da criticare nel suo modo di pensare.

MIND OF GLASS: OPERATION Y [REVISIONATO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora