11. Patriarcat

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IT: patriarcato

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IT: patriarcato

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26 aprile 2023
Montecarlo, Principato di Monaco

Sotto il cielo improvvisamente plumbeo dovuto all'imprevedibilità del clima primaverile, strinsi le mani attorno al volante della Lamborghini. Dannata ora di punta, quasi imprecai. Avevo insistito affinché potessi recarmi al pranzo al Louis XV in totale autonomia, ma mi pentii della mia scelta non appena mi immisi nel traffico del Principato.

Ero in ritardo al primo incontro con il vertice della piramide Woodward, nonché il mio avversario principale, Damian. Se i figli si limitavano a farmi percepire il peso della pressione lavorativa, lui era in grado di instillare, goccia dopo goccia, un timore che mi chiuse lo stomaco. L'unica fonte di rassicurazione fu realizzare che papà sarebbe stato lì con me.

Sfruttando il tempo concessomi dall'ingorgo che regnava sulla strada da Saint Roman a Montecarlo, studiai l'impeccabilità del mio riflesso nello specchietto retrovisore. Intravedevo solo il mio viso lasciato scoperto dai capelli, raccolti in una crocchia bassa e ordinata, e il bavero della giacca color crema. Avevo indossato un tailleur per giocare con l'immagine, sperando di suscitare un effetto di autorevolezza nei miei rivali.

I minuti trascorrevano sul computer di bordo e il mio nervosismo incrementava. Conoscendo gli uomini del mio ambiente, sapevo che non avrebbero atteso un minuto di troppo ad accomodarsi, che io fossi presente o meno. Soprattutto se, come quel giorno, la loro mentalità fosse stata influenzata da Valentin.

Sospirai, ricordandomi della sua presenza poco opportuna e non richiesta. Tuttavia, rilasciai il sollievo non appena scorsi gli edifici eleganti che accerchiavano la piazza del casinò. Svoltai quindi a sinistra, in direzione dell'Hotel de Paris, davanti a cui spensi il motore. Un valet in uniforme scura ed elegante si avvicinò all'auto, aprì la portiera con un gesto cortese e io scesi dal veicolo, consegnandogli le chiavi così che potesse parcheggiarlo. Lo ringraziai limitandomi a un cenno del capo, e in pochi minuti sfrecciò via a bordo della Lamborghini più conosciuta della zona.

L'assenza di volti conosciuti all'esterno della struttura confermò i miei sospetti: nessuno dei partecipanti alla riunione aveva avuto la pazienza di aspettarmi, ritenendomi una presenza di poco conto. Sapevo, però, che il mio ingresso solitario sarebbe stato ancora più notevole. Salii i gradini con quella convinzione, raggiungendo così la lobby dell'hotel.

Nel silenzio, il ticchettio delle mie décolleté basse sul marmo lucido riecheggiò e attirò l'attenzione dei presenti. La maggior parte dei dipendenti mi conosceva, dimostrandolo con un saluto e un sorriso accennato.

Mi avvicinai all'ingresso del ristorante stellato a passo lento, delusa dalla mancata accoglienza degli invitati, benché sicura che la mia posizione privilegiata li mettesse in soggezione. La soluzione fu procedere a testa alta, ma l'ennesimo intralcio ostacolò quell'intento.

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