25. Étincelles

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IT: scintille

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IT: scintille

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28 maggio 2023
Circuit de Monaco, Principato di Monaco

Mi destreggiai tra la folla che popolava l'ingresso della pit lane, con il pass laminato che penzolava fastidiosamente dal collo. Dannata domenica di gara, pensai compiendo il tentativo di non arrivare in ritardo all'hospitality allestita dall'Automobile Club.

I tacchi che indossavo non facilitavano di certo l'impresa: nuovi di zecca e duri come il marmo, impattavano con l'asfalto e mi rallentavano a ogni passo. Persino la fretta doveva essere affrontata con classe.

Superai i controlli e sfilai a passo lesto dinanzi ai box delle scuderie. Le celebrità si univano ai meccanici dei team in un marasma che mi impediva di camminare liberamente; il chiacchiericcio elevato era snervante, così come lo diventò l'aderente completo di gonna e top a scacchi che non mi faceva passare inosservata, senza lasciare nulla all'immaginazione.

Passai il dorso della mano sulla fronte umida, sbuffando quando rimasi bloccata a causa della folla addossata davanti ai box della Scuderia Ferrari, nonché la favorita di quel weekend. Come se la quantità di tifosi e personalità dello spettacolo non fosse stata abbastanza, il nostro pilota di casa li animava in maniera ossessiva.

Sbuffai e, spazientita, incrociai le braccia al petto in attesa di scovare un varco tra le persone e cavarmela fino all'hospitality. Non mi importava nulla, di quell'evento tanto atteso: lo frequentavo solo perché papà lo finanziava in parte ogni anno, e la Société Aubert era uno sponsor immancabile.

Mi innervosii ancora di più quando sentii due mani grandi e calde cingermi le spalle. Agitata dall'aria irrespirabile dovuta alla pit lane gremita, mi voltai di scatto. Mi sorprese trovare Isaac lì, a pochi centimetri da me, vittima di uno sguardo fulminante che lo incenerì.

E l'ossigeno, all'improvviso, sembrò non bastare per mantenere entrambi in vita.

Il mio cuore aveva smesso di pompare sangue e raziocinio dalla notte trascorsa a Cannes. Nonostante l'ebbrezza, conservavo un vivido ricordo della camicia fradicia di vino che gli aderiva al corpo, del suo petto nudo e dei tatuaggi che gli macchiavano la pelle. Incapace di proferire parola, mi limitai a schiudere le labbra.

Soprattutto dinanzi a un'altra camicia bianca che gli sottolineava i pettorali allenati, abbinati a un pantalone color cachi perfettamente stirato.

«Immagina fermarsi qui per idolatrare un perdente» mi canzonò, accennando il suo solito ghigno. «La maledizione di Monaco sta colpendo anche quest'anno».

«Non sto idolatrando nessuno» ringhiai a denti stretti. «Vorrei solo arrivare all'hospitality prima dell'inno».

Isaac studiò i dintorni con un'occhiata rapida, oltre le teste dei tifosi fossilizzati in quell'area.

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