I -new life-

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«Mamma ti ho detto di lasciarmi dormire almeno oggi» blatero mentre cerco di coprirmi le orecchie col cuscino a causa delle sue urla stridule.

«Becky dobbiamo andare a comprare qualcosa se vuoi arrivare preparata a domani».

Ah già dimenticavo, domani...il mio primo giorno di scuola in una città sconosciuta, nella quale sono sicura che tutti mi prenderanno in giro per il mio accento italiano e di cui non conosco anima viva...meglio scappare prima che sia troppo tardi.

«Ma dobbiamo per forza andarci così presto?».
È sempre stato un grande problema per me svegliarmi presto.
Fin da quando ero piccola amavo la domenica perché potevo svegliarmi alle 11:00 con l'odore di pancake che si diffondeva per la casa, e dopo essermi svegliata passare un'altra buona mezz'ora ad assaporare la mia colazione nel lettone dei miei genitori.

«Lo faccio per te Becky, almeno oggi pomeriggio puoi fare un giro e vedere se incontri qualcuno della tua età».

Come se ne avessi voglia poi.

Rassegnata mi butto giù dal letto, e per poco non tiro una ginocchiata per terra, poi mi dirigo in bagno per fare una doccia al volo.

Dopo aver finito e profumato tutto il bagno con il delizioso aroma del mio bagnoschiuma alla vaniglia, ritorno in camera avvolta dal mio splendido accappatoio rosa con i coniglietti sopra, lo stesso che indossavo a quattordici anni, dato che l'altezza è rimasta la stessa.

«Hai intenzione di metterci un'altra ora o possiamo andare?».

«Mi vesto e arrivo».
Cazzata. Sono ancora in accappatoio e mia mamma è giù che aspetta da più o meno un'ora.
Devo ancora vestirmi, asciugare i capelli, che fortunatamente essendo lisci come degli spaghetti non devo perderci troppo tempo per sistemarli, e truccarmi per sembrare un minimo più umana di quanto lo sembri ora.

«Finalmente, la signorina ha deciso di degnarmi della sua presenza».

«Lo so scusa, ma ora sono qui, possiamo andare».

...

Dopo una giornata intensiva di shopping passata fin troppo lentamente decido di mettermi le prime cose che trovo e portare fuori Pongo, che ha deciso di fare pipì per tutta casa.

«Mamma io escooo». Mi precipito fuori dalla porta così che mia mamma non mi scambi per uno spaccino e chiami la polizia.

Sono sempre stata una frana nel saper orientarmi, specialmente di sera, ma nonostante ciò decido di spostarmi un po' più lontana da casa per far camminare il batuffolino di pelo.

«Pongo non qui ti prego». Mi lamento mentre il mio cane decide di fare i suoi bellissimi bisogni proprio davanti a un bar, pieno di persone, ma soprattutto pieno di ragazzi della mia età. Un incubo in poche parole.
Mentre tiro fuori il sacchetto per raccogliere i bisogni mi sento come delle occhiatacce addosso ma decido comunque di non girarmi, per cercare di fare il tutto più in fretta possibile.

«NO PONGO FERMO!».
Urlo appena sento il guinzaglio scivolarmi dalle mani.
E giustamente quella razza di cane dove va? fuori dal bar ovviamente.
Faccio un bel respiro cercando di tranquillizzarmi mentre butto il sacchettino nel primo cestino che vedo e gli corro dietro.

«Scusate! è il mio cane mi è scappato».
Interrompo un gruppo di ragazzi che bisticciavano tra di loro.

«Ehi tranquilla, anzi è un bellissimo cagnolino, giocherellone soprattutto». Mi rassicura una ragazza bionda e slanciata mentre mi lascia il guinzaglio rosso di Pongo.

Mentre ringrazio la ragazza per l'ennesima volta, rivolgendole un sorriso di gratitudine, i miei occhi scorrono fuggenti sulle altre persone presenti, e si fermano di colpo su due ragazzi.
Entrambi possiedono una corporatura muscolosa, che si intravede attraverso le maglie attillate, ma l'unica cosa che riesce a colpirmi sono gli occhi cristallini del biondino.
Fortunatamente i due ragazzi sono immersi in una discussione, quindi sono troppo distratti per rendersi conto della mia presenza.
Per evitare ulteriori danni e figuracce dunque decido di ripercorrere la strada e tornarmene a casa.

«Sono a casa».
Rientrata in camera inizio a preparare già i vestiti per il giorno successivo , con l'obbiettivo di poter dormire almeno cinque minuti in più la mattina seguente.
Dopo aver fatto tutto decido di mettermi al calduccio tra le coperte.
Così accendo la mia candela preferita, per far profumare di vaniglia tutta camera e inizio a scorrere sui social.

Presa dalla curiosità decido di dare una sbirciatina ai tag della mia nuova scuola, solo per farmi un'idea delle persone con cui avrei dovuto trascorrere questi anni.

Inserisco il nome della scuola su Instagram, e con un clic, mi trovo davanti a una moltitudine di account che vanno dal corso di teatro al corso di musica, e infine la squadra di football.

Cercando nelle foto mi accorgo che quei ragazzi visti precedentemente al bar fanno proprio parte della squadra di football della scuola.
Non ci do molto peso è inizio a guardare anche le altre pagine.
Inizio a sentire gli occhi sempre più pesanti per cui decido che forse è meglio andare a dormire, per prepararmi psicologicamente per domani.

Ed eccomi qui ragazzi/e con la mia prima e vera storia.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, seppur un po' corto, ma vi prometto che mi rifarò con il prossimo.❤️

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