L'ardore di una donna qualunque

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Judith---vero nome Alessandra Vitale

Alessandra nasce a Bellolampo una piccola località di montagna dietro la città di Palermo nel 1890 da Ugo Vitale e concetta Rossi, è la prima figlia di altri sei che la coppia avrà nel corso degli anni.
Alessandra è una ragazza alta all'incirca un metro e novanta centimetri con lunghi capelli color della paglia, trattati malissimo per via del duro lavoro che svolge nelle campagne del padre, il suo fisico sembra più quello di un uomo robusto e ben piazzato per via delle giornate pesanti che trascorre  a lavorare i campi, ha gli occhi di un giallo chiaro, come se il sole si rispecchiasse nei suoi dolci occhi, ha un espressione dolce  e pacata anche se non nasconde la voglia di poter scappare da quella realtà per vivere davvero.
E' ormai arrivato gennaio del 1914 e Alessandra compie il suo ventiquattresimo anno di età, prova in ogni modo  cercare un buon partito per metter su famiglia ma gli uomini sono intimoriti dal suo fisico e dal suo comportamento, Alessandra conosce a malapena le buone maniere e per questo tende a mettere a disagio le persone che gli sono accanto.
Nel corso degli anni il rapporto con i suoi altri fratelli e sorelle diventa sempre più intimo,cosa che porterà lei a comportarsi un po come una madre per loro visto la grande differenza d'età.
Arriva Giugno e anche se si sente l'aria di una possibile guerra la famiglia Vitale trascorre la sua vita tranquilla, fino al giorno in cui i due maschi della famiglia giunta la maggior età vengono portati via dalla famiglia per arruolarsi obbligatoriamente nelle forze italiane.
Alessandra si mette dinanzi agli agenti giunti nella loro casa e come una Statua sbarra loro la strada pronunciando solo una semplice frase che suona fredda e minacciosa davanti ai soldati.

"Non prenderete i miei fratelli per il vostro gioco al massacro"
I soldati sono impassibili difronte ad Alessandra, insistono parlando in modo gentile ed educato, del fatto che non ci sarà alcuna guerra e che i suoi fratelli serviranno solo lo stato italiano per portare un pò di soldi alla famiglia.
Alessandra digrigna i denti conficcando la pala che ha tra le mani nel terreno...
"Preferisco vederli in vita più tosto che credere ad un vostro semplicissimo forse"
I due ragazzi poggiano una mano sulla spalla di Alessandra dicendo che va tutto bene e che si sarebbero rivisti molto presto, si alzarono presero una valigia di fortuna e infilandoci dentro degli indumenti si diressero verso la Camionetta posteggiata fuori casa.
Alessandra abbassò il volto sapendo che non poteva inporsi su di loro perchè la sua parola non valeva nulla e se solo avesse potuto sarebbe andata lei al loro posto, i soldati tirrono fuori una borsa piena di lire e la lanciò tra le braccia del padre che con un sorriso beffardo prese la brosa tra le mani rientrando in casa.
Alessandra rimase sbigottita vedendo quella scena, il padre aveva venduto i suoi figli come se fossero bestiame, questo non glie lo avrebbe mai perdonato, vide d'un tratto la camionetta partire e prendere la strada principale di casa e li in un modo disperato cominciò a correre dietro quella macchina come se ne valesse della sua vita ma senza successo.
Incespicò e cadde faccia a terra iniziando a far mischiare le sue lacrime a la terra che iniziò a diventare più scura, diede qualche pugno al suolo cominciando ad imprecare con forza verso un dio che erà rimasto solo a guardarli mentre i suoi fratelli venivano portati via...
Si alzò e si diresse verso quel piccolo boschetto dove ogni tanto erà abituata a nascondersi dopo le sfuriate del padre contro la madre, la notte erà ormai cominciata a scendere da qualche ora e il sole si èra ora mai nascosto da tempo.
Andò a sedersi sotto un pino che aveva piantato li diversi anni fà,  portò le gambe al petto e cominciò a fissare la luna che piano piano si stagliava nel cielo stellato, sembrava come se fosse lei a volermi consolare questa sera.
Canticchiava una piccola melodia che le aveva insegnato la madre  quando erà piccola, la canticchiava ogni volta ch qualcosa la turbava o le faceva paura, la faceva sentire più sicura.
Si erano fatte all'incirca le undici di sera e decise di tornare a casa, non voleva far preoccupare le sue sorelline, si alzò ma c èra qualcosa che non le tornava, cominciò a sentirsi strana; tastandosi si trovò alla base del collo un piccolo dardo come quello che si usava per anestetizzare i cinghiali durante la caccia, si guardò intorno spaventata ma non vide nient'altro che vegetazione, gli occhi si facevano sempre più pesanti, non riusciva a mantenere la postura eretta e cominciando ad indietreggiare cadde al contatto con un sasso.
La luna si stagliava sopra di se come un grosso fanale e lei non pote non sentire una risata pesante e un odore a lei familiare, le ricordava il puzzo di cane bagnato.
Un'uomo con un lungo impermeabile marroncino si  fece avanti e prendendola per una gamba cominciò a trascinarla addentrandosi nella foresta, e li Alessandra senza neanche le forze per provare a parlare si addormentò.
Cominciò a piovere quella notte cosa che sembrava non fermare l'aggressore che continuò per la sua strada come se nulla fosse, camminò per una mezz'ora e addentratosi nella foresta più fitta  si fermò quando incrociò un gruppo di una quindicina di individui con tra le mani un corpo che sembrava senza vita.
Il rapitore guardando la buca scavata  dinanzi a loro raccolse Alessandra come se fosse stato un sacco della spazzatura, la morsa che lui cominciò ad esercitare sul suo collo era cosi forte da far mancare il fiato alla ragazza che dopo qualche secondo cominciò ad annaspare in cerca di ossigeno, si muoveva nella sua mano come se fosse stata un pesce fuor d'acqua, provando a tirare cazzotti e schiaffi ma senza successo.
L'uomo sorrise in modo quasi compiaciuto come se la cosa che stava facendo gli piacesse e in un ultimo movimento felino addentò il collo della ragazza come se ne andasse della sua vita.
Alessandra rimase allibita, la forza che aveva cominciava a venirgli meno, la sua vista  si stava pian piano appannando fino a che della sua rabbia non rimase nient'altro che il nulla, l'utima cosa che vide prima di buttar fuori l'ultimo alito di vita dal suo corpo fu una lunga e vertiginosa caduta e un tonfo di un corpo morto accanto al suo,poi nient'altro che il buio.

Alessandra Risale...

"Riaprii gli occhi non riconoscendo nulla di dove erò, vedevo solo terra attorno a me e una mano  che cominciava a stringere il mio polso ogni secondo con sempre più forza, mi stava facendo male e non riuscendo a muovermi la prima cosa che mi venne normale fù quello di mordere quel braccio.
Cominciai a provare ad avvicinare le braccia al mio tronco in modo da poter provare a risalire da quella trappola mortale dove qualcuno mi aveva lanciata, nella mia mente riaffioravano solo immagini bianche come se una diapositiva completamente bianca mi scorresse davanti al volto.
Ci volle qualche secondo e dopo essere riuscita ad avvicinare quel tanto che bastava le mani al corpo cominciai a spostare con forza la terra che avevo sopra, arrivata ad un certo punto e cominciai a sentire qualcosa provare a tirarmi giu.
Una strana forza si fece capolino nel mio corpo, una forza primordiale e un immagine nitida nella mia mente, delle bambine che mi stavano aspettando in una casupola, non potevo aspettare e con forza cercai di spingermi sempre più su...
D'un tratto una ragazza si parò davanti a me, aveva gli occhi assetati di qualcosa e alla bocca vidi due lunghi denti che sporgevano a differenza degli altri, la cosa mi terrorizzò molto ma una cosa mi stava disturbando da quando ho riaperto gli occhi, una fame nera, come se non avessi mangiato da anni e il mio corpo avesse bisogno di nutrimento o di carburante per andare avanti, dinanzi a me cominciai a vedere come se la ragazza fosse trasparente, vidi le sue vene che pulsavano, emanavano calore, la mia bocca cominciò a perdere saliva e come una pazza mi gettai con una spinta di reni contro di lei.
Mi attaccai al suo collo e neanche mi accorsi delle due zanne che avevo appena infilato nel suo collo ma al momento non mi importava, cominciai a bere come se ne valesse della mia stessa vita, bevvi cosi forte che la ragazza urlava cosi forte da farsi sentire ovunque; a fatica mi staccai, dalla mia bocca cominciò a uscire un misto di bava e sangue che cominciò a darmi energia..
Feci quattro falcate piene di forza e non sò per qualche miracolo la mia mano emerse da quel cumulo di terra, sentivo l'aria fresca della notte e dei raggi di luna entravano nel buco appena creato illuminandomi il volto.
Sali con le mie ultime forze osservando quella luna che era ancora li ad attendermi, come se lei sapesse cosa mi sarebbe accaduto...
Attorno a me c èra solo un uomo di cui non ricordavo il volto che poggiato ad un albero dritto davanti a me cominciò ad applaudire, i battiti diventarono sempre di più e girandomi potei notare che oltre a me altre cinque persone erano uscite da quel buco, tre donne e tre uomini.
Dalla vegetazione l'uomo si fece sempre più vicino a me, aveva in volto un sorriso estasiato e dalla sua bocca usci una semplice frase che mi lasciò un'attimo interdetta..."

"Bhè buona sera figliola, benvenuta nella tua nuova vita"

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 06 ⏰

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Vampire the Masquerade~ la venuta del nuovo soleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora