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La musica soffusa rimbombava nelle sue orecchie, ma Jungkook non riusciva a concentrarsi su nulla, nemmeno sulle note che solitamente lo avvolgevano come una coperta. Le goccioline di sudore ornavano il suo capo, i capelli bagnati scompigliati e appoggiati tra le pareti bianche della sala prove. Si sforzò di non pensarci, ma non ci riusciva. Non da quando aveva visto quella storia, quella foto, e aveva finalmente avuto la conferma di quello che temeva: l'amico tanto atteso da Jimin non era altro che il fottuto Lee Taemin.

Prese di getto il suo telefono. Digitò meccanicamente "xoalsox" e osservò, con occhi fissi, la storia di taemin . Jimin sembrava stare bene, ma Jungkook lo sapeva. Le borse sotto gli occhi erano evidenti, così come la pelle che stava diventando giallastra. Perché dormire per terra? Una domanda che non riusciva a togliersi dalla testa. Ogni dettaglio, ogni millimetro della foto, veniva scrutato e analizzato, come se in qualche modo potesse trovare una risposta.

 Ogni dettaglio, ogni millimetro della foto, veniva scrutato e analizzato, come se in qualche modo potesse trovare una risposta

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"Jungkook?" La voce di Hoseok ruppe il silenzio, ma Jungkook non rispose. Rimase immobile, con gli occhi fissi sullo schermo, completamente assorto nei suoi pensieri.

Hoseok si accovacciò accanto a lui, gli accarezzò i capelli, ma il gesto non sembrò scalfire la sua concentrazione.

"Basta pensarci, Kook", disse il suo hyung con voce rassicurante, cercando di distoglierlo dai suoi pensieri.

"Non c'è niente che non va", rispose Jungkook, ma la sua voce tradiva l'insicurezza. "Sta solo dormendo. Più tardi lo chiamo, se ce n'è bisogno. Lo recupero io."

Ma Jungkook non credeva a quelle parole. Non riusciva a farlo.

Scosse la testa, ma non si staccò dallo schermo del telefono. Si limitò a rispondere, guardando dritto negli occhi Hoseok: "Voglio sperare."

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Le sue gambe si mossero all'unisono

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Le sue gambe si mossero all'unisono. Senza dire una parola, prese le sue cose e uscì dalla sala prove con passo svelto. La preoccupazione si mescolava a un'energia incontrollabile, un misto di adrenalina che gli pulsava nelle vene. Non era stanchezza. Era qualcosa di più grande, qualcosa che lo stava consumando. Sapeva cosa stava accadendo, ma non riusciva a fermarlo.

Aprì la porta del loro dormitorio con violenza, scaraventò il borsone nel pavimento pallido della cucina. Taehyung lo guardò senza parlare, ma i suoi occhi non si staccarono dal corvino che stava uscendo a gran velocità.

"Jungkook..." Provò a chiamarlo, ma il minore sparì in un battito di ciglia. Taehyung si fermò, confuso, e lo guardò allontanarsi. Non ebbe nemmeno il tempo di chiedersi cosa stesse succedendo che Jungkook si era già diretto verso la stanza di Jimin.

Il cuore gli batteva forte mentre entrava nel rifugio che ormai era diventato il covo di un tossicodipendente. La stanza era ancora sistemata dalla sera prima. Jungkook sapeva cosa stava facendo. Non rispose alle domande di Taehyung, che lo stava inseguendo nel tentativo di fermarlo. Aprì i cassetti con frenesia, rovesciò fuori gli indumenti di Jimin, ricreando la confusione di quella notte.

"Mi spieghi che stai facendo?" Taehyung, finalmente, lo bloccò dalle spalle, obbligandolo a girarsi. Gli occhi lucidi di Jungkook incontrarono il suo, ma non ci fu alcuna risposta immediata. Solo silenzio, e poi un battito accelerato che Taehyung percepì distintamente.

Jungkook si fermò per un attimo, prendendo un profondo respiro. Sapeva che quel momento era arrivato. "Devo raccontarti tante cose, hyung... ma non me lo perdonerai mai", ammise, con un filo di voce. Le parole sembrarono pesare come macigni.

Taehyung scrutò i suoi occhi, cercando di capire, ma Jungkook non poteva permettersi di fermarsi. Doveva fare qualcosa, ora.

"Non c'è tempo, prendi le chiavi della macchina e aspettami sotto."

Taehyung lo guardò, sorpreso dalla sua determinazione. "Cosa... dove dobbiamo andare?"

"A casa di xoalsox."


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Yea, I know

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Yea, I know.

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