G͓̽a͓̽i͓̽n͓̽s͓̽b͓̽o͓̽r͓̽o͓̽

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Un filo di luce tenue e pallido penetrò con insistenza attraverso le tende riempiendo la stanza di tanti riflessi arancio, illuminando tutta la costellazione di piccoli nei sulla sua schiena. Gli occhi scuri di Jungkook si aprirono un po' sfarfallando e il suo sguardo assonnato finì direttamente sulla finestra e su quel maledetto raggio di sole che continuava a titillare le sue lunghe ciglia nere: la mattina non si fa mai aspettare, arriva sempre così presto. Tentennò lo sguardo tra il suo braccio,ostacolato dalla morsa ferrea di Park Jimin. Nel suo volto si dipense un piacevole sorriso,contornato di spensieratezza e di fugaci ricordi della sera antecedente. Accarezzò lentamente la chioma dorata del suo piccolo amato,le labbra rosee erano ancora gonfie, semichiuse che ornavano due guance tenere e morbide. Venne risvegliato dal rumore sonoro proveniente dal suo cellulare, in breve tempo, quel sorriso, scomparve dal suo volto, la persona che chiamava prerompente era Bang Si-hyuk.

 Venne risvegliato dal rumore sonoro proveniente dal suo cellulare, in breve tempo, quel sorriso, scomparve dal suo volto, la persona che chiamava prerompente era Bang Si-hyuk

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La sala puzzava di cuscini impolverati, caffè americano rovesciato sul pavimento e colonia maschile. La poltrona nera dove era sprofondato Jimin non riusciva più a contenere tutto l'imbarazzo che aveva in corpo il ragazzo. L'arredamento nero minimalista della stanza e l'ordine quasi ossessivo in cui erano sistemati gli oggetti lasciavano addosso uno strano senso di agitazione:

centinaia di documenti con copertine rigide erano distribuiti in ordine alfabetico, penne a sfera suddivise per colore e vecchie carte sistemati dentro delle spesse cartelle.

Park jimin lì dentro era completamente fuori posto, sembrava di un altro pianeta, come un fiocco di neve adagiato sulla sabbia bollente. Era inadeguatamente bello. Le guance di Jungkook presero a fuoco quando il suo sguardo intimidito riuscì a spostarsi su di lui.

I capelli ossiegnati che gli solleticavano le tempie, la camicia abbotonata male dalla fretta, o forse dettata da dei baci troppo ardenti, le ciglia folte e scure che nascondevano i cerchi neri di un risveglio arduo. Averlo proprio lì di fronte, a pochi centimetri dalla faccia, riuscire a sentire l'odore del tabacco ancora sulle sue mani. La luce della mattina si fece più tenue e tutti pensieri di Jungkook volarono via come delle farfalle spaventate. Il ragazzo non percepì alcun suono se non la melodiosa voce del ragazzo di cui era cotto. La luce che entrava dalle finestre pareva illuminare soltanto lui, proprio come in uno dei dipinti di Claude Monet.

Fu un colpo dato sull'immensa scrivania a risvegliare i due giovani, Bang Si-hyuk premette le sue mani su uno stock 98, versando silenziosamente il liquido scuro su un bichiere da amaro. Sospirò lentamente, guardando di sottecchi jimin.

"jimin..mio caro, qual'e esattamente il motivo per cui non mi hai fatto presente la tua malattia,ho una quarantina di artisti, ma sapete bene che sono legato a voi più di qualsiasi altro gruppo" chiari, sventolando gli innumerevoli fogli che teneva in mano, con l'altra sorseggiava aspramente il suo alcolico scuro.

Jimin aveva tempestivamente capito che quei fogli,fossero le sue analisi del sangue,e con un groppone alla gola, vacillò sulle iridi di Bang Si-hyuk.

"possiamo coprire tutto questo" concluse il ceo, indicando le carte che probabilmente avrebbe compromesso l'intera carriera di jimin,e del resto del gruppo. Jungkook parve escluso dal discorso,con mani strette sui suoi jeans e con i palmi sudati, non fece trapelare nessun segno di preoccupazione,anzi,il suo sguardo era fisso su quello del biondo.

Parlarono per minuti che parvero ore, la strategia era semplice e veloce,e le dichiarazioni del giorno prima sicuramente avrebbero giovato alla credulità dell'intera faccenda, forse, un capitolo della loro vista si stava lentamente chiudendo. Bang Si-hyuk aveva sicuramente bisogno di molteplici rassicurazioni,e jimin, forse per la prima volta, accettò tutti i compromessi,anche quelli che incentravano la sua ormai apparentemente tossico dipendenza.

Trascorsero minuti interminabili dopo che il ceo era andato via cordialmente,lasciando soli i due artisti., si lanciavano sguardi veloci e ingoiavano saliva per la situazione.

"Ti va un caffè ?" Jungkook fu il primo a parlare,mentre cercò di mantenere il suo tipico tono di voce, cercando di celare al biondino tutti i suoi nervi e evitando di farsi vedere in difficoltà.

Jimin si schiarì la voce "Va bene" disse rivolgendosi a Jungkook

"usciamo da qui" si guardarono per alcuni attimi, i lori occhi erano già diventati intimi. Jimin arrossi e si limitò ad abbassare lo sguardo verso le sue Adidas samba. Ciò che sentiva addosso era simile a un incantesimo.

Era inutile, non riusciva a restargli indifferente.In alcun modo poteva essere in grado di guardare il suo Jungkook e non sentire il cuore battere all'impazzata. Provava la bizzarra sensazione di voler toccare la sua pelle in ogni momento, in ogni istante,in ogni luogo, tenergli anche soltanto la mano o di sfiorargli per sbaglio un braccio. Sarebbe bastato soltanto quello per riuscire a calmarlo, sentire, anche solo per un istante, il calore del suo corpo.

Presero la metropolitana insieme, mantenendo sempre una distanza di sicurezza. Si guardavano soltanto tramite il largo finestrino che avevano di fronte, l'ammasso di corpi che avevano intorno si trasformarono in dei fantasmi senza volto, all'interno di quel vagone esistevano soltanto loro due. Parvero minuti decisamente troppo lunghi, non solo dovevano coprirsi il volto,dovevano anche camminare qualche centimentro di distanza l'uno all'altro.

"Cosa ci vuoi sopra?" gli chiese Jungkook quando finalmente arrivò il loro turno.

"Della panna" rispose Jimin "Solo quella"

In pochi minuti presero posto ed uno di fronte all'altro, iniziarono a gustarsi a piccoli sorsi del caffè bollente .

"non dovevi sentirti obbligato a venire con me da Bang" trasalì Jimin.

Jungkook restò con la tazza a mezz'aria "A cosa ti riferisci?"

"ecco per ieri sera..." Jimin arrossì " non devi sentirti obbligato ad entrare in tutta questa storia solo per quello che è successo ieri sera."

Jungkook accennò una risata "Pecchi di presunzione, Park Jimin" il più grande alzò gli occhi in cielo " forse non sai una cosa, io in questa storia mi sono tuffato a pieno dalla sera in cui ci siamo chiariti, sarò onesto, inizialmente non volevo rimanerci"

"Ma sei rimasto.."

"Sono rimasto perché volevo baciarti" Jungkook portò il bordo della tazza sulle labbra, attenuando un leggero sorriso.

Jimin nascose le mani sotto il tavolo, per la paura che il corvino potesse vedere il tremolio delle sue dita. Si stava agitando. Non era l'eccessivo zucchero del caffè a provocargli quell'effetto, era a causa della voce di Jeon Jungkook che, come sempre, stava mandando in frantumi il suo autocontrollo.

"Sai Jimin, te lo leggo in faccia" Il più grande si avvicinò di poco al suo viso "Vorresti rifarlo, vorresti che io ti baciassi di nuovo" disse a bassa voce.

Il petto di Jimin iniziò a muoversi freneticamente, le sue mani sudavano freddo e l'unica cosa che riusciva a vedere erano le labbra Jungkook a pochi centimetri dalle sue. Il suo sguardo trapelò della paura, guardandosi in torno per vedere se qualche fan li aveva colti in fragrante.

Sentì chiaramente la risata del corvino biascicare tra il silenzio e la musica del bar, e poi un semplice click derivato dalla fotocamera di Jungkook, le guance di Park Jimin si colorarono di un impetuoso magenta.

Sentì chiaramente la risata del corvino biascicare tra il silenzio e la musica del bar, e poi un semplice click derivato dalla fotocamera di Jungkook, le guance di Park Jimin si colorarono di un impetuoso magenta

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