Natale era passato.
Santo Stefano era passato.
Sono passati altri tre giorni, e di Serena nessuna traccia.Non riuscivo a trovare la mia margherita da nessuna parte. L'avevo persa, e lei si è nascosta da me.
Bianca mi aveva detto di non pensarci troppo. Anzi, mi aveva chiesto esplicitamente di non farmi paranoie, e di non fare stupidaggini.
Lei doveva tornare a Caserta, e non avrebbe potuto vegliare su di me.
All'inizio le ho detto: "sono grande e vaccinato, so badare a me stesso, non darò di matto per una stupidaggine."
Alla fine di questo capitolo, potete solo immaginare quanto Bianca si sia pentita di essere tornata a Caserta lasciandomi solo.
Era il 30 dicembre.
Era mattina.
Faceva tanto freddo e il sole era debole.
Debole come le mie palpebre che non riuscivano a rimanere aperte.Trovavo inutile alzarmi la mattina senza avere uno scopo, ero quasi tornato alla mia routine.
Stavo facendo colazione con il panettone alla Nutella che mi aveva portato Bibi da Napoli e il telefono inizia a vibrare.
1.
2.
3.
4.Capisco che forse dovrei interessarmi.
Magari, pensai, era Serena che mi chiedeva di vederci.Invece no, era Ivano.
"Bro, buongiò."
"Te nun sai niente."
"Serena è tornata a casa il 28."
"L'abbiamo saputo ora."Chiamai Ivano.
Ero imbestialito.«Ivà, dimmi che è uno scherzo.»
Elena prese il telefono. "Ho chiamato la mamma per sapere come stava perché non mi risponde ai messaggi, e mi ha detto che ha anticipato la partenza."
«Elena, sto per lanciare tutto per aria, per favore, aiutami a calmarmi.» Respiravo ed espiravo lentamente.
I due ragazzi fecero una corsa verso casa mia prima che bruciassi tutta l'abitazione, se non tutto il palazzo. Pollo era rimasto in macchina perché non trovava parcheggio, quindi salì solo Lena che sapeva come calmarmi.
Quando aprì la porta non mi preoccupai del pigiama, né dei miei occhi stanchi, non mi preoccupai nemmeno di nascondere la rabbia che avevo in corpo. Volevo solo essere fragile. Volevo che qualcuno mi dicesse di non pensare più a Serena, perché mi stava facendo davvero tanto male e non so per quanto ancora sarei riuscito a reggere.
Elena mi abbracciò cercando di dirmi che sicuramente c'era una spiegazione, mentre io ero fermo ad un solo pensiero. «È lei che deve venire da me.» Glielo dissi con poca sanità mentale.
«Non mi risponde da giorni, sono preoccupata.» Provò a farmi ragionare per il suo bene.
«Vai a casa sua.» Mi staccai dal suo abbraccio. «Sai meglio di me dove trovarla.»
Elena era sconvolta. «Non è il momento di fare gli orgogliosi.»
«Fammi solo sapere se sta bene.»
«No.»
«Elena, non mi va di dimostrare in continuazione.» Passai velocemente una mano tra i capelli.
«Non mi stai dimostrando di essere preoccupato.»
«Sono preoccupato a morte, ma non aprirebbe mai la porta se mi vedesse dallo spioncino.» Gesticolavo.
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L'ultima nuvola
RomanceDamiano Morelli, napoletano di nascita, si trasferisce a Roma dopo la morte dei suoi genitori. Vive la sua vita solitaria e monotona tra una casa vuota, lavoro come segretario in un ufficio legale, e serate ai night club. Dopo tanti anni di sacrific...