Alta quota

1K 66 19
                                    

"E tu invece perchè stai andando a New York?" chiese la ragazza bionda a Simone, che intanto nemmeno stava seguendo più la conversazione dei tre.

Simone, infatti, stava ascoltando la
musica da un po'.
Aveva udito qualcosa, ad esempio che le loro due compagne di volo si erano presentate come Amelia e Sonia, oppure che Manuel gli aveva detto di essere un imprenditore di una famosa catena di hotel e che si trovava lì per lavoro. Loro gli avevano creduto.

Forse non lo avevano riconosciuto, sarà per il berretto e gli occhiali da sole. O semplicemente, non lo conoscevano.

"Simò, te stanno a chiede' 'na cosa" disse l'altro ragazzo, avvicinandosi cercando di dargli un colpetto sul braccio. Non ci riuscì a causa della distanza tra i loro posti, così Amelia cercò di richiamare lei l'attenzione di Simone, riuscendoci.

Simone si tolse le airpods e, confuso, chiese:
"Che c'è?" sbuffò.
"Ci stavamo chiedendo il perché stessi andando a New York" gli rispose Sonia, la ragazza seduta vicino a Manuel.
"Uhm, beh..." Simone ci pensò un po', colto impreparato alla domanda "Sono qui perché Manuel voleva farmi vedere il suo nuovo hotel"
"Ah che bello, ti invidio! Noi siamo qui per un viaggio tra amiche! Tu che lavoro fai? Io sono una maestra d'asilo, sto facendo un tirocinio in realtà" continuò Amelia, che voleva iniziare una conversazione anche con lui.

Simone se ne rese conto, dato che dopo avergli detto di lavorare in una galleria d'arte le due ragazze continuavano a fargli domande e fornirgli informazioni su di loro di cui a lui poco importava.
Non voleva parlare con loro, non perché non gli stessero simpatiche, ma perchè non era molto bravo a mentire e avrebbe sicuramente detto qualcosa di sbagliato.

Anche lui, come Manuel, indossava degli occhiali da sole e un berretto, per farsi riconoscere il meno possibile. Amava fare il modello, ma era un ragazzo molto tranquillo e riservato che si sentiva a disagio stando al centro dell'attenzione, quindi cercava di farsi riconoscere il meno possibile.

"Simone, allora? Ci sei mai stato da Wendy's?" ancora, Sonia richiamò Simone all'attenzione, che si era nuovamente perso nei suoi pensieri.
A dir la verità, si era perso ad osservare Manuel, che nel mentre stava scrivendo qualcosa su un quadernino.

Forse stava scrivendo qualche verso di una canzone?

Beh, quello era il pensiero in cui si era perso Simone.

"Scusate ragazze io devo- insomma, devo- devo andare in bagno" ed è con questo pretesto che Simone si alzò, interrompendo la conversazione con quelle due ragazze.
Finalmente.

Mentre camminava lungo quel grande corridoio dell'aereo, percepì dei passi alle sue spalle.
Era Manuel, ovviamente.

"Manuel" disse voltandosi verso, in un tono quasi rassegnato "Che vuoi?"

"Niente simò, è che t'ho visto un po' strano e volevo sape' se era tutto okay" gli rispose Manuel, afferandolo per il polso.
"Si, adesso posso andare?" domandò ironicamente l'altro ragazzo di tutta risposta, togliendo il polso dalla presa di Manuel.

"Senti Simò, se è per i completi nun te preoccupà, me lo posso mettere io er nero"

Simone non voleva rispondere. Avrebbe voluto fare un cenno col capo e andarsene in bagno.
Il problema è che non pensava Manuel fosse stupido, o meglio, non così stupido da non rendersi conto che il problema non erano i vestiti.

"Ma veramente stai 'a fa' Manuel?"
"Che cosa Simò?"
"Prima mi dici quelle cose e poi fai finta di nulla comprandomi il cornetto e comportandoti come se non avessi mai detto che non te ne frega un cazzo di me?" il ragazzo abbassò la voce, cercando di non farsi sentire da nessuno, ma tenendo comunque quel tono arrabbiato e infastidito.
"Ma se tu m'hai detto che non te ne frega di quello che penso perché neanche a te frega di me! Anche io ci so' rimasto male"

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 02, 2024 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Alta quotaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora