Magic shop

0 0 0
                                    

Nei giorni in cui si odia essere se stessi
Nei giorni in cui si vorrebbe solo scomparire per sempre
Creiamo una porta con la nostra immaginazione

Se apri quella porta ed entri, troverai questo posto ad aspettarti~Magic Shop









James sgranò gli occhi quando il minore non rispose alla sua domanda

<<Non ci credo>> si passò una mano tra i capelli << sei davvero così egoista?! >>

<<JM...>> John cercò di bloccare il fiume di parole che era diventato il maggiore

<<Hai fatto tutte queste moine solo perché ti piace?! >>

<<Jam>>

<<Hai tenuto Jack lontano da Jimmy per questo?! QUANTO PUOI FAR SCHIFO?! >>

<<JAMES! >> l'urlo di John lo fece riprendere.

Teo, col cuore in frantumi e gli occhi lucidi, corse fuori da quell'abitazione che pareva claustrofobica. Quello che considerava un fratello maggiore, una spalla su cui piangere, un suo pilastro, aveva deciso di fare crollare tutto insieme distruggendo il delicato equilibrio che erano le emozioni adolescenziali.

Giunse sulla collinetta, sulla sua collinetta e volle urlare fino a perdere la voce alle stelle: si fossero prese un po' del suo dolore quelle stronze che li guardavano dall'alto. Si trattenne. Anzi, pareva aver perso tutta quella grinta che lo aveva guidato fin lì.

Forse tutto sommato non aveva torno James, forse era davvero egoista. Era egoista tenere lontano Jimmy dalla sua cotta solo perché era la sua stessa. Era egoista per una volta voler essere felice anche lui. Ma lo sapeva che non aveva speranze, quei due si guardavano come due gatti troppo timidi per avvicinarsi ma abbastanza sfacciati da fissarsi per ore.

Un paio di braccia lo strinsero a se. Riconobbe il tocco, il profumo e si appoggiò a lui.
Samu iniziò ad accarezzargli i capelli aspettando che scoppiasse. Quella sera non successe però.
Rimasero a fissare il sole sorgere con Samu che lo stringeva a sé e Teo che si faceva coccolare.

Teo faceva finta di nulla, ma stava male. Mangiava poco, anzi a volte manco mangiava. Il portafoglio per il pranzo lo dimenticava ogni volta che andava all'università e non mangiava. Rimaneva fuori da quella casa ore, usciva la mattina presto e rincasava alle due di mattina circa.

Si sedeva nel sottotetto, nella stanza che era stato il suo studio musicale ma aveva smesso di suonare. Osservava dalla finestra aperta le stelle e parlava col suo piccolo sole, Sunny, che se ne era andato per mano con la madre una notte di inverno, in giorno prima di capodanno, 4 anni prima e che aveva lasciato in lui un mare di catrame. Non festeggiava il suo compleanno da quel giorno.

|•|

Quel giorno rientrò per cena, dopo due settimane che nessuno riusciva a vederlo. I due più grandi fecero finta di nulla, sapendo che se no sarebbe scoppiato il putiferio. Ma a quanto pare Jimmy no.
Finita la cena (Teo aveva spostato il cibo da una parte all'altra del piatto non mangiando praticamente nulla) Jimmy e Teo si trovarono uno difronte all'altro in salotto, mentre John e James riordinavano la cucina.

<<Ti faccio davvero così schifo?>> quelle parole, dette dal più basso, gli fecero tremare le mani. Aveva voglia di girarsi per non guardare lo sguardo di quello che un tempo lo avrebbe saputo leggere come un libro aperto ma che ora lo fissava con disgusto e rabbia. Poteva intravvedere dalla cucina James con la stessa espressione.

<<Jimmy lasciami stare...>> aveva detto con tono sottile

<<Adesso mi parli? Mi dici di lasciarti stare? >> infierì di nuovo il biondino, mettendo il dito nella piaga

<<Jimmy basta>> provò ancora, era a tanto così da scoppiare a piangere

<<Basta dici? BASTA? NO ORA MI ASCOLTI INSENSIBILE DEL CAZ->> si avvicinò pericolosamente a Teo che, non riuscendo a sopportare altro, lo spinse allontanandolo da sè.

<<Non. Darmi. Dell'insensibile! CHI E' USCITO CON LA CRUSH DEL SUO MIGLIORE AMICO SENSA DIRGLIELO? CHI HA RIMORCHIATO CON LA SUA FIDANZATA PRIMA CHE SI LASCIASSERO? CHI NON C'E' STATO NELL'ULTIMO PERIODO AD ASCOLTARLO MA PARLAVA SOLO DEI CAZZI SUOI?>> l'aveva detto, era scoppiato. Jimmy offeso e colpito da quelle parole, dure quanto veritiere, fece per ribattere a tono ma venne interrotto dall'altro.

<<Chi è che si è accorto, in questa casa, quanto io sia dimagrito?>>

<<Oppure che mi sono tornati gli attacchi di panico>>

<<Che non riesco più a suonare>>

<<CHE HO ROTTO LO SPECCHIO IN CAMERA PER NON VEDERMI? CHI. SE. N'E'. ACCORTO!?>> ora in quella casa era sceso un silenzio scomodo. Si sentiva Teo respirare pesantemente, come se dire quelle parole gli fosse costata tutta l'aria e la forza che aveva in corpo.

Il campanello suonò e Teo, sorridendo in modo amaro, recuperò il cappotto ed aprì. Samu era rimasto da quando praticamente avevano iniziato a parlare. Il maggiore rivolse un'occhiata severa a tutti, per poi abbracciare Teo come per proteggerlo e portandolo via da lì.

Nella casa a far compagnia ai tre ragazzi era rimasto un silenzio carico di consapevolezza e sensi di colpa.






<<Grazie di esserci sempre, Samu>> il ragazzo venne abbracciato stretto, inglobato da quanto era piccolo rispetto al nominato.

<<Ci sarò sempre cucciolo, lo sai. Basta un messaggio e arrivo>> gli accarezzò la testa con dolcezza.

Le guance del blu a quel movimento si colorarono di un rosa tenue e una strana sensazione gli avvolse lo stomaco e fece tremare le ginocchia. Si sentiva così bene tra le sue braccia.

Lo scrigno di AnDove le storie prendono vita. Scoprilo ora