Grace Graham

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Guardo Elliot mentre se ne va. Si è girato un paio di volte a guardarmi, ma io non ho distolto lo sguardo da lui finché non è sparito in un incrocio.
Non me lo ricordavo così... antipatico? Non so come definirlo, ma credo che "antipatico" sia l'aggettivo giusto.
È cambiato.
Oppure sono cambiata io?
Credo che in fondo non voleva solo suonare davanti a me. Sì, è di sicuro così.
Tiro fuori il telefono dalla tasca, aspettandomi che mamma mi avesse bombardato di telefonate. Ho scordato di alzare la suoneria, e lei sarà furibonda.
Decido di chiamarla. Al primo squillo non risponde, ma al secondo sì.
«Grace! Dove diavolo sei finita? Perché non hai risposto alle mie chiamate?»
Sta urlando. Bene. Appena torno a casa mi tocca assistere a un dramma solo perché non ho risposto a due chiamate.
«Mamma, avevo la suoneria disattivata, e...»
«Quante volte ti ho detto che devi lasciare sempre la suoneria attivata? Quante?»
Non mi fa nemmeno finire la frase. Odio le chiamate.
«Sono al parchetto.» Dico, rispondendo alla sua domanda di prima.
«Il parchetto vicino alla scuola?» Devo  allontanare il telefono dall'orecchio da quanto mia madre sta urlando. «È buio Grace! È pericoloso stare lì! Mando tuo padre a prenderti.»
«Mamma, mi sembra un po' esagerato... ho 14 anni e posso andare a casa da sola.»
Dio, mia madre mi tratta così quando esco da sola. Mi arrivano un sacco di chiamate e messaggi da lei in cui mi chiede in continuazione "dove sei? Mandami una foto." Eppure, ho due sorelle più piccole di me. Perché non si preoccupa per loro? Che ne so, aiutarle con i compiti, portarle in giro.
«Ascolta, Grace. Se non arrivi a casa in cinque minuti, ti...»
«Mi ritiri il telefono, il mio blocco da disegno, i miei fumetti e se non mi vedi fare i compiti darai di matto a me. Lo so.»
Mamma mi saluta senza farmi rispondere, e m'incammino verso casa, a passo rapido.

𝑌𝑎𝑘𝑎𝑚𝑜𝑧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora