3 Capitolo

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Raffaello lo guardò male, anzi malissimo e Michelangelo ricambiò lo sguardo.
Poi con tono burbero Michelangelo chiese: "che cosa ci fai tu qui?" Rivolgendosi al marchigiano.
Il giovane Sanzio rimase stupito e rispose nello stesso modo, dicendo: "voi che cosa fate qui? Sebastiano, chi ti ha dato il permesso di portarlo dentro il cantiere?"
Il veneziano, che intanto era rimasto in silenzio, sentendosi preso in causa, puntò i suoi grandi occhi azzurri al maestro e capo cantiere Raffaello.
Poi, con passo felpato, si mise nuovamente dietro le spalle del fiorentino e con fare civettuolo ribatté con: "io posso invitare chi voglio, a patto che io abbia l'autorizzazione del proprietario.
Rammenta caro Raffaello che io non prendo ordini da voi!" Poi riguardò lo scultore, che intanto non aveva spostato i suoi occhi stanchi da Raffaello, che ugualmente non aveva distolto il suo sguardo da lui.
Entrambi ignoravano la presenza del più giovane; troppo concentrati per mantenere uno sguardo diretto, forse solamente Raffaello ogni tanto prestava il suo sguardo al più giovane e questo era per ammonirlo per quanto fatto e detto.
Infine, Sanzio, stufo della situazione, disse: "caro Michelangelo, non avete nient'altro di meglio da fare che restare qui a disturbarci? Sono sicuro che Sebastiano sia molto preso, dato che deve portare a termine ancora tutto lo sfondo" detto questo spostò il suo sguardo gelido da Michelangelo a Sebastiano.
Il veneziano però gli rivolse di ricambio un basso ringhio, dimostrando a lui e al fiorentino quanto fosse contrariato del rapporto gerarchico che c'era.
Iniziò monologo di Sebastiano Lui era Sebastiano del Piombo, allievo prediletto di Giorgione, amico e collega di bottega di Tiziano!
Come si permetteva Raffaello a dargli degli ordini? Sebastiano era stufo di tutto ciò; niente in questa maledetta villa era stato assegnato a lui; ma per fortuna, Raffaello non era l'unico a conoscere amici importanti; cosi anche lui aveva contattato lo scultore fiorentino. Michelangelo odiava Raffaello, non c'era bisogno di leggere le cronache del Vasari per capirlo, bastava semplicemente passeggiare per i vicoli sporchi di Roma.
Il fiorentino, che mal sopportava il marchigiano, gli aveva proposto un ingegnoso compromesso; il Buonarotti gli avrebbe fornito tutti i cartoni e lo avrebbe anche aiutato a raggiungere i livelli (e sperava di superarli) di Raffaello, e Sebastiano avrebbe tolto di mezzo il marchigiano con tutti i mezzi a sua disposizione.
Sebastiano ricordava ancora quando il giovane Chigi aveva raggiunto per la prima volta Venezia: il ricco banchiere venne subito in contatto con Tiziano; ma il suo amico montanaro, non aveva nessuna voglia di abbandonare la bella città lagunare e decise dunque di mandare a Roma l'amico Sebastiano, e quest'ultimo, per entrare ancora di più nelle grazie del futuro mecenate, gli fece conoscere la giovane Francesca, che da poco aveva smesso di fare la meretrice e aveva deciso di maritarsi e di cercarsi una sistemazione definitiva...beh direi che l'ha trovata, dato che è passata dal fare la puttana alla signora e dama di corte.
Lei era la futura signora di questa dimora, lei, la sua amica d'infanzia.
La villa dove Sebastiano aveva deciso di lavorare, proprio perché nonostante tutto, provava ancora nei confronti di lei un forte sentimento di affetto e desiderava che lei stesse bene, che si sentisse a suo agio sia in questo luogo, e anche con l'uomo che aveva sposato; che anche se era molto ricco e potente; se non l'avesse tratta bene, l'avrebbe lui stesso rispedita da Tiziano.
Quindi Sebastiano, dato che era l'unico in tutta Roma a conoscere veramente bene la futura signora e moglie del banchiere, credeva che il ruolo di capo maestro e direttore del cantiere sarebbe passato dunque a lui...invece Agostino aveva altri piani. Beh li aveva anche Sebastiano.
Vivere nel mondo dell'arte è come essere un giocatore in una partita di scacchi; ogni tanto per vincere non devi seguire le regole.
Fine monologo di Sebastiano

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