Solitudine

14 1 0
                                    

Come oggi mattina la sveglia suonò e dopo una serie di sbadigli Eriko si decise ad alzarsi, si sistemò un po' cercando di non sembrare uno zombie e prima di uscire di casa sorseggiò la sua tazza di caffè freddo.
Camminava verso la scuola chiedendosi ancora  perché ci stesse andando.
Ad un certo punto da una piccola stradina spuntò fuori una ragazza minuta dagli occhi azzurri e i capelli che ricordavano i colori autunnali.
Lei Saltò addosso alla ragazza mora abbracciandola.
-Yo Erikooo!!!-
Urlò esaltata la rossa.
-Staccati Fumi-
-Agli ordini signora.-
In fondo il cuore della triste ragazza si rallegrava un po' quando l'amica la consolava, anche se un profondo dolore al petto la abbatteva di continuo.
Era quella maledetta malattia che la portò a non poter vivere come gli altri.
Le due ragazze si presero la mano e proseguirono verso scuola.
Nel frattempo Fumi parlava delle proprie avventure giornaliere anche se l'altra ragazza rimaneva tutto il tragitto in silenzio pesando a come avrebbe dovuto comportarsi con l'altra.
Era spregevole dover dire di no continuamente però Eriko non poteva fare altro.
L'amica le domandava se le andasse di uscire ma la mora rispondeva sempre negando con il viso.
Non era dovuto ai troppi compiti da fare o dalla stanchezza ma solo dal suo devastante problema.
Il solito dilemma si ripetè anche quel piovoso lunedì, quando una volta terminate le lezioni Eriko si diresse verso casa e la rossa gli si piombò addosso.
-Ti va di prendere un gelato insieme???-
Le domandò Fumi con gli occhi dolci.
-No.-
Rispose freddamente l'altra.
-Dai Eriko mi dici sempre di no...-
La mora non rispose.
-Ti prometto che ci divertiamo!-
Insistette Fumi.
Stanca di sentire la sua amica, La protagonista si allontanò nonostante le continue prediche.
Non sopportava essere implorata e per essere lasciata in pace ricorreva ai suoi auricolari che la isolavano dal mondo esterno e la rasserenavano un po'.
Anche se la sua amica ogni volta sbuffava e delusa se ne tronava a casa.
Fumi sapeva con chi aveva a che fare e per questo spesso insisteva ma altrettanto spesso non ne traeva buoni risultati.
Per la mora ogni giornata si svolgeva allo stesso modo e man mano che il tempo passava più la depressione si impossessava della sua anima.
Tornata a casa da scuola si chiudeva a chiave in camera e serrava le finestre per non far entrare la luce del sole e i rumori esterni.
Poi lei si accasciava sul letto e chiudeva gli occhi sperando di poter rinascere in un altro mondo, in un posto felice dove preoccupazioni e turbamenti non la potessero demolire ulteriormente.

I should haveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora