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Si diceva spesso che la morte fosse un sentiero tenebroso. In cui i vivi, trovandosi sul lungo cammino, si rifugiavano lungo il telo nero che la rivestiva.
Essa era la fine della vita, ma l'inizio di un'altra. Che sia stato un singolo istante o che avrebbe richiesto anni, era sempre permanente, a dispetto di ciò che volevano far credere. Con molteplici significati, tuttavia indicava sempre la fine di qualcosa.
Si poteva trattare di un momento, come la morte di un pesce, mangiato da un alligatore; di un processo lento, quale la cessazione dell'uso delle cassette con la diffusione dei compact disc; poteva indicare qualcosa di costante, ad esempio la morte di una lingua antica.
Per quanto amara e meschina fosse la morte, in realtà non era la conclusione di ogni cosa. Non rappresentava la fine di un'esistenza. Avanzava, accedendo a un Limbo Infinito, nel quale giudicava e si acclimatava di Onnipotenza. La più succube delle ombre. La combustione dello spirito mistico.
In seguito, la tendenza degli esseri umani consisteva nel salutare il deceduto attraverso il deposito di una bara.
Inumazione, sepoltura, cremazione... non erano altro che un rito di passaggio al quale gli esseri umani avevano instaurato nella loro contorta psiche, alludendo alla speranza di dare una sepoltura adeguata alla persona che si piangeva con affetto. Che fosse un criminale, un pedofilo, un reietto, un reduce o un semplice lavoratore, non importava; agli occhi della Morte tutti erano pari.
Nel Limbo Infinito, coloro che osavano prendersi gioco di lei, talvolta spingendosi a giocare ad essere Dio, ricevevano una punizione.
La Morte ne era indignata.
Oltraggiata da una divinità, di un padre della terra capace della creazione di una stirpe così perfetta e al contempo stesso ingovernabile, permetteva che si giocasse il ruolo di un Dio umano, ricevano una punizione.
Sia la realtà del morire che la realtà del patire erano due aspetti topici della morale di ogni tempo, a cominciare dal concetto basilare di «chi» poteva essere il colpevole a determinare sia la prima che la seconda, la sofferenza quanto la morte, da un punto di vista prettamente biologico, traevano la loro causa nell'esistenza dell'essere vivente.
Morire era uno dei passaggi fondamentali che l'essere vivente compiva.
Un grazie al Padre.
Un benvenuto alla Morte.
Gli uomini avevano rappresentato la Morte nella veste di un Tristo Mietitore: uno scheletro rivestito di un saio nero, che maneggiava una falce di fieno.
Era più facile comunicare, persino ai più piccoli, quanto l'entità fosse così terrificante per gli esseri umani. Fortunatamente, si trattava della sola cosa che l'uomo era incapace di anticipare e, in particolare, agire.
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DEATH IS A WOMVN. 𝐼𝐿 𝑀𝐸𝑆𝑆𝐼𝐴.
FantasíaDISPONIBILE IN CARTACEO IL 12.12.2024 𝐕𝐎𝐋𝐔𝐌𝐄 𝐈 La storia universale di una donna, una mela e il serpente, la conosciamo tutti; si intreccia con il destino di Eva, la prima donna, che infrange l'unico divieto imposto da Dio nel giardino dell'...