19

137 9 21
                                    

Alex

-Enny!- Il mio urlo rimbomba nell'ingresso e l'infermiera alla reception è la prima ad accorgersi di noi.

Le sono addosso in un secondo con il cuore che mi palpita a mille nella gola e lo stomaco che si ribalta.

Non so cos'abbia, ma appena ho il suo corpo tra le mani non posso fare altro che fare ciò che mi è stato insegnato.

La volto verso di me, i suoi occhi sono semi chiusi, ma non è completamente svenuta.

-Enya!- La chiamo ancora cercando qualche reazione, ma ottengo solo un mugugno.

-Stanno arrivando dei dottori!- È l'esclamazione dell'infermiera appena mi è accanto.

Conosco la donna, le auguro buona serata ogni volta che me ne vado, lavora qui da tempo, per questo ipotizzo che conosca anche Enya e non mi preoccupo di comunicarle le sue generalità come dovrei.

Resto concentrato solo su Enny.

Faccio per prenderle il viso, per controllare che non abbia battuto la testa e non stia sanguinando, ma appena la sfioro mi scotto.

-Sta bruciando.- Ansimo mentre continuo a scuoterla.

-Siete rimasti sotto la pioggia?- Mi domanda la donna mentre si appresta a controllare che il cuore di Enya batta dal suo polso.

-Sì.- Sussurro e la consapevolezza si fa strada nel mio petto.

È colpa mia. L'ho fatta ammalare.

Due dottori arrivano di corsa e la caricano senza sforzo su una barella prima di cominciare a correre verso la sua stanza.

L'infermiera resta alla reception, ma io li seguo e snocciolo tutto il poco che so su Enny sperando inutilmente di essere utile.

-È una paziente oncologica della dottoressa Smith, leucemia.- Inizio e la sua flebile voce mi interrompe appena si chiudono le porte dell'ascensore.

-La strega.- Da come strascica ogni sillaba sembra ubriaca, ma penso stia solo delirando.

-Non si preoccupi. Conosciamo la signorina Haze.- Mi comunica un dottore mentre me ne sto stretto contro un muro a rigirarmi le mani nelle tasche.

Se le capiterà qualcosa sarò il solo responsabile.

-Abbiamo tutto sotto controllo.- Mi dice l'altro, ma io non sento per nulla di avere il controllo.

Le porte dell'ascensore si aprono e corrono nel corridoio.

Enya è rannicchiata su un fianco e si stringe la braccia attorno come se potesse scaldarsi da sola, ma sta sudando ed il suo viso e rosso per lo sforzo.

Nella sua stanza, l'infermiera Alia è già pronta ad accoglierci.

In un secondo è attaccata a tutte le macchine e dalle sue braccia spuntano fili per la flebo e per gli esami del sangue.

Devono controllare ogni cosa e fare degli esami, ma mi hanno ripetuto almeno una decina di volte che è solo febbre.

Anche se sappiamo tutti che solo una febbre per una paziente di oncologia significa grave. Molto grave.

Prendersi cura di Enya, poi, non è stata una cosa semplice. Continuava a starsene rannicchiata e per toglierle maglione e giubbotto sono dovuto intervenire anche io.

Continuava a borbottare insulti senza senso dicendo che volevamo farla morire di freddo, congelata. Ha iniziato anche a chiamare Ezra, ma le sue urla erano soltanto sussurri.

Come un girasoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora