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Enya

Abbiamo preso un Uber.

Non so perché non siamo andati con la metropolitana, un luogo abbastanza affollato da distrarmi dalle mie ansie e dalla camicia di Alexander,  ma so che in questa macchina c'è troppo silenzio e fa troppo caldo.

Non ho intenzione di togliermi il giubbotto, però. Questo vestito mi ha già messa, e sono sicura mi metterà, abbastanza a disagio.

Allungo il collo per vedere quanto manca sul navigatore e, nonostante ci separi il sedile di mezzo, commetto un errore, perché il profumo di Alex mi arriva alle narici e mi soffoca.

Non è il suo solito odore, si è spruzzato del profumo perché è più dolciastro del solito e sicuramente c'è più alcol perché mi gira già la testa.

-So che sei assolutamente emozionata per questa fantastica serata, ma stai tranquilla, manca poco.- La sua voce risuona troppo forte nell'abitacolo e mi devo costringere a non sobbalzare.

-Emozionatissima.- Ironizzo. -Sto contando i minuti.- Mi risistemo al mio posto, il più lontano possibile da lui e dal suo profumo sperando di chiudere la conversazione.

-Facciamo un gioco.- Continua lui, però.

Alzo gli occhi al cielo e sbuffo. -Sei fissato allora.-

Quando eravamo usciti per il gelato, mi aveva già incastrata con il giochino di "una domanda per una domanda". Non avrei accettato di nuovo.

-Mi piace giocare. A te no? O hai solo paura?- Faccio l'errore di voltarmi verso di lui ed il suo sorrisetto di sfida mi fa prudere la pelle.

Odio dargliela vinta, ma se rifiutassi in partenza gliela darei vinta lo stesso.

-Dimmi.- Soffio fuori, sconfitta.

-Stasera, fingiamo che tu sia una ragazza normale che non ha mai visto un ospedale in vita sua e che sta solo uscendo con degli amici a divertirsi. Divertirsi per davvero.- I suoi occhi mi trapassano e so cosa vuole, quello che vuole anche Ez: che io stasera mi lasci andare e faccia amicizia.

Ma non posso farlo e non lo farò.

-Ma io non sono una ragazza normale. Odio le persone e non ho intenzione di fare amicizia.- Cerco di chiudere il discorso tornando a fissare New York fuori dal finestrino.

Non ho idea di dove stiamo andando, non ho mai visto questa zona, come tante altre, ma sicuramente non è il quartieri lussuoso e pieno di grattacieli di vetro dove vive la mia famiglia.

-Allora credo che tu abbia già fallito un punto della tua lista. Non era il tuo scopo portarla a termine?- M'incalza.

-La lista di Ezra.- Specifico. -Dice "uscire a bere in un locale". Lo sto facendo.-

Ed è così. Non so esattamente quale dei 500 punti di quella lista sia quello che completerò stasera, ma non comprende il parlare più del necessario con persone sconosciute.

Gli amici di Alex m'ignoreranno. Forse si faranno due risate per quanto risulterò fuori luogo e poi torneranno a viversi la loro vita ed io la mia. La serata finirà prima che me ne accorga.

Posso auto convincermi di tutto questo.

-Parlo del punto uno, infatti.- Continua.

-Ti sei imparato tutta la lista a memoria?- Incrocio le braccia voltandosi verso di lui che già mi sta osservando.

È come se studiasse ogni mio movimento, come se dovesse sempre tenermi d'occhio e analizzarmi. Lo odio.

-Circa, ho una buona memoria per le cose che m'interessano.-

Come un girasoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora