Capitolo 74: L'inizio - ✓

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Dea-Ho Kang tremava.
Tremava di paura.
Non aveva idea di come fosse finito in quella situazione, ma la sua vita era ormai segnata da una fine che sarebbe stata imminente o prossima. Nei suoi trent'anni era sempre stato convinto che avrebbe compiuto grandi cose per la Corea del Nord, che il suo Dio e unico Sovrano sarebbe stato fiero del contributo che avrebbe donato alla sua patria. Eppure era caduto in una trappola così ingegnosa e priva di uscite che, in quei giorni di prigionia in una stanza asettica ad una sola uscita – dove aveva ricevuto cibo e nient'altro – aveva pensato davvero di farla finita; i suoi rapitori, però, non erano stupidi. 

Tutto ciò che gli era stato consegnato da mangiare lo aveva consumato con le mani; niente posate, niente vestiti, niente lacci, nessun oggetto che avesse potuto fargli compiere un gesto codardo quanto utile per la sua terra. Per quanto avesse avuto opportunità di soffocarsi con il cibo o di fare la fame e la sete fino a morire disidratato, il suo corpo si era rifiutato di cooperare, piangendo ogni notte per gli stupidi errori che gli avevano fatto patire un'umiliazione tale da essere deriso addirittura dal nemico; era stato catturato da un branco di uomini diversi fra di loro che operavano per dei russi. 

Chi diamine erano, non ne aveva la più pallida idea. Non conosceva il mondo esterno alla Corea del Nord, non aveva mai varcato il confine sino a quel giorno in cui aveva stipulato l'incontro a Nizza, dopo che i piani alti gli aveva concesso l'espatrio per completare la sua missione. Si era accertato che quell'Albert Blake fosse affidabile, invece era stato preso in giro, abbindolato da parole fanatiche che l'avevano condotto sino alla tana del lupo. Da predatore, si era trasformato in una povera pecorella smarrita che stava lavorando per qualcuno di cui non conosceva nemmeno il nome. Una notte aveva raggiunto l'apice della pazzia.

Essendo sparito dai radar nordcoreani, era diventato ufficiosamente un traditore che doveva essere spazzato via, e con egli anche la sua famiglia, diventata all'unanimità complice del suo operato. Allora, se erano già passate due settimane, significava che sua moglie e sua figlia erano morte, giustiziate per i suoi peccati. E con quei pensieri quella notte aveva urlato; aveva urlato così forte che un uomo di quel russo dal volto bruciato era entrato irritato nella stanza e lo aveva sedato. Dea-Ho aveva creduto che finalmente sarebbe morto, indolore. Ma il mattino seguente la luce l'aveva accolto nuovamente in quella stanza.

Si era sentito impazzire, finché non si era arreso e aveva preso la scelta di sottomettersi a quei due, volendo fare qualunque cosa gli avessero riservato, il motivo per il quale era stato scelto. Gli avevano detto di pazientare, che un giorno sarebbe uscito da quella stanza.
Quel giorno era arrivato.

Un giovedì.

L'altro russo, quello con i baffetti e i capelli più lunghi, gli aveva portato un abito grigio, giacca e cravatta con camicia bianca e scarpe nere. Gli avevano permesso di farsi una doccia, poi lo avevano pettinato di tutto punto, trasformandolo nell'ingegnere che nel suo immaginario avrebbe dovuto eccedere nel suo operato. Gli avevano consegnato una valigetta e un portafoglio nuovo. Dentro di esso vi era la sua nuova identità; da nordcoreano era diventato cinese, americano da parte di mamma, dipendente della NASA. 

Aveva chiesto il perché fosse affiliato all'agenzia aerospaziale americana e loro gli avevano detto di stare zitto. Una volta pronto, era stato circondato da persone armate e poi trasportato in quell'auto di lusso su cui stava viaggiando in quel momento. Sebbene fosse palesemente una BMW, il logo era stato cambiato con quello di una Chevrolet, utilizzando un modello che potesse essere facilmente camuffabile da tradire anche i più grandi intenditori che, in una metropoli affollata, non si sarebbero posti minimamente il problema. I suoi polsi erano ammanettati. Una scelta che non era stata prevista.

Se stava tremando di paura era perché, una volta salito a bordo, gli era stato dato un auricolare, cosicché avesse potuto parlare con i due russi che gli avrebbero dato tutte le indicazioni per agire; gli era stato spiegato il suo ruolo in quella faccenda, passo dopo passo. Un attimo di lucidità gli aveva detto di combattere e ribellarsi, ma una volta ammanettato si era spento di nuovo.
La vettura, accompagnata da altri furgoni dalle targhe e dalle marche cambiate, si stavano muovendo per i due ponti che collegavano Washington alla nuova struttura della NASA. La vettura si fermò davanti ai cancelli della struttura. 

MIND OF GLASS: OPERATION Y [REVISIONATO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora