CAPITOLO 9-Ritorno al ranch

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-tua madre è via per due giorni di lavoro- mi disse mio nonno mentre caricava le valige in macchina. Aveva lasciato il suo vecchio pick up  nel parcheggio dell'aeroporto. 
Annuii senza dire niente. 
Nonna e nonno discussero per chi dovesse guidare: nonna insisteva sul fatto che era ancora mezzo rimbambito per il jet leg e che forse era meglio che guidava lei (tutto questo litigio perché a nonna piaceva guidare il vecchio pick up ma a nonno non andava a genio perché aveva paura che rompesse il suo vecchio gingillo,)
-si ma anche tu, sweetheart, quindi smettila e fammi guidare che ho dormito tutto il tempo e ora sono carico come una molla- disse il nonno strappando le chiavi di mano alla donna. Ridacchiai mentre salirono ai loro posti in macchina. Se avessi mai trovato il ragazzo giusto avrei voluto essere come loro due un giorno. 
Il viaggio dall'aeroporto al maneggio fu diverso da quello dell'andata, cominciavo a rompere il ghiaccio -come sta la signora Steppar?- chiesi
-ti ricordi ancora di quella vecchia megera?- chiese mio nonno guardandomi dallo specchietto; nonna gli tirò una gomitata. La signora Steppar era un'amica di nonna, un po' più giovane, me la ricordavo perchè ogni mercoledì e ogni domenica ci veniva a salutare  e la trovavo a parlare in cucina con una tazza di te davanti, aveva gossip su tutti e tutto. Lei si giustificava dicendo che non aveva brutte intenzioni a sparlare degli altri. Ma a me non interessava la Stepporn bensì il marito, o meglio l'ex marito: era un uomo molto misterioso ma gentile con i capelli bianchi ma più alto del nonno e snello, veniva sempre un weekend si e uno no  per aiutare in maneggio. Lui e il nonno erano migliori amici fin da l'infanzia e ne avevano passate di tutte e di più. Era un agente federale quindi dopo il weekend prendeva un volo per Washington DC, dove lavorava con la sua squadra affiatata, una volta lo erano venuti a trovare e li avevo conosciuti, chissà come stavano.
La signora Steppar era la sua seconda moglie dopo che la prima era morta in un incidente insieme alla figlia. Passavo molte giornate con il nonno e Trevor, mi raccontavano spesso le cazzate e i guai che combinavano. Trevor trattava me come sua figlia e per me era come un secondo nonno che non avevo mai conosciuti infatti il padre di mio padre era morto anni prima della mia nascita. 
-come sta Trevor?- chiesi
-oh tesoro lui sta alla grande: l'anno scorso è andato in pensione e ha deciso di trasferirsi da noi, adesso ha una casetta proprio dove scorre il fiume vicino ai paddocl-
-quella casetta che diceva che avrebbe ristrutturato?-era uno dei suoi preferiti passatempi lavorare con il legno, e quello di dar di nuovo vita a quella baracca era il suo sogno.
-si infatti ha fatto tutto lui con le sue mani e ora sta li, beve il caffè tutte le mattine in veranda e guardare i cavalli e quando ha voglia lo invito e viene con me a fare delle passeggiate come i vecchi tempi- disse il nonno
-si dovresti rallentare con quelle grandi corse- disse la nonna -sei anziano-
-per niente...prima di morire voglio che la mai nipotina  stia con me e andiamo a farci una bela passeggiata-
-ovvio nonno!- esclamai, ero felicissima per Trevor  ma ancora di più ero felice come una bambina per l'dea di passare del tempo con mio nonno come da piccola, solo che ora potevo cavalcare senza nessuno che mi tenesse alla lunghina su un vecchio pony da scuola. Sorrisi, ma quel sorriso mi scomparì quando mi arrivò un messaggio da Sarah
"ciao piccola, tutto bene sei arrivata in America? già ci manchi...volevo dirti che  stanotte partiamo per andare a Zanzibar quindi non saremo disponibili epr circa dieci ore., chiama tuo padre, cerca di divertirti in quel posto di poveracci😜"
-Ma vai a fanculo- spensi il telefono buttandolo nell'altro posto libero del passeggiero.
-tutto bene tesoro?- chiese mia nonna
-si tutto bene...solo...no niente lascia stare- Odiavo Sarah ma dovevo far finta di volerle bene, per mio padre, per far ingelosire mia madre ma in realtà tra me e quella donna non c'era niente di più di un semplcie rapporto come tra istruttrice e allieva: era viscida e pensava di essere la regina di tutta l'inghilterra da quando aveva avuto due figli da mio padre, ma io dovevo sorridere e fare la brava, in fondo con mio padre stavo bene...no?
Mi venne un crampo allo stomaco quando all'imporvviso capii che ormai ero in America, solo due giorni e avrei rivisto la mia vera madre, la madre che non vedevo da dieci anni e che non sapevo come fosse cambiata. L'ansia mi prese alla gola e dovetti fare dei respiri lunghi per rilassarmi, stando attenta a non farmi sentire dai nonni che mi avrebbero chiesto sicuramente come stavo ecc...
Ma quel groppo alla gola si sciolse appena vidi l'ingresso del ranch, già prima di arrivare stavamo percorrendo una stradina dove non c'era assolutamente nessuno e slo prati verdi e boschi illuminati dall'arancione del sole.Mi innamorai di quel paesaggio. Misi la testa contro il finestrino  e sorrisi quasi emozionandomi per quel bellissimo panorama. L'ngresso del ranch era rimasto come al solito, con un cartello che dava il nome "Rocky Ranch", il cartello era rimasto lo stesso solamente era stato pulito ma il resto lo riconoscevo a fatica. Una strada lunga che costeggiava dei grandi paddock dove le giumente e i puledri pascolavano tranquilli, poi per arrivare a uno spiazzo che era il parcheggio, in lontananza si vedevano i tetti delle due arene coperte, poi c'era la stradina che protava alla casa con cortile privato che era della nostra famiglia, le scuderie grandi e a una avevano pure aggiunto dei piccoli recinti fuori attaccati all'uscita del box. Dal parcheggio non riuscivo a vedere nient'altro.
Scesi dalla macchina. Respirai a fondo, e della polvere mi entrò in gola facendomi tossire forte. 

Il diario di una cowgirlDove le storie prendono vita. Scoprilo ora