CAPITOLO 7

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Quando mi staccai da nonno abbracciai anche la nonna.
Sentii quell'odore di biscotti e profumo di fiori, il suo preferito che aveva sempre. 
-piccola- disse -sei cresciuta tantissimo- mi prese il viso tra le mani e mi sorrise -tua madre sarà felice di vedere com'è diventata bella la sua creatura-
Mia madre. Mia madre. Ripetei quelle due parole per un po' di tempo nella mai testa e respirai lentamente finché mio padre non si fece avanti e con sguardo confuso chiese guardandosi in giro -già, dov'è Caterine? Non è venuta con voi a vedere Claire?-
Caterine era mia madre.
-no lei è rimasta in America, ha avuto un po' di problemi con l'organizzazione delle prossime gare e doveva fare un viaggio d'affari in California per prendere lo stallone dell'anno!- disse mia nonna sorridendo, fiera di sua figlia.
-ma tanto tu che ne sai no? vecchio mio- disse mio nonno dando una pacca sulla spalla a nostro padre, lui sorrise, ma mio nonno aveva la faccia seria e con un cenno di disgusto verso i suoi confronti.
-allora Claire- disse papà -adesso vai a prendere la tua valigia, saluta Dark e parti con i nonni, l'aereo mi sembra che ce l'avete per le 17,00- guardò l'orologio: sembrava impaziente di levarmi da mezzo i piedi.
Io non dissi niente e annuì, correndo a casa dello zio, nella mia camera a cambiarmi mettendomi una tuta morbida e chiusi la valigia.  Per allungare il tempo che mi separava dagli ultimi momenti in Inghilterra fino alla partenza per l'America, che a pensarci il mio stomaco si stringeva sempre  di più in una morsa, controllai se avevo tutto nelle mie due giganti valigie piene di vestiti e roba.
Presi lo zaino e ci infilai  un diari;  un diario che mi aveva regalato lo zio per il mio decimo compleanno, non ci avevo mai scritto, ed era rimasto vuoto ma ero intenzionata a tenere conto del mio viaggio verso "L'altra casa"  e quello che avrei fatto lì, un diario di bordo ecco.
Le mie amiche non ci avevano trovato un senso: sembrava da bambine fare una roba del genere. Ma a me scrivere mi calmava  e faceva riflettere.
Quando mi decisi di uscire dalla stanza, lo feci di corsa scendendo per le scale. In cucina c'era mio zio. I suoi occhi dicevano tutti: erano pieni di orgoglio e un po' di nostalgia
-per un mese non ti vedrò- 
-mi mancherai zio, più di papà- ridemmo insieme. Lo abbracciai e gli diedi un bacio sulla guancia, lo salutai e uscii dalla casa e vidi la macchina che avevano noleggiato i nonni, con loro che parlavano davanti al baule aperto. Gli diedi le valigie e dissi guardando mio nonno -vado a salutare Dark- lui annuì
-vai tesoro- 
Corsi verso la scuderia arrivando al suo box ed entrai. Mi guardò per un momento. 
-fai il bravo va bene? papà e le altre ti monteranno ma tu comportati bene come fai sempre, io vado e torno- avanzai e gli strinsi le mie braccia al suo possente collo, non mi aspettavo nessuna reazione, infatti lui rimase immobile. Gli diedi un bacio sulla fronte e uscii. Fuori dal box mi aspettava mio padre. Mi spaventai a vederlo li in piedi e mi resi conto che mancava lui da salutare. 
-mi mancherai papà- ma quella frase suonava come una bugia. Ma che stavo pensando? Di certo mi sarebbe mancato!
-anche tu piccola- e anche la sua non suonava come la verità. Lo abbracciai e gli dissi -cura Dark per me va bene?
-d'accordo, e tu fai la brava, salutami la mamma- mi disse solo quello.  Mi diede solo un bacio sulla fronte e se ne andò dalla parte opposta della scuderia. Arrivò un  suo amico che lo salutò e  si misero a parlare come se io non fossi mai stata lì, come se fossi un fantasma.


Il diario di una cowgirlDove le storie prendono vita. Scoprilo ora