Manuel è piuttosto concentrato, e persino lui ne è sorpreso.
Solo che quando si gira per salutare Simone, che è appena entrato nella stanza, lo riesce a sentire fin dentro le ossa che qualcosa non va.
Abbandona la matita sulla scrivania, e studia l'altro in silenzio per un momento mentre si muove per la stanza in maniera frenetica.
Simone ha la mandibola stretta in una morsa e quando si piega per appoggiare a terra il borsone della palestra Manuel nota una tensione nel suo viso che non gli piace per niente.
"Simò, tutto bene?"
"Sì, sono stanco," gli risponde l'altro, quasi un po' troppo velocemente.
Manuel si sporge e gli dà una delle loro solite sberle affettuose all'altezza delle costole per attirare la sua attenzione e guardarlo meglio in faccia.
Quello che non si aspetta è vedere la mano di Simone schizzare dirtta a tenersi il torace mentre si irrigidisce ancora di più e le sue sopracciglia si aggrottano in un cipiglio cupo.
Simone è sofferente.
"Simò, che cazzo c'hai?" scatta in piedi Manuel, avvicinandosi mentre Simone tenta di scansarsi e raccontargli farfugliando la prima scusa che gli viene in mente.
"Ho preso un colpo agli allenamenti," borbotta.
"Non me fa incazzà Simò, oggi te sei allenato in palestra," constata Manuel, ricordando come Simone avesse accennato al fatto che il campo quel giorno era inagibile.
"Famme vedè, moviti," gli dice Manuel avvicinandosi sempre di più finché Simone non finisce intrappolato con le spalle contro la finestra.
"Manu, per favore," gli dice sottovoce, e per un momento Manuel non ci vede più dalla rabbia.
Simone si è fatto piccolo, quella supplica sussurrata è bastata a rendere perfettamente chiaro che il più piccolo non ha dato nessun colpo, al massimo l'ha ricevuto.
Manuel si sforza di fare un passo indietro solo perché ha troppo rispetto di Simone per rischiare di farlo stare peggio.
"Chi è stato?"
Simone guarda a terra, non riesce ad incontrare lo sguardo indurito di Manuel.
"Ti- ti ricordi quello che rompeva il cazzo a Laura con gli amici suoi l'altro giorno?"
Manuel annuisce.
"Eh, loro tre."
"In tre? T'hanno menato in tre?" sbotta Manuel, che vorrebbe soltanto la benedizione di Simone per munirsi di un qualsiasi oggetto contundente e sfondarlo in faccia a quegli scarti della società.
Simone lo precede però, perché lo conosce fin troppo bene.
"Non ti sognare di fare cazzate che poi finisci nei casini."
"Ma te sembra normale una roba del genere, eh?" alza la voce Manuel, poi si rende conto che gli manca un ultimo dettaglio per decidere se sporcarsi la fedina penale o no.
"Me dici perché?"
"No," risponde immediatamente Simone, con un tono che non ammette repliche.
La verità però è che quella è in sé una conferma, ed è sufficiente a Manuel per capire esattamente di cosa si tratta.
E sì, ha ogni intenzione di occuparsi personalmente della questione, anche se ora sceglie di mettere da parte la furia cieca che rischia di impadronirsi di lui perché la priorità è Simone.
Simone, che ancora non è riuscito a guardarlo in faccia.
"Fatte na doccia poi me fai vedè, mh?"
Manuel osserva Simone sparire nel bagno in silenzio e si prende un momento, consapevole che se scendesse in salotto con questa faccia, tutti si accorgerebbero che è incazzato nero.
Poi prende ciò che gli serve al piano di sotto, avendo cura di non farsi vedere per non mettere in difficoltà Simone, e torna in camera.
Simone riemerge venti minuti dopo avvolto in una nuvola di vapore con il pigiama pulito addosso.
Manuel gli fa cenno di raggiungerlo accanto a lui di fronte allo specchio e Simone esegue senza parlare, mettendosi nelle sue mani come un burattino.
"Tira su," dice Manuel riferendosi alla maglietta, ma nota subito che Simone fatica a tirare su le braccia, così si prende la libertà di muoversi al posto suo.
Gli afferra con delicatezza un braccio e lo guida fino a farlo uscire dalla manica, per poi incastrare il tessuto in modo che gli lasci la schiena scoperta.
Vorrebbe prendere a pugni qualcosa - qualcuno, ad essere precisi - quando vede il colorito già violaceo che si estende sul costato e buona parte della schiena di Simone.
Esita solo per un istante prima di spremere la crema per contusioni direttamente sulla pelle dell'altro e poi lo tocca con la mano aperta.
Simone sussulta e lui si ferma subito.
"Te faccio male?"
"È solo freddo," risponde lui, e Manuel non è sicuro che sia la verità, ma in ogni caso quella cosa serve a farlo stare meglio, quindi è necessaria.
Manuel si prende il suo tempo, e si sente sia un egoista che un idiota quando si rende conto che una parte di lui è appagata dal contatto così intimo e diretto con la pelle di Simone.
"Sim-"
"Manuel, non mi va di parlarne."
"Lo so, lo so. Non devi," lo rassicura lui. "Me dispiace de non esse stato lì co' te."
Simone accenna un timido sorriso.
"Se inizi con i sensi di colpa te meno io a te," scherza addirittura."Coglione," lo rimprovera Manuel. "Però vabbè, quando te la senti se me voi dì che te passa pe' la testa io sto qua, mh?"
Simone annuisce, finalmente incontrando lo sguardo di Manuel attraverso lo specchio.
Manuel non ci aveva fatto caso ai brividi che percorrono il corpo di Simone. Lui sceglie di credere che sia per il freddo, ma la verità è che avere le dita di Manuel addosso gli fa tremare anche l'anima.
Rimangono in silenzio mentre Manuel finisce con cura di fare assorbire la crema e poi applica un cerotto nella zona lombare per aiutare la muscolatura a riprendersi più in fretta.
È più forte di lui, lo stupido istinto di lasciare un bacio sulla spalla di Simone mentre lo aiuta a rivestirsi.
Lo intenerisce ancora di più il silenzio di Simone, che in qualsiasi altra occasione l'avrebbe già tempestato di domande e l'avrebbe guardato con quei suoi occhioni curiosi.
Forse ne ha talmente bisogno che è disposto a prendere quello che Manuel ha da offrire e basta.
"Mettiti a letto, dico che t'è venuto mal di testa e te porto la cena."
"Sì ma- non mi va di stare da solo, piuttosto vengo giù," ammette Simone, arrendevole.
"Eh, chi t'ha detto che te lascio da solo? Se magnamo qualcosa davanti a un film, te va?"
Un altro cenno della testa, un altro accenno di fossetta.
Un sorrisino stanco di Simone Balestra, e l'intero mondo di Manuel Ferro si accende.
"Dai, scegli che guardare che arrivo."
Appena mezz'ora dopo, Manuel non protesta quando Simone crolla addormentato con la testa appoggiata sul suo petto.
Anzi, lui non si muove di un millimetro per non disturbare il sonno di Simone, allungandosi piano solo per spegnere la lampada sul comodino e appoggiare a terra il PC.
Chiude gli occhi e inspira il profumo dello shampoo di Simone, prima di lasciargli un bacio tra i ricci e uno sulla fronte, certo che il buio della notte custodirà i suoi segreti.
Ti proteggerò sempre, pensa.
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OS SIMUEL - I'll look after you❤️🩹
FanfictionLa mia versione della scena in cui Simone torna a casa dopo l'aggressione (NB: mimmo non c'è)