Parte 2

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Ferdinando si ricompose e si allontanò da lui, raccolse i vestiti lasciati sul pouf e li portò con sé fuori da quella stanza, in camera da letto. Lo vide dispiegare gli abiti per riporli ordinatamente sul servo muto. Poggiò la camicia sul letto, assieme al panciotto per riattaccarne i bottoni. Enrico lo osservava da lontano, il mento sul braccio, sul bordo della vasca. Lentamente si alzò, uscì dalla vasca e si asciugò. Con il telo legato in vita si avvicinò a Ferdinando, alle sue spalle, le mani suoi fianchi mentre lui stava piagato in avanti per riabbottonare camicia e panciotto. Le mani di Enrico salirono fino al petto di lui, sollevandolo leggermente per attaccarlo a sé. Ferdinando si lasciò guidare fino ad appoggiare la schiena al petto nudo e ancora un po' umido di Enrico. Avrebbe detto qualcosa, ma la sua volontà si ridusse ad un sospiro e uno sbuffo sommesso; la rabbia non era ancora del tutto svanita.

La mano di Enrico salì sul collo di lui, gli prese il viso tra le dita e lo giro delicatamente finché l'orecchio di Ferdinando non fu attaccato alle proprie labbra. – Come posso farmi perdonare? – sussurrò, e solo quello bastò a dargli i brividi.

Le labbra seducenti di Enrico scesero sotto l'orecchio, poggiandosi lì. Ferdinando rimase immobile, passivo, rigido, ma nemmeno troppo perché lasciò che i baci lo carezzassero e le mani lo toccassero ancora, smentendo il suo dissenso nel lasciarsi sedurre. Enrico lo fece voltare e lo bacio avidamente, con desiderio, senza dargli modo di replicare ancora, informandolo di volerlo, desiderarlo con tutto se stesso, ammettendo la sua sconfitta, il suo desiderio incontrollato. Le loro lingue si tessero l'una in quella dell'altro, in un gioco di intrecci e sapori che conoscevano bene ma che ogni volta li rendeva sempre desiderosi d'aversi. Ferdinando cedette, cedette la ragione perché il corpo era già sotto il controllo della passione, pronta a scoppiare e cedere alla libertà di perdersi nella perdizione che più amava, che più lo soddisfaceva. Prese a liberarsi dai propri abiti interrompendo, di tanto in tanto, quei baci propedeutici per sostituirli con sguardi che gettavano fiamme di perversione l'uno negli occhi dell'altro. Enrico lasciò cadere l'asciugamano e scoprì la sua virilità, mentre studiava e osservava il suo amante in ogni particolare che egli denudava, con delizia, ammirazione, ardore. Ora l'addome tonico, ora le spalle perfette, ora le mani curate che spingevano in basso i calzoni per scoprire le cosce muscolose e perfette, che scoprivano il suo proteso desiderio. Ferdinando prese l'erezione del suo uomo, carezzandolo in tutta la sua lunghezza, con calma, delizia, la stessa delizia che adesso vedeva nello sguardo di Enrico, la delizia che gli procurava il suo tocco. Enrico fece lo stesso. Ora entrambi potevano sentire e godere del piacere che erano capaci di darsi, quel piacere che li univa rendendoli uno la continuità dell'altro. Ferdinando rallentò ed Enrico sedette sul bordo del letto. Ferdinando si inginocchiò sul tappeto e con foga, fin troppo repressa, baciò il busto di Enrico, lì di fronte a lui: la clavicola, la spalla, il petto, ricoperto da una leggera peluria biondastra, il capezzolo, seguendo poi quella calugine lungo l'addome, fin dove si faceva più folta, la superò arrivando dove c'era la prova carnale del forte desiderio che provava per lui. Con la lingua lambì l'estremità, leccò l'intera lunghezza per poi prenderlo interamente in bocca. Sentì le dita di Enrico affondargli nei capelli per favorirlo, trattenerlo, accompagnarlo nei suoi movimenti. Era bello ricevere, ma era divinamente soddisfacente dare, sentirlo godere, sentirlo ansimare. Enrico gemette sommessamente mentre si portava un dito tra i denti nel disperato tentativo di trattenersi. Quella era una minuscola casa in un quartiere non aristocratico ma comunque rispettabile, loro erano due uomini che godevano della propria compagnia e il pensiero dei vicini, o della polizia che potesse bussare alla loro porta, bastava a ricordargli quanto il loro amarsi fosse paragonabile ad un abominio. Ferdinando continuò a dare piacere al suo uomo lambendo e mangiando l'oggetto del suo desiderio con labbra umide, calde e voraci.

– Non resisto più – disse Enrico, la voce roca di passione.

Ferdinando rallentò fino a fermarsi.

"Tuo E.B."Where stories live. Discover now