Gon prese un profondo respiro, guardandosi attorno attentamente mentre camminava per strada. La sua andatura baldanzosa era stata persa qualche centinaio di metri dopo aver lasciato casa di sua zia, Mito. Più precisamente, quando un uomo adulto vestito di tutto punto e con una ventiquattr'ore appresso lo rimproverò per aver ciondolato troppo vicino a lui.
Aveva già mal di testa. Detestava un po' l'aria della città, e le persone... erano così strane. Nessuno conosceva nessuno, eppure tutti si prendevano la briga di fare rimproveri... e mai nessuno che dicesse qualcosa di buono o carino.
Anche i ragazzi della sua età non erano molto simpatici. Alcuni erano un po' gradassi, oppure parlavano di cose che non capiva, come l'algebra, o ancora bullizzavano altri bambini. Le ragazze erano carine, però. Non tutte, ma c'erano delle ragazze che come lui venivano dalle campagne limitrofe, e con loro si trovava bene. Erano molto gentili. Con una ragazza in particolare aveva stretto amicizia: si chiamava Retz, e tendeva ad essere scostante, seppur graziosa. Sperava di conoscerla meglio nel corso dell'anno.
Lei era il motivo per cui era un poco più volenteroso di andare a scuola. La verità era che non gli piaceva: non poteva andarci con i vestiti di casa, e doveva indossare per forza la loro uniforme scomoda. Capiva che ci fosse un codice d'etichetta anche per quanto ne concerneva l'abbigliamento, ma per lui era parecchio fastidioso non avere la libertà che aveva sempre avuto fino ad allora.
Si era trasferito da meno di un mese da sua zia per proseguire il suo percorso scolastico, nella città di York Nuova. Era un posto del tutto nuovo e parecchio sconosciuto. Se avesse dovuto paragonarla a qualcosa di più familiare, avrebbe detto che la città aveva le parvenze di una grande foresta, grigia, poco vivace, ma a volte scintillante; un po' come se la foresta stesse morendo e la pioggia battesse su di essa: le gocce d'acqua rendevano i suoi alberi di cemento e ferro scintillanti e attraenti, ma restavano pur sempre morti.
Il sunto era: a Gon, la città, non piaceva. Troppo caotica e insensata. E tutti credevano di avere ragione, dicendo che le loro regole servivano a vivere meglio insieme, ma quando il ragazzino chiedeva delle buone motivazioni, nessuno sapeva che dire.
Attraversò la strada appena il semaforo cambiò colore, come
Fino a quel giorno, tutto era sempre stato la solita monotonia. A parte Retz, che gli dava voglia di uscire di casa per andare a scuola, non aveva tanti amici. O almeno: lui ci provava, ma non erano tutti simpatici. O non condivideva tanti interessi con loro. E quindi si annoiava. Anche perché in classe non poteva fare altro che seguire, e lui si annoiava con praticamente qualunque lezione gli mettessero sotto il naso. A parte educazione fisica: quella era la sua ora preferita in assoluto. E poi magari c'era qualche laboratorio, che richiedeva un po' di manualità e creatività, e lui andava fortissimo e riceveva i complimenti da parte degli insegnanti. Quelli erano gli altri motivi isolati per cui andare a scuola aveva in sé delle potenziali componenti di divertimento. Altrimenti era solo quello: noiosa.
Ciò che non aveva tenuto a mente quel giorno, però, era che Retz aveva un progetto teatrale, e non sarebbe rimasta con lui a fargli compagnia, essendo troppo impegnata a sistemare tutto quanto per una qualche sorta di mostra.
Lei infatti continuava a scusarsi, facendo dei piccoli inchini davanti a lui. Tra un inchino e l'altro metteva via qualcosa nella sua cartella, preparandosi a saltare la sua pausa pranzo per andare a lavoricchiare al suo progetto. — Mi dispiace tantissimo di non essere stata chiara! Scusami! Davvero! Ma ho preso questo mio impegno con il club e non posso lasciarli! Jorghe sta male e altri stanno già dando il massimo! Servo pure io!
E non importava quante volte Gon avesse cercato di placare le sue ansia sorridendole e dicendole che era lui ad essere stupido: Retz ci teneva davvero a lui e non voleva offenderlo con i suoi gesti.
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GRAFFIATI SU 4 RUOTE || HXH SKATER|BLADERS!AU
FanfictionGon Freecss è un tipo matto: ha solo dodici anni e ha deciso di intraprendere una nuova vita in città, una realtà lontana anni luce dalla sua. Il primo periodo è per adattarsi, ed è difficile per lui... un uccellino chiuso in una gabbia che sembra o...