L'LTL X-9000 in ceramica e polimeri era l'ultimo grido in fatto di tecnologia bellica non letale: 1930 grammi di peso, caricatore bifilare da 40 colpi con munizionamento antisommossa a impatto cinetico e neurochimico escluso, 100 in meno della replica giocattolo che quell'anno andava forte tra i ragazzini di Amaruìni i cui genitori potevano permetterselo, che a causa dell'economia di guerra e della crisi finanziaria diventavano sempre meno.
Anche se era leggero e maneggevole, tenerlo a lungo appeso alla spalla stava diventando una tortura, una fonte costante di distrazione che non poteva assolutamente permettersi. Non riusciva a non pensare che in quel momento avrebbe dovuto essere nel letto di Amina e non lì a masticare polvere. Era stato chiamato all'ultimo minuto per sostituire un collega che si era dato malato, uno di quelli che non aveva mai sopportato, un mastino di Salaazar dallo sfollagente facile.
Il cortile della Fortezza di Godka Jilacow era pieno di detenuti. Il movimento incessante di migliaia di piedi saturava l'aria di mchanga, la maledetta sabbia color mattone che Andrea sentiva scricchiolare tra i denti anche in quel momento, nonostante si trovasse 8 metri sopra le teste dei prigionieri, in piedi dentro una garitta di cemento armato aperta su quattro lati. Sentiva il profumo del maraq che alcuni di loro ricevevano durante l'ora d'aria come sopravvitto a pagamento, misto a quello della ganja, il cui uso era tollerato, se non addirittura incoraggiato, perché contribuiva a tenere calme le teste calde. Si sentiva anche un sottofondo aspro di rabbia e corpi lavati male, che ricordava quello delle gabbie dei carnivori dello zoo di Carwadii Qaranka.
Una volta, durante una serata al bar di Mario Mbembe in cui aveva esagerato con la birra, uno dei medici del carcere gli aveva detto che la Fortezza era un granuloma da corpo estraneo, una concrezione di pietra, tecnologia e cemento armato creata dalla città stessa per isolare la tossina che la stava avvelenando. Quello che succedeva all'interno non importava, purché la barriera reggesse.
Un rivolo di sudore gli scivolò dalla fronte e scese lungo la guancia. Tenere il casco RA con quel caldo micidiale era una tortura, ma non poteva toglierlo senza scollegarsi da Enkai e dal sistema di sorveglianza attiva.
«Enkai, come andiamo?» disse nel microfono, cercando di scandire bene le parole.
«Chiarire richiesta.»
La Logica della Fortezza non era loquace e neppure particolarmente sveglia: il linguaggio naturale e le frasi idiomatiche le risultavano ostiche. I suoi occhi elettronici tenevano tutto sotto controllo in tempo reale, ma non era granché come compagnia.
Il gruppo dei detenuti non era compatto. C'erano zone rese più dense da legami etnici, di sangue, di clan, di pura convenienza, caratterizzate da geometrie variabili dettate dalla necessità di sopravvivenza in un ambiente fondamentalmente ostile. Tra i colleghi girava la battuta che in base al numero di morti ammazzati ogni anno la Fortezza risultava più pericolosa del fronte meridionale.
Vicino al muro di cinta un gruppo piuttosto numeroso indossava magliette bianche con una K rossa disegnata con la vernice: seguaci di Kawasi, raggruppati in branco per guardarsi le spalle a vicenda.
«Enkai: situazione» ritentò.
«Ricevuto. Presenti 3107 detenuti. Al momento nessuna criticità rilevata.»
Enkai era una macchina affidabile, ma Andrea non si fidava della sua capacità di giudizio. Era del tutto sprovvista di intuizione, e in certe situazioni questo poteva costare caro. Da qualche giorno il numero fisiologico di risse tra detenuti si era quasi azzerato, e di solito quello non era un buon segno. Andrea era convinto che stesse per succedere qualcosa. L'atmosfera della Fortezza era immobile e più pesante del solito, come prima dell'arrivo di una tempesta di sabbia.
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Eroe oscuro
Science FictionIn una Mogadiscio coloniale decadente e disperata, la struttura sociale è sull'orlo del collasso e spirano venti di guerra. Tutta l'Africa meridionale, alleata con gli invasori alieni, è in rivolta contro l'Occidente e niente sembra in grado di arre...