Capitolo 4

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La convocazione arrivò sotto forma di una telefonata del sottufficiale di giornata, l'ispettore capo Martini, proprio mentre Andrea aspirava l'ultimo tiro della Coralma che aveva acceso nonostante il divieto di fumo negli spogliatoi, con la pelle ancora umida dopo la doccia che aveva lavato via sudore, mchanga e cordite.

Scrivere il rapporto aveva richiesto oltre un'ora, in cui aveva rivissuto ossessivamente ogni istante di quei quaranta secondi di panico. Prima però aveva riconsegnato l'arma di ordinanza all'armiere di servizio, il quale l'aveva chiusa in una busta di plastica trasparente su cui aveva apposto un sigillo chimico, dopo aver fatto lo stesso con i tre caricatori vuoti e i 111 bossoli di ottone calibro 5.56 che erano stati recuperati dalla piantana. Una parte di essi era caduta in cortile, tra i detenuti, e non era stata ritrovata.

Nel cortile il medico legale stava ancora recuperando le ogive di gomma etichettandole una per una, in modo da separare quelle con le tracce di DNA degli Hawiye che Andrea aveva centrato da quelle andate a vuoto o che avevano colpito di rimbalzo altri detenuti, aiutato nel compito dalle registrazioni video di Enkai. Un lavoro lungo e noioso che Andrea non gli invidiava, soprattutto sotto il sole del giorno ormai avanzato.

Era ancora nudo, con un asciugamano intorno alla vita, quindi prese la chiamata senza attivare il video.

«Devi fare rapporto domattina alle 10:00 nella sala riunioni del braccio est» lo informò Martini. «Ehi, guarda che il video non funziona.»

Conosceva Martini abbastanza bene. Qualche volta avevano bevuto insieme al bar di Mbembe, dopo il servizio. Era un tipo tranquillo.

«L'ho staccato io. Sono appena uscito dalla doccia. Mi servirà un avvocato?»

«Non mi hanno detto nulla, quindi credo di no. Pensi di averne bisogno?»

«Ci sono almeno cinque buone ragioni chiuse in sacchi di plastica giù nel cortile che mi dicono di sì.»

«Ho visto le registrazioni, hai fatto quello che potevi e anche di più. Sei stato veloce a capire cosa stava succedendo. Uno come Corelli se ne sarebbe accorto mezz'ora dopo.»

«Non abbastanza veloce. Non quanto Biko.»

«Uno così non l'avresti fermato neanche con un cannone, altro che quelle stronzate di gomma.»

«Non sono riuscito a colpirlo neanche una volta. Ho avuto l'impressione che si stesse divertendo, che stesse giocando con me.»

«Adesso è in alta restrizione e ci rimarrà. Più che altro mi sa che si inculeranno quelli del Servizio Nuovi Giunti che non si sono accorti che era incrementato.»

«Quello che mi spaventa è proprio questo, che inizi una caccia alle streghe e che ci finisca in mezzo pure chi non c'entra niente.»

«C'è anche da capire dove hanno preso i coltelli.»

«Non certo grazie allo spesino» disse Andrea. «Ci sono un sacco di cose che non tornano in questa storia.»

«Qualcuno pagherà, questo è certo, ma mi ci gioco le palle che non sarai tu.»

«Spero che la pensino tutti come te. Quando succede qualche casino c'è sempre la corsa a pararsi il culo, ma siamo sempre noi a rimetterci. Domani ci sei anche tu?»

«Sì, ci vediamo lì. Poi magari andiamo a prenderci una birra da Mario. Ah, dimenticavo. Mi hanno detto di riferirti che se vuoi puoi prenderti qualche giorno di ferie.»

«Grazie. Speriamo che ci sia qualcosa da festeggiare» si limitò a commentare Andrea prima di chiudere la conversazione, rivolto più a se stesso che a Martini. Il telefono tornò una lastra di vetro semiopaco e Andrea lo lanciò sul mucchio dei vestiti di ricambio poggiato accanto a lui sulla panca di legno.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 17 ⏰

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