Quattro anni

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premessa: i nomi dei capitoli fanno riferimento all'età di Lilly.

Manuel fissava il libro che doveva studiare per l'esame senza immagazzinare veramente le parole che faticava a leggere. Da qualche giorno gli balenava un'idea in testa e questa lo stava martoriando, togliendogli anche il sonno la notte.
Forse solo un altro pensiero lo aveva preoccupato tanto quando questo; capire la sua sessualità, ma quella è una cosa che nessuno ancora sa e lui tiene per sé, aspettando il momento giusto per dirla almeno alla sua famiglia.
Il problema di adesso, invece, coinvolgeva almeno un'altra persona se non due e lui non aveva idea di come venirne a capo.
Che poi chiamare 'problema' una relazione di due anni avrebbe già dovuto fargli capire molte cose.
Riuscì ad alzare lo sguardo solo quando il rumore di una moto gli fece alzare gli occhi e sorridere osservando la figura di Simone parcheggiare affianco alla sua macchina, un regalo di compleanno di Nicola.
"Già de ritorno dar 'appuntamento der secolo'?" lo scimmiottò, usando le stesse parole con le quali Simone aveva chiamato il suo incontro di quel pomeriggio.
Il minore, per rispondere, alzò il dito medio "Aveva cinquant'anni"
"Che cosa?!"
"M'aveva detto che aveva la mia età!"
"Ma la vuoi fini' de cercatte gente su quell'app?" gli consigliò storcendo il naso
"Non tutti troviamo l'amore tra i banchi di scuola Manu".
Manuel abbassò lo sguardo sentendo quella frase.
Simone gettò uno sguardo alle pagine del libro "Sei sulle stesse pagine di due ore fa".
Il maggiore sospirò "Nun ci sto co' la testa Simò".
Simone posò il casco sul tavolo, avvicinò una delle sedie a quella dov'era seduto l'altro e si sedette.
"Problemi con Viola?"
"Macché... Sta 'na favola co' Rayan, già è tanto se ricorda de mandamme un messaggio, so' felice per lei"
"Nicola?"
"Dovrebbe torna' er mese prossimo".
Il minore lo guardò "Ch'è successo con Nina?".
Manuel sospirò "Io... Credo di volerla lasciare".
Il silenzio si mise in mezzo alla conversazione per qualche momento, prima che il minore potesse tirare un sospiro di sollievo.
"Pensavo volessi trasferirti da lei, decisamente meglio" affermò rubando uno dei biscotti che Virginia aveva portato al maggiore per fare merenda.
Manuel alzò un sopracciglio "Nun avevi detto 'Non tutti troviamo l'amore tra i banchi de scuola' poco fa?"
"Mi riferivo a Viola e Rayan, o al massimo a Matteo e Laura, de certo non a voi due. Dai Manuel due anni che state insieme e mai una volta l'ho sentita dire qualcosa di carino nei tuoi confronti"
"Neanche io s'è per questo" mormorò il maggiore guardando altrove.
Simone lo guardò "Posso farti una domanda?"
"Spara"
"Se anche nel privato ti tratta come davanti a noi, ovvero come se non valessi un cazzo, perché starci insieme tutto 'sto tempo?".
Manuel ci ragionò e poi prese a ridacchiare nervosamente, consapevole di star per buttare fuori un macigno che si portava dietro da anni.
"Perché quando me prendo cura de Lilly me sento utile"
"Argomenta" gli impose il minore, portandosi le mani sotto al mento e guardandolo con sguardo indagatore.
Il maggiore si morse il labbro "Quando l'ho conosciuta io... Me sentivo inutile Simò; mamma aveva Dante, te ce stavi a prova co l'avanzo de galera e io me sentivo senza 'no scopo. Pe' questo me so fissato co' lei, poi ho scoperto che c'aveva una figlia..."
"Ed io ti avevo consigliato di scappare"
"Seh... Ma tuo padre m'ha detto ch'ero stato un codardo..."
"Che cosa?" Simone strabuzzò gli occhi, era la prima volta che sentiva quella parte della storia
"Diceva che nun potevo lascialla perde solo perché c'aveva 'na figlia, e io ho pensato che c'aveva ragione, per questo ho voluto conoscere Lilly. Poi è successo l'incidente, er rapimento, la mezza fuga a Parigi ed io... Non me la so sentita a quel punto Simo, poi ormai m'ero affezionato a quello scricciolo".
Manuel sorrise pensando alla bambina e il cuore di Simone si sciolse, come ogni singola volta che lo vedeva in compagnia di Lilly.
"Manu, mio padre non l'ha mai fatto il padre fino ai miei sedici anni, e nonostante adesso sappia il perché t'assicuro che non è comunque un esempio da prendere" sdrammatizzò il minore posandogli una mano sul braccio
"Ma c'aveva ragione Simo..."
"Manuel io so che tu non ci crederai a quello che sto per dire, ma ascoltami attentamente; tu sei la persona più buona e forte che io conosca. Hai vissuto cose pesanti in anni in cui dovremmo essere spensierati, ti sei preso cura di tua madre diventando adulto prima del tempo, ti sei cacciato in giri poco raccomandabili eppure ne sei uscito chiedendo aiuto, sei riuscito a passare la maturità quando credevi impossibile anche superare il liceo e adesso eccoti qua, a studiare per dare la sessione estiva del tuo primo anno d'università. Se a diciotto anni non te la fossi sentita di prenderti cura di una bimba non tua nessuno t'avrebbe giudicato, perché ammettiamolo nessuno se la sentirebbe, invece te l'hai comunque voluto fare e mi dispiace così tanto che ti sia sentito obbligato a farlo, ma credimi se ti dico che sono fiero di te".
Manuel ascoltò quel discorso e le sue guance, anche se tentò di nasconderlo, arrossivano ad ogni parola che si aggiungeva alle altre. Il culmine poi fu sentirlo dire che era fiero di lui, una cosa che ancora adesso credeva di non meritarsi nonostante se lo fosse sentito dire più volte dalle due persone che per lui rappresentavo casa; Anita e Simone.
"Il punto è che io nun posso lasciare Nina"
"Hai promesso di sposarla a qualcuno?"
"Perderei Lilly Simò, è quello il motivo".
Il minore aggrottò le sopracciglia "Ma hai appena detto-"
"È vero, all'inizio lo vedevo come n'obbligo ma ora... Simò io la vedo come mia figlia e lo so che sembro un pazzo ma te la dovresti vede; quando me guarda con quegli occhioni azzurri io me sento fortunato e credo che valga la pena beccamme gli insulti della madre pur de continua' a vederla...".
Il cuore di Simone, sentendo quelle frasi, si frantumò in piccoli pezzi e, ancora una volta, pensò che Nina aveva tra le mani un ragazzo d'oro che continuava a sporcare con il suo fango.
L'aveva sempre pensato, sin dal primo momento, ma adesso che capiva perché Manuel si facesse trattare in quel modo al disprezzo verso di lei si aggiungeva anche la rabbia.
"Penso che mia madre pensasse la stessa cosa dopo la morte di Jacopo: lei e papà litigavano sempre, non riuscivano a stare nella stessa stanza senza urlarsi addosso dopo cinque minuti. Credo che volessero rimanere insieme per il mio bene, per non farmi vivere due traumi nello stesso momento".
Il minore strinse poi la presa sul braccio del maggiore "Ma Manuel, io avrei solo sofferto di più continuando a vivere in quella situazione. Delle volte bisogna pensare al proprio bene e non al bene dei bambini, perché quelli si accorgono di tutto, soprattutto se le persone accanto a loro soffrono. Avrei preferito che mio padre non fosse scomparso dalla mia vita, quello è vero, ma come credi che stessi ogni volta che vedevo mamma piangere quando capiva che la stava tradendo?"
"Ma loro erano entrambi i tuoi genitori, io pe' lei nun so nessuno e se lasciassi la madre non la vedrei più"
"Perché non provi a parlare con i genitori affidatari?".
Manuel lo guardò "Perché dovrei?"
"Magari se spieghi loro la situazione te la lasceranno vedere delle volte, dopo due anni credo che possano fidarsi di te"
"So sempre quello che ha aiutato Nina a rapirla"
"Sei anche quello che le canta la ninna nanna quando dorme dalla madre, che le porta sempre un giocattolo quando va a trovarla, che loro hanno visto ai compleanni mentre la facevi giocare o le raccontavi delle storie. Hanno perdonato lei, figurati se non l'hanno fatto con te".
Manuel sospirò, non ancora del tutto convinto "Non 'o so"
"Facciamo così, tu mi prometti che ci pensi ed io ti prometto che smetto de cerca l'amore su Tinder".
Il maggiore rise "Va bene, affare fatto" accettò, raggiungendo con la mano quella del minore che si trovava ancora sul suo braccio e stringendola.

Slipping through my fingers //SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora