Prologo

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Spesso mi ritrovo a pensare a come sarebbe potuta andare la mia vita... Un universo alternativo, una vita parallela. In questa vita sono felice, studio, aiuto la mia famiglia, io e Bella ci parliamo ancora. Poi smetto, o almeno ci provo, perché niente può portare indietro le lancette crudeli del tempo. Sì, questa è una storia triste, senza lieto fine. Forse vi sentirete tristi per me, ma non dovete: c'è molta libertà in questa nuova vita. Solitudine, certo, ma anche libertà. Alla fine, ho sempre anelato la libertà.

Può darsi che sappiate già cosa vi sto per raccontare. Magari ne avete sentito parlare: storie simili di ragazze diverse, accomunate dall'inverosimile, dall'assurdo. Dalla magia e dall'esoterismo. Bella direbbe accomunate dal diavolo. Può essere che l'abbiate anche trovata una storia divertente. Avete chiuso gli occhi e avete fantasticato su quanto sarebbe stato bello che toccasse a voi, scelte dal fato, con questo segreto nel petto. Ma fate attenzione a cosa desiderate... A volte non c'è condanna peggiore di un desiderio che si avveri. Io ne so qualcosa. Un tempo avevo un segreto, ed è questo che oggi voglio raccontare. Non so bene per quale motivo io senta la necessità di raccontare, di scrivere la storia che ho vissuto, per filo e per segno, in ogni sua parte, quelle luminose e quelle tenebrose. Per chi scrivo, poi? Per Bella? Per la mia famiglia? Devo ammettere, anche se mi trema il cuore e mi lacrimano gli occhi, che nessuno di loro sarebbe interessato a leggere queste mie parole. Forse sono un monito, un consiglio: non navigate le acque che ho navigato io, non vi spingete a compiere ciò che ho fatto io. Forse voglio solo raccontare la mia storia, o forse la solitudine si fa sentire, e desidero solo qualcuno con cui parlare, ma questo è tutto ciò che mi è rimasto. Qualunque sia il motivo che mi spinge a raccontare, a voi malcapitati che avete trovato le mie parole spetta la decisione finale: ascoltarmi o voltarvi dall'altra parte. Tramandare queste parole o distruggerle. Un avvertimento di cosa troverete nelle prossime pagine: vi racconterò i miei più grandi segreti, o meglio, quelli che un tempo furono i miei due grandi segreti. Pesanti come il macigno di Sisifo, anche io, come lui, fui punita per la mia audacia sfrontata. È così che divenni una... no, non riesco più a dirlo; sebbene io abbia da tempo fatto i conti con la mia natura, non riesco più a dirlo. Ho avuto il tempo di accettare ciò che sono, squame, branchie, coda e tutto il resto. È solo che nemmeno quando vivevo circondata da persone, e non solitudine o nostalgia, ho mai nominato questa mia condizione. Sì, condizione forse è la parola adatta. Forse non la nomino per paura, per scaramanzia. O forse una parte di me che vive ancora nella civiltà è rimasta seppellita nel profondo della mia anima, ed è lei che non accetta di mettermi questa etichetta, perché sarebbe assurdo. Penso che adesso sia giunto il momento di dare un nome a ciò che mi è successo ormai molti anni fa. Ebbene sì, sono diventata una sirena. È assurdo dirlo, eppure ho passato questi ultimi giorni, notti, minuti e secondi, ogni singolo istante, a sperimentarlo sulla mia pelle squamata e a volte cerulea, a volte grigio tempesta. Non è un fatto che ti può passare di mente, non ti puoi distrarre, perderti nei pensieri e riuscire a fingere che non sia successo. È un qualcosa che non riesci a scrollarti dal cervello a nessuna ora del giorno, nemmeno nei sogni, che forse sarebbe meglio chiamare incubi. Anche nei momenti di leggerezza, quando scherzavo con mio fratello, o quando ero immersa nella lettura di un romanzo, o persa nella ripetizione di un lavoro meccanico e manuale, come riparare le reti o pulire l'attrezzatura per la pesca, sentivo in ogni momento un'ombra opprimente, un mostro dietro una porta socchiusa. Ha risucchiato tutto dalla mia vita. Se solo ci fosse Isabella con me... Ma sto divagando. Adesso vi racconterò, per filo e per segno, cosa è successo.

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