Capitolo 6: La fine

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"The fair breeze blew, the white foam flew,

The furrow followed free;

We were the first that ever burst

Into that silent sea."

-The Rime of the Ancient Mariner, S. T. Coleridge

Aprii gli occhi, svegliata dal suono delle campane. Sei rintocchi, era ora di alzarsi. Oggi è domenica e per la mia famiglia domenica significa soltanto una cosa: mercato cittadino nella piazza principale. I miei genitori vanno a pescare tutte le mattine, ma da quando mi sono ritirata da questa occupazione (a causa della mia... condizione) mi hanno obbligata a contribuire quantomeno tenendo il banco del pesce fresco al mercato cittadino. Durante la settimana vendiamo ai nostri clienti abituali: i ristoranti sul mare e qualche cliente privato fisso che si può permettere il pesce fresco giornalmente. La domenica, invece, si vende alle persone che passano, anche quelle che hanno risparmiato tutta la settimana per potersi permettere del pesce fresco per il pranzo della domenica, quindi è un giorno importante per le nostre entrate. Svegliai mio fratello (dormirebbe fino a mezzogiorno se non lo svegliassi io) e mi diressi in cucina per mangiare qualcosa. La cucina era invasa da casse e carrelli necessari per il mercato. Le casse erano piene di pesce sottosale pescato tra ieri sera e questa mattina, mentre i carrelli erano solo due, quindi i miei genitori dovevano aver preso il terzo carrello. Per fortuna la città era piccola e la piazza dove si tiene il mercato non era troppo lontana, altrimenti il trasporto del pesce sarebbe stato complicato. Ora ce la caviamo con del grossi carrelli dotati di ruote che riempiamo di casse di legno contenenti vari pesci: pesce spada, tonno, dentici, trote e merluzzi. Durante la giornata mia madre avrebbe fatto la spola tra il mercato e le canne da pesca di mio padre per portare anche il pescato della mattinata. Avevamo tre grandi carrelli in tutto e mentre io restavo a sistemare il primo carrello nella piazza del mercato e effettuare le prime vendite, mio fratello si sarebbe premurato di portare i carrelli successivi. La domenica era una giornata faticosa, ma in quattro si riusciva ad arrivare a fine giornata senza intoppi e, spesso, anche con un bel gruzzoletto. Presi il primo carrello e mi avviai verso la piazza. Le stradine erano strette, i ciottoli della strada erano scivolosi, sull'erba c'era la rugiada. Il sole non era ancora sorto, quindi le strade erano poco illuminate e il silenzio della natura era interrotto soltanto dai primi cinguettii e dal ciglio delle ruote sui ciottoli umidi.

Non fui la prima ad arrivare in piazza, gli altri venditori stavano allestendo le loro tende. Mi posizionai come sempre sul versante est, che era quello nella direzione dell'oceano, in mezzo al fruttivendolo e al macellaio. Questo era il lato del cibo, più avanti ancora c'erano il panettiere e il lattaio, mentre le altre parti della piazza erano più disordinate, non avevano una vera suddivisione tematica ma si basava sulle abitudini stabilite dai nostri genitori e dai loro genitori prima di loro. Le altre bancarelle offrivano antiquariato, libri, abbigliamento, calzature e pelletterie e pure il fioraio. La piazza si riempiva di colori ed odori, in questa occasione e io non mancavo mai di stupirmi per questo spettacolo. Di solito al mercato c'erano sempre le solite facce, le persone del paese che si mettevano in tiro e passeggiavano per la piazza per salutare vecchi amici, andare a messa e, se avevano messo abbastanza soldi da parte, fare qualche acquisto. Iniziai a sistemare la tenda, necessaria per riparare il pesce nelle ore più calde ed evitare che il puzzo di pesce riempia la piazza più del minimo indispensabile. Poggio un grande masso al centro e infilo quello che essenzialmente è un grande ombrellone da spiaggia glorificato. Poi montai il tavolo da esposizione, che consisteva in molte casse di legno appoggiate una sopra l'altra.

-Da voi tutto bene? - mi salutò James, il venditore di frutta, alla mia destra. Mi salutava sempre così. Era un brav'uomo, in termini di vicini di mercato poteva andare molto peggio: non rubava, non puzzava (ovviamente a lui era andata peggio) e non litigava. L'unica cosa che faceva era salutarmi ogni volta con le solite battute.

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