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Mi sveglio che è pomeriggio inoltrato ormai. Ricordo solo di essermi lavata e vestita e poi un buio totale.  Probabilmente mi sono seduta un attimo sul letto e mi sono addormentata.

Poi però inizio a guardarmi intorno. Insomma, possibile che nessuno si sia accorto della mia assenza? Non penso proprio.

Guardando in giro, infatti, noto che c'è mia madre vicino alla porta che parla con un uomo basso e vestito anche troppo elegantemente. Penso sia un medico. Per me? Allora qualcuno si è accorto che mancavo!

Mia madre si avvicina al letto su cui sono stesa con il medico alle spalle. Lui mi penetra con uno sguardo di fuoco, come se volesse leggermi l'anima. Ha un po' di barba e un po' di pancia e questo lo rende abbastanza mal ridotto, per quanto possa vestirsi bene.

«Diana, tesoro, questo è il dottor Sullovan. È un medico esperto. Mi hai fatto venire un colpo: non ti svegliavi più!» mia madre parla con quella sua caratteristica aria frivola che la fa sembrare molto più giovane di quanto non sia in realtà.
È una bella donna, in particolare per la sua età. Somiglia molto a mia sorella, anche il colore dei capelli è lo stesso. Solo che quello di mia madre è un po' più scuro, più tendente al castano.

I miei pensieri si interrompono di colpo quando sento il dottore parlare: tossisce ininterrottamente e biascica le parole. Come l'uomo misterioso che ieri parlava con Arthur. Smettila Diana, ti stai solo facendo troppe paranoie. Però, magari dovresti riferirlo a Celeste...

«Vede, signorina Roosley, è normale avere un mancamento dopo una grave carenza di sonno. Mi dica» fa una pausa per tossire «É stata sveglia per molto tempo ieri notte?»
Rabbrividisco. Lo sa. Sa che ieri stavo ascoltando la conversazione. Per questo parlava a bassa voce. Devo mentire. Devo. Questa storia potrebbe finire molto male.

Annuisco lentamente, cercando di assumere un' aria da cucciolo indifeso.
«S-si...io...ho avuto un incubo...mi sono svegliata...ma poi mi sono riaddormentata subito. Stamattina mi sono svegliata...e mi sono lavata...e poi credo di essere svenuta»

Mia madre mi prende la mano come se fossi in punto di morte e mi accarezza la guancia. «Povera piccola...oh povera piccola» ripete queste frasi come una cantilena finché il dottore non le suggerisce di lasciarmi riposare. Lei si alza e lascia la stanza mentre lui la segue. Traggo un sospiro di sollievo. Poi entra mia sorella, Celeste.

È più pallida del solito, ha delle occhiaie scavate e i capelli sono spettinati ed escono a ciocche dallo chignon che si è fatta. Si vede lontano un miglio che non ha dormito.

Chiude la porta, forse per assicurarsi che nessuno ci senta. Per sicurezza, gira due volte la chiave e sbarra la finestra.
In altre circostanze farei una battuta, ma non ne ho le forze. E poi, mi sembra una cosa seria.

«Ieri notte Arthur è uscito» mi dice con voce carica d'ansia.
«Lo so»
«Come lo sai?»
«L'ho seguito. È per questo che ora sono ridotta così: non ho dormito per seguire lui»
«Ah. Beh, io l'ho sentito che si alzava e si vestiva. Quando gli ho chiesto dove andava è stato brusco e sembrava arrabbiato con me, così ho lasciato perdere»
«Già, io l'ho seguito in una casa abbandonata. Lì ha parlato con il tipo che è venuto a farmi da dottore di qualcosa che non ho capito bene»

Celeste spalanca gli occhi e so che sta per dire altro, ma il dottore entra nella stanza e le intima di andarsene. Lei ubbidisce. Io lancio un' occhiataccia al dottore, già pronta a far finta di dormire.

«É inutile che chiudi gli occhi, Diana Roosley, lo so che sei sveglia» la sua voce è roca ma non in modo propriamente piacevole. Sospiro e mi metto seduta, in attesa che dica qualcosa.

Dopo un po' però non ce la faccio più.
«Ma sei almeno un dottore?» dico con voce scocciata. Ho deciso che a tutti quelli coinvolti in affari loschi darò del tu.

Lui sogghigna, poi annuisce. «Certo che sono un dottore. Voglio dirti, però, che ti sto coprendo, Diana: io ti ho vista mentre origliavi l'altra sera. Ti voglio avvisare: non ficcare il naso in cose che non ti riguardano» dà un colpo di tosse e si avvicina a me con fare cospiratorio «E poi, io non ti voglio fare del male. Lui si»

Prima ancora che possa accorgermene mi conficca una siringa nel braccio e io sento da subito le palpebre pesanti. Che cosa diamine mi ha iniettato?? Non ho neanche le forze per urlare.

Lui mi sorride. «É per il tuo bene, Diana Elizabeth Roosley. Sogni d'oro, ragazzina»

Deglutisco mentre una morsa di panico mi assale. Come fa a sapere il mio secondo nome? Chi è che vuole farmi del male? Arthur? Ares? Ah, devo chiedergli come si chiama realmente. E perché Ares è sempre dove sono io? Come fanno a sapere così tante cose su di me? Perché dovrebbero farmi del male? Tutte domande che, ovviamente, non troveranno presto una risposta. Chiudo gli occhi e cado di nuovo in un sonno profondo indotti da chissà quali sostanze.

~

Quando mi sveglio sono ben consapevole del fatto che se continuo così mia madre non mi farà uscire neanche tra cinquant'anni. Sono ancora nella mia stanza, ma non c'è nessuno stavolta. E per fortuna, non avrei retto altre false chiacchiere.

Così ne approfitto. Mi alzo lentamente, ho le ginocchia e tutti i muscoli completamente indolenziti, e mi avvicino alla mia scrivania. Una folata di vento mi fa rabbrividire e mi scompiglia i capelli lunghi. Fa abbastanza freddo, devo dire. Con un paio di passi raggiungo la finestra e la chiudo velocemente. Torno alla scrivania e mi siedo, approfittando della solitudine per fare una delle cose che mi riesce meglio: scrivere. Scrivo racconti di ogni genere in realtà, tranne il romantico e il fantascientifico. Mia madre una volta mi ha scoperto, per questo non vuole che io legga i libri. Dice che mi metto strane idee in testa. Ora crede che io non scriva più, ma ho semplicemente cambiato posto ai miei racconti.

Apro una specie di taccuino nero e immergo la penna nel calamaio, iniziando a tracciare linee sul foglio per formare delle parole. Di solito quando scrivo mi faccio venire in mente una frase e giro tutta la storia intorno a quella. La frase di oggi è più una domanda: "di chi ti puoi fidare veramente?"
E la storia di oggi, sarà con persone reali. Dio, se sono reali.




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