1.GLI OCCHI DI DAVID.

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David Jackson non era mai stato uno di quei ragazzi modello, non studiava quasi mai e tutti i suoi compagni di classe credevano fosse pazzo. Stava sempre per conto suo e la sua mente, spesso, viaggiava in posti lontani e il più delle volte in paesaggi impossibili. David odiava tutti, odiava chi lo circondava, chi respirava, tranne che per gli animali. Ai suoi occhi azzurri come il cuore di una fiamma erano tutti uguali, tanti cloni che ripetevano le stesse cose giorno dopo giorno. Anche lui era uno di loro ma, la sua mente, riservava qualcosa di diverso dagli altri.
"Signorino Jackson." una voce pungente attiro' la sua attenzione costringendolo a guardare verso quella sottospecie di palla di lardo che si manteneva in piedi su due gambette corte : la professoressa di Italiano. Che vorrà adesso? Pensò David "Noto che trovi il giardino noioso e vuoto più interessante della vita di Ugo Foscolo." la classe rise, e lui, come sempre, non disse una parola. Guardo' l'ultima volta la professoressa Smith e riprese lo sguardo verso il giardino senza alcuna espressione in volto. Lui non vedeva le stesse cose che vedevano gli altri in quell'immenso prato verde.
David sorrise guardando fuori dalla piccola finestra alla sua sinistra facendo risaltare il suo splendido sorriso da due piccole fossette agli angoli delle labbra. Era divertito a vedere quei due piccoli cuccioli di drago giocare spensieratamente, lo rendeva felice. Come facevano gli altri a non vederli? Stanno facendo davvero un gran baccano! Penso' ridendosela. I suoi compagni di classe, come ogni volta, lo guardavano con disgusto e disprezzo spesso prendendolo anche in giro ma lui c'era così tanto abituato che, ormai, non sentiva nemmeno più quelle voci crudeli.
"David Jackson!" ancora lei. La sua voce non era più un suono, ma un rumore fastidioso che David non riusciva a sopportare. Lui, così, si giro' verso la professoressa guardandola con il viso poggiato sulla mano. Non rispose, si limitò a guardarla in attesa delle sue parole. "Adesso basta! Non è possibile che ogni volta, ogni lezione, tu abbia la testa altrove se non puntata verso il giardino. Questo è troppo. Vado a chiamare il preside." sempre se ci arriva, pensò David guardandole quell'enorme pancia che si ritrovava. Era davvero seccata e arrabbiata, l'insegnante Smith non sopportava che qualcuno non seguisse le sue lunge ore di lezione ma, per David aveva fatto qualche eccezione.
Il giovane ragazzo, per la prima volta, immagino' qualcosa di strano. Prima che la professoressa potesse raggiungere la porta a passo lento e pesante penso' a cosa sarebbe potuto succedere se fosse inciampata cadendo a terra.
Un rumore forte accompagnato dal movimento dei banchi richiamo' l'attenzione di tutta la classe verso la prof Smith. Era con la faccia a terra con del sangue che le colava lungo la fronte sudata. Scoppiarono tutti a ridere, tranne che per David.
È impossibile. Sarà stata una coincidenza. Bhe.. Sempre meglio esserne sicuri no?
Così ci riprovo'. Guardò la professoressa immaginandola con due orecchie bianche da coniglio e il muso di un topo, furono le prime cose che gli vennero in mente. Poi, di colpo, in classe, cadde per qualche istante il silenzio prima che si scatenasse il delirio. La Professoressa Smith si alzò con fatica dal freddo pavimento, i suoi capelli grigiastri le ricadevano ancora sul viso ma, non appena lo alzò, insieme al suo movimento due grandi orecchie bianche da dietro la testa si alzarono con lei. Il suo viso non era più lo stesso, i suoi occhi si erano allungati e, al posto del naso un musetto scuro con lunghi baffi le deformava la paffuta faccia. Questa volta non era solo David a vederlo. Tutti uscirono dalla classe gridando più forte che potevano cercando un disperato aiuto. David rimase lì, immobile, a fissare quel mostro che lui stesso aveva creato.

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