Evan e Mason erano rimasti a dormire a casa di Jamie e Michael. Rachel, invece, aveva deciso di ritornare a casa da Cody.
Anche se, più che una casa, la loro era una villa con super giardino, mega garage e piscina. Era la bat-villa di Gotham-Rockford.
Mentre il resto della combriccola dormiva - quantomeno, lo sperava - Evan non riusciva a chiudere occhio. L'indomani sarebbe apparso come uno zombie appena sbucato dal sottoterra, tutto occhi gialli e palpebre cadenti, pelle verdognola e fame di cervelli.
Rilasciò una grossa nuvola di condensa nell'aria fredda di quella notte e si mise a osservare le poche stelle che riusciva a scorgere nel cielo parzialmente nuvoloso.
Era uscito in giardino dopo essere stato un paio d'ore a rigirarsi nel letto, continuando a pensare a ciò che aveva confessato ai suoi amici. Aveva sempre creduto che non ne sarebbe mai stato capace, che si sarebbe portato quel segreto fin dentro la tomba; in realtà, parlarne con le persone a cui avrebbe affidato anche la vita di sua figlia era stato... liberatorio. Kelly aveva avuto ragione: avrebbe dovuto confidarsi con loro anni prima.
Poi, sempre mentre stava a rigirarsi nel letto come una salsiccia in una padella sfrigolante, il suo pensiero era virato su Fiona, che gli era stata scaricata tra le mani come un pacco di Amazon, poi su Timmy - ovviamente-, aveva pensato a tutto quello che aveva passato Mason e al viaggio che aveva intrapreso per riuscire ad accettare la perdita di una persona così importante. Insomma, aveva pensato e ripensato a tutti i fottuti cambiamenti e ai drammi che c'erano stati nel corso di quegli anni e si era agitato.
Evan odiava i cambiamenti. Odiava perfino i colpi di scena nei film proprio perché il tutto andava a far barcollare la sua stabilità precaria.
Chiuse gli occhi e prese un profondo respiro. L'aria era fredda e gli fece pizzicare il naso.
All'improvviso, udì uno scalpiccio, dei passi alle sue spalle e successe tutto nel giro di pochi secondi: un attimo prima stava osservando il cielo notturno, seduto su una sedia di vimini in giardino, l'istante dopo quella sedia fu scaraventata in avanti ed Evan si ritrovò a ruzzolare a terra con la stessa grazia di una ballerina di danza classica e la sedia gli colpì pesantemente la schiena.
Sbatté il gomito e un ginocchio, gemette di dolore e si chiese cosa cazzo era appena successo. Spinse la sedia di lato, rotolò sulla schiena e si massaggiò il gomito dolorante. Quella caduta gli avrebbe procurato un bel paio di lividi.
Prima che Evan riuscisse a prendere in considerazione l'idea che un ladro si era infilato nel giardino di Jamie e Michael e lo stesse aggredendo, venne colpito a una gamba da un bastone fin troppo familiare.
«Mason, cosa cazzo ti è preso?» sibilò mentre si rimetteva dolorosamente in piedi.
Mason era di fronte a lui, la luce fredda dei lampioni del giardino rifletteva sugli occhi azzurri del suo migliore amico, facendoli baluginare e assomigliare a quelli di uno spirito malvagio. Sì, assomigliava proprio a uno di quegli spiriti che vagavano per le chiese sconsacrate.
Sembrava arrabbiato, furente; aveva i tratti del viso così tesi da far notare gli spigoli delle mascelle.
Qui non si mette bene, pensò Evan dentro di sé.
Mason sembrava sul piede di guerra e, considerando che il suo amico era stato un soldato in missione in Siria, per lui le cose non si stavano mettendo per nulla bene.
«Cosa mi è preso?» ripeté, sembrando proprio accecato dall'ira. Lo colpì nuovamente con il bastone contro la coscia. Ormai ci stava prendendo proprio gusto.
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Come una lucciola tra le nuvole (Red Moon Saga Vol. 6)
ChickLitAsperger. A Ramiro gli è stato diagnosticato solo a quattordici anni. Per tutta la vita non hanno fatto altro che farlo sentire strano, fuori posto, sbagliato, con tutte le rotelle fuori posto. Tranne sua madre. La vita in Messico non è stata faci...