Ramiro alzò gli occhi dal suo schetchbook quando percepì qualcuno sedersi proprio di fronte a lui. Rimise il tappo alla fineliner che stava utilizzando per rifinire l'illustrazione su cui stava lavorando, stoppò la musica e si tolse le cuffie.
Davanti a lui c'era Grayson.
Quella mattina avevano preso a cadere i primi piccoli fiocchi di neve, non erano molti e per di più si scioglievano non appena cercavano di attecchire al suolo, ma fuori faceva davvero troppo freddo, quindi Ramiro, finite le sue lezioni della mattina, aveva deciso di andarsi a rintanare in biblioteca, occupando uno dei tavoli più remoti, a disegnare e ad ascoltare la musica così da potersi ricaricare per affrontare il resto della giornata.
Non si meravigliò della presenza di Grayson davanti a lui. Si era abituato ad averlo attorno ogni giorno.
Il nipote del rettore abbassò gli occhi sul walkman poggiato sulla superficie del tavolo della biblioteca che Ramiro aveva occupato e inarcò un sopracciglio biondo. «Faccio bene a chiamarti Jurassic Park perché questo aggeggio deve provenire direttamente dal Cretaceo.»
Allungò una mano per toccarlo, ma Ramiro in un attimo lo prese e lo infilò nel suo zaino. Aveva permesso solo a Evan di maneggiare il walkman che un tempo era appartenuto a Catalina. Ci teneva molto alle sue cose, le custodiva gelosamente e non le faceva toccare a tutti.
«Non toccarlo.»
Ramiro notò che quella mattina il ragazzo aveva una borsa a tracolla con lui. Era la prima volta che gliela vedeva, solitamente non portava mai nulla con sé, esclusa la sua faccia di cazzo. Quella non se la dimenticava mai.
Grayson arcuò entrambe le sopracciglia e scrollò le spalle, liquidando l'accaduto come se, alla fin fine, non gliene fregasse nulla del walkman di Ramiro.
Tamburellò con i polpastrelli sullo schetchbook poi indicò con il mento la borsa che Grayson aveva appeso allo schienale della sedia. «È la prima volta che ti vedo con una borsa.»
Grayson cacciò da una tasca del giaccone una sigaretta, non l'accese, fortunatamente - perché quel ragazzo era capace di tutto - ma iniziò a farsela rigirare tra le dita. Aveva di nuovo le nocche scorticate.
«Stamattina ho avuto un test di analisi. Mi serviva qualcosa dove infilare il tablet e la calcolatrice.»
«Oh», disse Ramiro, sorpreso. «E come è andato?»
Grayson alzò gli occhi su di lui di scatto. Erano di un azzurro un po' sbiadito, segno evidente di stanchezza o di tristezza.
«Ti interessa davvero saperlo?»
Ramiro inarcò un sopracciglio. «Certo che mi interessa, altrimenti non te l'avrei chiesto.»
Grayson ritornò a fissare la sigaretta che stava mantenendo tra indice e medio; Ramiro osservò meglio le mani del ragazzo e notò anche delle chiazze nere sui polpastrelli. Era incredibile come non si sapesse nulla di quel ragazzo, solo che era il nipote del rettore dalla personalità molto... difficile. Probabilmente, considerati tutti i casini che aveva combinato fino a poco tempo prima, in un qualsiasi altro college, Grayson si sarebbe ritrovato con un'espulsione già dal cominciare del primo anno.
«Bene», rispose, sintetico.
Cercò come al solito di usare quel suo tono di voce piatto, un po' scocciato, ma Ramiro, quando puntava gli occhi su qualcosa o qualcuno, diventava un buon osservatore e in quel semplice "bene" aveva percepito qualcosa di diverso. Erano state delle note flebili, che una qualsiasi altra persona non avrebbe potuto riconoscere, ma Ramiro non si era mai ritenuto una persona qualsiasi e riusciva a notare quelle piccole cose che per molti potevano risultare inutili o semplicemente inesistenti, ma per lui non lo erano affatto.
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Come una lucciola tra le nuvole (Red Moon Saga Vol. 6)
Chick-LitAsperger. A Ramiro gli è stato diagnosticato solo a quattordici anni. Per tutta la vita non hanno fatto altro che farlo sentire strano, fuori posto, sbagliato, con tutte le rotelle fuori posto. Tranne sua madre. La vita in Messico non è stata faci...