L is for the way you look at me

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L is for the way you look at me


Iniziò tutto con un lampo di luce quasi accecante.

O meglio, più che l'inizio, in quel momento Louis credeva che fosse semplicemente la fine di una delle missioni più pericolose che erano state assegnate a lui e alla sua squadra.

Barcollò per qualche istante improvvisamente esausto e poi sentì le dita di Zayn afferrargli il braccio, prima di avvertire quella fastidiosa stretta allo stomaco che poteva voler dire solo una cosa. Odiava smaterializzarsi, gli dava sempre la nausea, ma a ventotto anni si era ormai rassegnato al fatto che non si sarebbe mai abituato a quella sensazione.

Quando pochi istanti dopo i suoi piedi si scontrarono con l'asfalto e il rumore assordante della città invase di nuovo le sue orecchie, dopo troppi giorni passati immerso nella natura, Louis chiuse istintivamente gli occhi e prese un profondo respiro nella speranza di non vomitare.

I clacson impazziti e lo stridere delle gomme sulla carreggiata gli provocarono una smorfia di fastidio così profondo da fargli quasi girare la testa.

«È stata una figata pazzesca» esclamò Niall a un volume decisamente troppo alto, «Quando hai imparato a fare quella cosa?»

«Mai, come puoi vedere» rispose Louis scherzando ma soffocando a stento un lamento, perché non si era mai spinto così oltre e i dolori che in quel momento sentiva in tutto il corpo ne erano la prova.

Liam gli diede un paio di pacche sulle spalle, ridacchiando. «Amico, stai fumando»

Solo in quel momento Louis aprì davvero gli occhi e si guardò le mani, notando non solo quanto fossero annerite, come sporche di fuliggine, ma soprattutto rendendosi conto che dalla sua pelle uscisse vero e proprio fumo.

«Ma che cazzo?» borbottò confuso, voltando le mani più volte per controllarne sia il dorso che il palmo, e solo quando Liam gli diede altre pacche capì che quelli non erano gesti di affetto ma che il suo amico stava semplicemente spegnendo delle piccole scintille che minacciavano di far prendere fuoco alla sua felpa.

Louis aveva decisamente esagerato.

Non era colpa sua però, era fatto così e quello era il motivo principale per cui all'interno della loro squadra lui fosse l'unico Asso di Livello Uno. Quello e anche un po' di sana incoscienza.

Del resto, Louis era anche l'unico di loro ad avere come primo Talento quello del Fuoco. Nonostante fosse una cosa molto rara, però, non si era mai sentito speciale per questo perché sapeva con quanta fatica e determinazione avesse lavorato per arrivare a conquistarlo e padroneggiarlo.

Il potere scorreva nelle vene di ogni persona fin dal momento della nascita, anche se non in tutti con la stessa intensità, e in genere raggiungeva la sua massima capacità intorno ai diciotto anni. Non tutti riuscivano a sviluppare a pieno il proprio potenziale, alcuni addirittura non ci arrivavano mai, perché dipendeva in gran parte da quanto ci avessero lavorato su e dal grado di connessione stabilito con gli Elementi da cui poter trarre energia.

Crescendo e studiando si acquisivano i cosiddetti Talenti, ovvero la completa padronanza di uno o più Elementi. Era possibile trarre Energia da qualsiasi cosa, quella era la legge della natura, ma alcune persone sviluppavano una connessione più profonda con un determinato elemento e, in base a questo, dimostravano una propensione più per certi tipi di attività che per altre. Oltretutto, ogni Elemento conferiva un diverso apporto di Energia.

La maggior parte delle persone infatti era legata ad Aria e Terra che, oltre a essere quasi ovunque e quindi più facili da trovare, avevano un'Energia un po' più dispersa e quindi più semplice da incanalare e gestire. Più costante ma meno intensa.

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