Respirare la stessa aria di chi da mesi mi teneva con il fiato sospeso, mi riempiva il cuore di vita. Ogni respiro diventava un ricordo dei momenti trascorsi insieme, un legame indelebile che mi penetrava l'animo. La pioggia cadeva delicatamente intorno a noi, ma dentro di me c'era solo calore per averla di nuovo accanto. Era come se il tempo si fosse fermato, consentendoci di godere di quel momento speciale. La guardavo sorridere mentre guidava intrepida nel traffico newyorkese. Aveva un'aria serena, quella che aveva perso da quando era scappata da quella città che la tratteneva da tempo. I suoi capelli erano curati e il suo viso aveva la facciata di chi aveva finalmente trovato il suo posto nel mondo.
«Smettila di fissarmi in quel modo» mi rimproverò scherzosamente.
Allungai il braccio dietro la sua testa e accarezzai dolcemente la nuca, sentendo la morbidezza dei suoi capelli sotto le mie dita. «La mia testolina», le dissi con affetto, scuotendole leggermente la testa.
La sua risata armonica riempì l'auto, un suono che trasudava gioia. Si mischiò al rombo del traffico intorno a noi, mentre continuavamo a percorrere le strade spericolate di questa città. La sua felicità era sempre stata la cosa più importante per me, e sapere di poterla proteggere mi riempiva di una sicurezza mai provata prima. Era come se ogni battito del mio cuore fosse in sintonia con il suo sorriso radioso, e sapevo che avrei fatto qualsiasi cosa per mantenerlo così luminoso.
«Non mi hai ancora detto come mai questa visita a sorpresa» disse fermandosi per far passare un paio di bambini sulle strisce. Mi grattai la fronte corrucciata al pensiero di poter spifferare di essere venuto con Chris.
«Quando il lavoro chiama, i suoi soldati scendono in campo» mi girai verso di lei, e notai una scintilla di preoccupazione nei suoi occhi verdi.
«Ma dimmi, sta bene?» chiese domandandomi del padre, con una nota di ansia nella voce.
«Assolutamente sì» risposi prontamente, cercando di rassicurarla «E' in forma smagliante. Un fascicolo in più sul tavolo e un capello in meno sulla testa»
«Almeno qualcosa non cambia mai» disse, rilassandosi nuovamente «Sono felice che stia bene»
«E' tutto sotto controllo» confermai «Tu che mi dici, invece? In questa grande città, avrai pur vissuto qualcosa?» esclamai soffermandomi sui suoi orecchini di perla. Carol arrossii improvvisamente, rivelando quel sottile rossore di chi riusciva a vivere le cose con emozione. Aveva le labbra rosse, quel tipo di particolare di chi bastava a se stesso.
«Sono felice, James» si voltò con occhi lucidi. Conoscevo quella sensazione, la sensazione di rimanere aggrappati al dolore pur di non lasciarlo andare via. Carol non era andata avanti, stava cercando solamente di insabbiare una ferita che non si sarebbe rimarginata mai più. Viveva di convinzioni, piccole e innocue bugie che le bastavano per alimentare quel piccolo pezzettino di speranza che le rimaneva in corpo. Annuii silenziosamente, facendole un sorriso di compassione cercando di non far trasparire il mio pensiero.
"Tutti dicono che l'amore fa male, ma non è vero.
La solitudine fa male.
Il rifiuto fa male.
Perdere qualcuno fa male.
Tutti confondono queste cose con l'amore, ma in realtà, l'amore è l'unica cosa in questo mondo che copre tutto il dolore e ci fa sentire ancora meravigliosi"
Oscar WildeLa piccola vibrazione del mio cellulare interruppe i miei pensieri, facendomi scattare improvvisamente alla realtà. Estrassi il telefono dalla tasca dei miei jeans e vidi il messaggio di Conrad. Oggi era venerdì, il giorno del mio appuntamento. La realizzazione mi colpì come un fulmine, rendendomi conto che mi ero completamente dimenticato in queste ore. La presenza del mio amico, con il suo incessante zelo da consigliere amoroso, aveva continuato ad accompagnarmi anche al di là dell'oceano, e quella costatazione non mi lasciava affatto tranquillo. Guardai l'orologio: erano le cinque e mezza. Avevo ancora mezz'ora a disposizione prima di incontrare la misteriosa donna dei gatti, sperando che nessun imprevisto potesse rovinare il nostro incontro. La prospettiva di essere puntuale mi spinse ad alzarmi dalla macchina con una certa urgenza. Arrivammo all'appartamento di Carol, una graziosa palazzina di mattoni rossi in un tranquillo quartiere residenziale. La struttura si distingueva per la sua eleganza sobria, mentre le case circostanti sfoggiavano colori vivaci e accesi che contrastavano con il grigio della città. La palazzina sembrava promettere un rifugio accogliente e familiare, un porto sicuro in mezzo al mare tumultuoso della città. Mentre parcheggiavamo, lasciai scivolare lo sguardo sulla facciata dell'edificio. Le finestre erano incorniciate da fioriere piene di fiori colorati, e un'atmosfera di tranquillità permeava l'aria intorno a noi. Avevo l'impressione di essere arrivato in un'oasi di pace in mezzo al caos cittadino. Carol mi fece strada verso il grande portone marrone di casa sua, ma fui interrotto dal mio sguardo verso l'orologio che controllavo ossessivamente.
«Che fai, sali?» chiese, con un piede già dentro la palazzina.
Mi guardai intorno nervosamente, sentendo il peso del tempo che scivolava via. Espirai profondamente, cercando di raccogliere i miei pensieri dispersi.
«Ho un appuntamento» risposi, la voce leggermente tesa mentre pronunciavo quelle parole. Era come se il tempo si fosse improvvisamente compresso, lasciandomi poco spazio per respirare.
Carol si fermò sulla soglia, con sguardo interrogativo. «Un appuntamento? Sei qui da appena un'ora e già hai un impegno?»
Feci un sorriso imbarazzato, cercando di minimizzare la situazione. «E' solo una cosa improvvisata, niente di serio»
Le sue sopracciglia si sollevarono leggermente, ma poi sorrise comprensiva. «Beh, fammi sapere come va»
«Lo farò, grazie» risposi, sentendomi un po' colpevole per non averle detto prima dei miei piani. Attraversai il marciapiede e la andai a salutare con un lieve bacio sulla guancia che la fece sorridere timidamente. Aspettai la sua entrata in casa, prima di ripescare il messaggio con il nome del bar. Il Blissful Brew Café distava pochi chilometri dalla palazzina di Carol. Le recensioni di internet lo descrivevano come un centro tranquillo nel cuore della frenetica vita di New York, con atmosfera tranquilla e un'eccellente selezione di caffè e tè. Mi trovai a camminare con passo svelto, spingendomi tra la folla che affollava i marciapiedi in quel tardo pomeriggio. Sentivo l'agitazione crescente, una sensazione che faceva vibrare la vena sul mio collo con una ritmica pulsazione. Era la prima volta che mi trovavo ad uscire con qualcuno conosciuto online e questa novità mi faceva provare una miscela di emozioni. Pur essendo abituato agli incontri reali, il mondo degli appuntamenti online mi era ancora sconosciuto. L'insegna del bar spiccava con la sua iniziale storta, un tocco che trasmetteva un'aria di eccentricità voluta, probabilmente una scelta deliberata da parte di chi gestiva il locale. Mentre mi avvicinavo, il forte odore di muffin al cioccolato mi avvolse, intrappolando le mie narici e suscitando un'irrefrenabile voglia di cedere alla tentazione. Rimasi fermo un istante sulla soglia, osservando l'ambiente dall'esterno prima di varcare la porta limpida. Una volta dentro, fui accolto da un'atmosfera a dir poco suggestiva. Il rosa cipria delle pareti, illuminato dalle luci soffuse, conferiva all'ambiente un'atmosfera delicata e accogliente. La parete floreale, adornata con una varietà di fiori dai toni pastello, aggiungeva un tocco di eleganza e freschezza all'ambiente. Il profumo leggero dei fiori si mescolava al delicato aroma del caffè appena preparato, creando una sinfonia olfattiva che avvolgeva i sensi. Mi avvicinai alla vetrina dei dolci con gli occhi brillanti di desiderio mentre ammiravo i deliziosi muffin esposti. Ero indeciso tra quelli al cioccolato e quelli ai frutti di bosco, uno di loro sarebbe tornato a casa con me. Il mio momento di contemplazione fu interrotto quando una ragazza dai lunghi capelli ricci e dai lineamenti esotici mi sorpassò di corsa, dirigendosi verso la vetrina.
«Mi scusi, c'ero prima io» dissi, voltandomi verso di lei con un espressione sorpresa.
La ragazza si fermò di colpo, girandosi verso di me con un sorriso imbarazzato «Oh, chiedo scusa. Non l'avevo visto» rispose rapidamente «Tra poco ho un appuntamento, vado di fretta»
«Si da il caso che anch'io abbia un appuntamento, ma sto aspettando lo stesso in fila»
La ragazza alzò lo sguardo dai dolci, guardandomi con curiosità. «Oh, interessante»rispose con un sorriso intrigato «Un appuntamento al Blissful Brew Café?»
«Esatto» confermai con un cenno del capo «Ma sembra che sia un po' in ritardo»
Annuii comprensiva. «Capita spesso qui. Il tempo sembra scorrere in modo diverso quando si è immersi nell'atmosfera rilassata di questo posto»
Guardai intorno, osservando gli interni accoglienti del caffè. «Sì, è vero. E' la prima volta che vengo, ma mi piace già l'atmosfera»
Sorrise. «Sono contenta che ti piaccia. Io vengo qui spesso, è il mio rifugio preferito quando ho bisogno di staccare la spina dalla frenesia della città»
La conversazione con la ragazza era piacevole, ma non potevo ignorare il fatto che la fila continuasse a scorrere. Con un rapido sguardo, notai il mio muffin al cioccolato andarsene via con un signore dai pantaloni color kaki.
«Sembra che anche il mio appuntamento sia in ritardo» sbuffò, accendendo lo schermo del suo smartphone. Quello sfondo catturò la mia attenzione. Era l'immagine di un gatto, una foto che pochi giorni prima aveva occupato gran parte della mia galleria fotografica.
«Violet?»
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The scarred man
Fanfiction"Io volevo salvarti, ma non ci sono riuscito" James vive in un incubo senza fine, intrappolato nei ricordi di Mary, la donna che amava e che è scomparsa tragicamente. Ogni notte, la sua memoria lo tormenta, rendendolo incapace di affrontare la vita...