SALVI PER MIRACOLO

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Gill fece cadere a terra la testa del lupo e guardò i due ragazzi  come fossero succose bistecche. I suoi passi, lenti e inesorabili enfatizzarono i suoi intenti omicidi. Gli occhi, come mirini di un fucile, erano fissi verso i due obiettivi. Luca e Denise corsero fuori dal cimitero il più velocemente possibile, come mai avevano corso finora. Tra i due Denise era la meno avvezza all'esercizio fisico; superato il terreno in declivio, a duecento metri dal cimitero, stava già ansimando. Aveva sempre anteposto le sfide mentali a quelle fisiche, e ora stava pagando caro le conseguenze di quella scelta. Luca invece aveva partecipato ogni anno alle corse campestri studentesche, in più d'estate non perdeva mai occasione di giocare a calcetto con Nicholas e i ragazzi della sua squadra. Ma per quanto fosse allenato sentiva di non poter sopportare a lungo una corsa portata allo stremo per scappare da una specie di zombie. Le forze lo stavano abbandonando dopo mezzo chilometro, mentre Denise era indietro di qualche decina di metri. Gill si muoveva con lesti balzi, nonostante il suo aspetto cagionevole, e dopo pochi secondi piombò davanti a Luca. Poco dietro Denise ansimava a bocca aperta affaticata per la corsa, il busto piegato, le mani alle ginocchia. Anche Luca ansimava, più per panico che per fatica, e guardava Gill con occhi sgranati.
"Vi consiglio di cominciare a pregare e prepararvi a incontrare il vostro Dio, perché non vedo l'ora di poggiare le mie zanne sulle vostre succose e prelibate carni umane."
La voce di Gill era lugubre e spettrale e fece gelare il sangue ai due ragazzi che ora, stretti fianco a fianco, tremavano ed erano incapaci di muoversi. Gill sbavava un liquido verde schiumoso mostrando i denti affilati e taglienti come spilli, quando qualcosa la colpì in pieno viso. Qualcosa di molto piccolo che si muoveva con rapidità estrema. Successe di nuovo e questa volta la colpì all'occhio destro, asportandole una parte di zigomo.  Barcollò all'indietro nel tentativo di mantenersi in equilibrio,  ma fu colpita ancora. E ancora. E ancora, fino a cadere a terra di schiena, con un buco in piena fronte.

Da dietro un angolo sbucò Nicholas che era insieme ad un signore settantenne,  alto, e con una folta e irsuta barba bianca. Tra le mani teneva un vecchio fucile magnum calibro quarantaquattro, che usava per le sue uscite di caccia domenicali. Dopo essersi accertato delle buone condizioni fisiche di di Luca e Denise, Nicholas presentò suo nonno, che per oltre vent'anni aveva prestato servizio presso l'esercito militare italiano, dove aveva imparato a sparare con estrema precisione. In più era un grande intenditore e collezionista delle più antiche armi da fuoco usate dall'uomo fin dai tempi delle grandi guerre mondiali.
"Come ci avete trovati?" chiese Luca curioso.
"Tua madre Luca, è stata molto in ansia per te, al punto da telefonare a Nicholas per chiedergli se tu eri con lui" rispose Mauro, il nonno di Nicholas.
"Allora mio nipote mi ha informato che avevate avuto una certa discussione a cena riguardo un vecchio manicomio abbandonato nel bosco. E vista la passione di Denise per le storie macabre non ci ha messo molto a capire che dovevate essere andati là. E siccome io di questo posto mi fido gran poco, ho preso uno dei miei migliori fucili da caccia e, assieme al mio vecchio nipote, sono venuto a cercarvi. Sapete una cosa? Siete stati proprio fortunati perché i genitori di Nicholas sono in viaggio per affari questo week‐end e io mi sono offerto di tenerlo d'occhio per loro, visto che lui è un vero piantagrane."
"Dai piantala nonno! Mi offre solo un posto letto per questo week‐end nel suo appartamento. Anzi, più che 'offrire' direi che mi ha costretto a stare da lui"
"Per forza, se non puoi essere lasciato solo..."
Mauro ammiccò e tutti quanti risero divertiti.
Il corpo di Gill, steso a terra supino, pareva quello di una bambina che dorme, esausta dopo aver passato un'intera giornata a giocare in cortile. Ma una cosa che aveva imparato Mauro durante gli anni di servizio militare è che le apparenze sono spesso ingannatrici.
"E questa cosa che diamine sarebbe?" chiese guardando il corpo amputato di Gill giacente a terra.
"Eh mi sa che devi chiederlo a questi due..." disse Nicholas riferendosi a Luca e Denise.
"Una di quelle cose ultraterrene?" si fece avanti Denise con la voce timida e un po' tremolante. Ora si era ripresa dalla corsa e non ansimava più,  ma dal suo tono, si capiva chiaramente, era turbata. Fece quella battuta con un mezzo sorriso, nel tentativo di ironizzare la situazione, più per sé stessa che per gli altri. Seguì un giro di sguardi frastornati, da Denise, a Luca, a Nicholas a Mauro, poi scoppiò un'altra fragorosa risata di gruppo
"Tanto per essere sicuri, qualsiasi cosa sia questo mostro io lo farei a brandelli con un po' di piombo, se per voi non è un problema. Certo, difficile che vada da qualche parte conciato così però..."
"Fallo" interloquì Luca annuendo con il capo. "Saremo tutti più tranquilli."
Mauro ordinò ai ragazzi di tapparsi bene le orecchie e di spostarsi una ventina di metri indietro, mentre ricaricava il fucile. Quel grosso arnese avrebbe fatto un baccano assordante.
Il primo colpo calò come una mannaia sulla fronte di Gill, aprendole quasi del tutto il cranio. Il rumore dello sparo fu secco, forte e assordante.
Bang! Con il secondo colpo volarono schizzi di sangue e pezzi di carne violacea.
Bang! Un altro colpo assestato con precisione chirurgica, questa volta diretto al torace, nella zona del cuore. 
Assistere a quel massacro, per quanto fosse brutale, dava un senso di sollievo soprattutto a Denise, per lei significava mettere la parola 'fine', una volta e per sempre, a quella brutta notte nel bosco.
"Per quello che ci hai fatto passare, troia!" strillò da lontano Denise colma di rancore, mentre guardava il cadavere dilaniato dai proiettili.
Dopo ventiquattro spari quello che restava di Gill era un informe ammasso confuso di carne e sangue.
"Ho fatto un bello schifo. Oh beh, che volete? In questa zona non viene mai nessuno, ma sicuramente qualche animale selvatico avrà la colazione servita."
"Intende lasciare lì quella poltiglia puzzolente?" chiese preoccupato Luca.
"Questo posto non ha una bella reputazione giovanotto. Anche se domani mattina lo portassi via da lì e lo seppellisi non fregherebbe comunque a nessuno. Anzi, forse farei solo un dispetto alla fauna del bosco. E poi io qui non ci tornerei. E non fatelo neanche voi, potreste finire male. In una notte buia come questa soprattutto."
"Beh, dopo quello che abbiamo passato tornare quì è l'ultimo dei nostri pensieri" rispose Luca. "Non ci torneremo. Nessuno di noi lo farà."
"Bene. È il momento di tornare a casa. È quasi l'alba."
Luca guardò  il telefono per controllare chi l'aveva chiamato prima, in un momento che non poteva esser peggiore.
Era sabato trenta ottobre, le quattro del mattino. E aveva tre chiamate perse da sua madre.
Oddio, e ora ai miei che dico? pensò tra sé.
Mi sono fermato a dormire da Denise, scomparsa pure lei per una notte? No, troppo poco convincente. Devo inventare qualcosa di meglio.
Maledetta Denise e le sue idee di merda.

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