UNA MISTERIOSA DONNA NELL'AUTOBUS

7 0 0
                                    

Denise gettò la spugna dopo un'ora di vana ricerca in rete. Aveva digitato 'manicomio Trebiasso bosco', 'cimitero Trebiasso bosco', 'manicomi abbandonati', e altri risultati simili senza trovare alcunché di interessante. Sospirò, appoggiata allo schienale della sedia a braccia conserte, chiedendosi dove potesse trovare informazioni riguardo a quel posto dimenticato da Dio. Pensò e ripensò, finché non vide entrare Debora nella sua stanza. Era una ragazzina di quattordici anni, paffutella, con i capelli raccolti in una coda di cavallo.
"Ehi Deb, che te ne pare di bussare la prossima volta che entri qui dentro?"
La sorella mostrò la lingua arricciando il naso, un gesto infantile che faceva spesso quando era nel torto e non aveva nulla da replicare. Denise girò il capo verso il suo computer disgustata, per sottolineare quanto fosse maleducata sua sorella.
"Che cosa vuoi microbo?"
"Posso usare il tuo computer? Il mio ha internet che non funziona."
"Esistono anche i cellulari che hanno internet, sai?"
"Sì, ma il mio l'ho rotto ieri pomeriggio. Stavo andando sul monopattino e mi è scivolato dalla tasca."
"Beh, il computer a me serve ora. Perché non vai in biblioteca? Anche lì hanno i computer. "
"Mamma non mi lascia andare da sola."
"Oh, beh. Quindi ti aspetti che ti porti io?"
"Sì."
"Niente da fare bella. Sono impegnata ora e poi non ho voglia di uscire."
"Uff."
Pestando il pavimento con passi pesanti, Debora uscì dalla stanza, sbattendo la porta. Un quarto d'ora dopo il padre entrò nella stanza. Era un uomo biondo e alto, dagli occhi azzurri e la corporatura robusta. Per lavoro faceva il commercialista, anche se aveva un tale fascino da poter fare l'attore.
"Denise ora basta, fai usare il computer a tua sorella!"
"Ciao pa', scusa ma sto... studiando" mentì. O almeno ci provò, perché il padre era intelligente e sagace e a lui non si poteva mentire tanto facilmente.
"Davvero? Oh fantastico. Allora è il momento per te di fare una pausa. Esci di qui, continuerai il tuo studio in biblioteca."
"Ma ora non posso. Sto facendo una cosa importante, e mi serve il mio computer."
"Questo tuo comportamento è ridicolo. Noi di sotto abbiamo del lavoro da sbrigare, tua sorella deve fare una ricerca per scuola e tu, dopo averci fatto preoccupare per un'intera notte, non vuoi farle usare il computer? Io penso che date le circostanze fare un favore alla tua famiglia mi sembra il minimo, non credi?"
Denise sollevò il capo al soffitto e sbuffò annoiata. "Va bene" disse.
"Poche storie e sbrigati. Ti voglio fuori da qui entro cinque minuti."
Aprì l'armadio e si mise le prime cose che trovò, una felpa rosa dell'adidas, jeans sbiaditi e scarpe converse nere. Si guardò allo specchio distemandosi i capelli. La mattinata è iniziata di merda, pensò. Dopo continue ricerche in rete ancora non so niente né del manicomio, né del cimitero, né di quella donna zombie che mi dà il tormento. Ma tanto vale cercare anche in biblioteca. Lì avranno per forza dei libri sulla storia del nostro paese, chissà che riesca a trovare qualcosa su quelli.
Debora sgattaiolò veloce in camera sua e come un lampo si sedette sulla sedia girevole davanti alla scrivania.
"Grazie del computer" fece Debora con un sorriso sarcastico.
"Non c'è di che, scema" e spero che con la zucca che ti ritrovi non mi attacchi un virus o cancelli qualche file, voleva aggiungere, ma non lo fece. Però sapeva di dover sistemare qualche pasticcio che la sorella avrebbe sicuramente combinato. Lei con la tecnologia era un vero disastro. Debora girò la testa verso di lei mostrandole ancora la lingua e il suo naso arricciato. Denise scuotendo il capo chiuse la porta e scese le scale. Incontrò Fabio, suo padre, sulla soglia dell'uscita di casa.
"Mi raccomando, non metterti nei casini. Io e tua madre ne abbiamo già passate tante questa notte."
"Tranquillo, non farò altro a parte studiare per l'università."
"Sei una ragazza in gamba e sveglia. Io ti vedo come una persona responsabile, che sa dire di no alle situazioni pericolose, che potrebbero ferire lei stessa o le persone a cui vuole bene. Per favore, non combinare niente di stupido. So di poter contare su di te, cerca di non deludermi."
Denise lo guardava con la bocca socchiusa e gli occhi sgranati. Le parole del padre l'avevano insieme stupita e meravigliata. Forse devo ringraziare mamma per questo, pensò.
"Puoi stare tranquillo papà, non succederà niente. "
"Bene, è quello che speravo di sentire."
Salutò il padre che la guardò allontanarsi e, mentre richiuse il piccolo cancelletto, lui ricambiò il suo saluto.

GillDove le storie prendono vita. Scoprilo ora