𝘗𝘳𝘰𝘭𝘰𝘨𝘰

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<Muoviti Clelia!>.
Bernadette mi stringe il braccio, correndo per arrivare in tempo alla partita del suo adorato Noah.
<Ehy, rallenta!>.
Alla fine non mi ascolta e quando arriviamo davanti alla palestra un gruppo di studenti è fermo davanti all'ingresso, a ostruirne il passaggio.
Bernadette non si lascia scoraggiare e si fa strada tra i nostri coetanei.
Tenendomi ancora il braccio mi trascina con lei davanti alla folla ed eccolo lì: il campo da basket della palestra.
Ah e si, anche i ragazzi, un mucchio di adolescenti sudati che si inseguono assiduamente.
Mentre Bernadette urla esultando io non ho occhi che per la palla, lanciata da una parte all'altra.
Il gioco è così fulmineo che non faccio in tempo a capire cosa succede finché non accade.
Un alto ragazzo, castano, che trovo di una bellezza piuttosto ordinaria, salta e davanti al canestro, esegue una bellissima schiacciata.
<È lui Noah?> chiedo colpita.
<Ovvio, mi chiedo ancora come fai a non conoscerlo! È il più popolare del nostro corso!>.
Mi lascia appesa a quelle parole e corre a bordo campo per fare il tifo più da vicino e allora tutto sbiadisce, l'ultima cosa che vedo è lo stesso Noah che parte in contropiede palleggiando.
Mi risveglio nel mio letto, avcompagnata dal suono della sveglia.
Dopo averla spenta rimango per un momento a fissare il soffitto.
Quel sogno, tremendamente vivido, mi ha lasciato sulla pelle una strana sensazione, un misto di felicità e...nostalgia?
<Indica il rimpianto!> esclama mia madre, di fronte a me, mentre sorseggia il suo caffè; quel giorno avevamo concordato di fare colazione insieme.
"Teoria bizzarra ma interessante" penso.
<Rimpianto di cosa?>.
<Di non aver vissuto al meglio i tuoi migliori anni> ribatte sicura, senza un briciolo si esitazione.
<Mamma!> protesto <i miei migliori anni sono ancora in corso>.
Lei si dimostra esitante mentre posa la tazzina sul piattino, mi scruta con uno sguardo che non le vedevo fare da parecchio tempo.
<Certo cara, ma gli anni della scuola non torneranno più; te lo dice una persona che ricorda bene le feste che saltavi per rimanere chiusa in casa a studiare>.
A quella risposta non so cosa controbattere per cui mi limito a fare spallucce ed ecco che improvvisamente il mio tè diventa più interessante della conversazione.
Mia madre si schiarisce la gola poi prende di nuovo parola.
<Ma il mondo onirico racchiude in sé talmente tanti significati che sarebbe riduttivo definirlo solo rimpianto, non credi?>.
Personalmente, non sono molto interessata all'argomento; per me i sogni non sono altro che sogni, ecco, la semplice attività notturna del cervello. Per mia madre invece sono molto di più, addirittura, in certi casi, è convinta che possano prevedere il futuro.
<Per me qualcosa nella tua vita sta per cambiare, Clelia> conclude dopo aver finito il caffé.

Ecco, appunto.

𝘓'𝘈𝘳𝘵𝘦 𝘋𝘪 𝘙𝘰𝘷𝘪𝘯𝘢𝘳𝘦 𝘛𝘶𝘵𝘵𝘰Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora