CAPITOLO 5

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Questa mattina non mi sono svegliata affatto bene, ero sudata,in preda all'ansia, i battiti a mille... mi succede raramente ma non é mai piacevole.
Scesi giù in cucina a fare colazione, mangiai le solite fette biscottate con la Nutella e un po' di thè, non bevevo quasi mai il latte, potevo farne a meno.
Mi diressi velocemente in bagno, mi sistemai il viso con un po' di trucco e mi legai i lunghi capelli neri in una coda alta.
Odiavo legarmi i capelli, ma la sera prima non avevo fatto in tempo a lavarli.

Mentre mi sistemavo sentii il telefono vibrare, un messaggio.
Decisi di aspettare per vedere chi era altrimenti avrei fatto tardi a scuola, quest'ultimo anno di liceo stavo cercando di fare meno ritardi possibili.

Presi le chiavi, lo zaino e uscii di casa.
Presi il telefono in mano e misi le cuffie per sentire un po' di musica, decisi di leggere anche il messaggio, era da parte di Mike, non poteva più farne a meno di mandarmi il buongiorno, e questo mi rendeva felice, gli risposi con un semplice "buongiorno ❤️" e continuai per la mia strada.

Ero quasi arrivata a scuola quando mi resi conto che di li a poco sarebbe suonata la campanella per entrare cosí aumentai il passo.

*

Mentre mi dirigevo verso la classe iniziai a diventare sempre più nervosa e questa sensazione non mi piaceva affatto.
Da quando sono in questa scuola il mio "problema" era la mia poca fortuna nell'instaurare amicizie e questo non era sfuggito agli occhi acuti delle mie compagne di classe.
Ero sempre stata oggetto di prese in giro e battute pesanti da parte di alcune ragazze della mia classe.
Ogni volta che le vedevo mi sentivo sempre nervosa, arrivavano sempre nei momenti meno opportuni.


"Guardate chi è arrivata! Miss Solitudine in persona!" rise una delle ragazze, Emma, mentre io mi sedevo al mio banco.

Non gli diedi peso, abbassai lo sguardo e cercai di ignorare le parole crudeli. Non volevo dare il piacere alle mie compagne di classe di vedermi reagire alle loro provocazioni.
Tuttavia, il mio cuore doleva per l'ennesima volta.

"Che cosa c'è di sbagliato nell'essere tranquilla e riservata?" chiesi, cercando di difendermi.

"Non è normale non avere amici! Soprattutto dopo 5 anni!" rispose sarcasticamente un'altra ragazza di nome Sofia
"Devi proprio essere debole e stupida se non riesci a farti amici!"

Mi sentii come se un pugno mi avesse colpito lo stomaco.
Le parole di Sofia mi fecero male più di quanto volessi ammettere.
Non volevo essere debole o stupida, ma era difficile per me instaurare rapporti con gli altri.
Continuavo a pensare che non dovevo dare peso alle loro parole e che presto non le avrei più viste ma il mio cuore non collaborava.

"Taci, Sofia. Non abbiamo bisogno di rendere la vita ancora più difficile ad Amy di quanto già non sia." intervenne Laura, era arrivata da poco nella nostra scuola e forse era l'unica ragazza della classe che sembrava non fare parte della cerchia delle bulle.

Mi sentii leggermente sollevata dalle parole di Laura, ma sapevo che non sarebbe durato a lungo.
Le ragazze non smettevano mai di prendersi gioco di me, non importa quanto fossero gentili con lei di tanto in tanto.

Le ore passarono lentamente e loro non fecero altro che schiamazzare e ridere tutto il tempo, dire che erano insopportabili era troppo poco.

*

Durante la pausa pranzo, mi trovai da sola al tavolo come al solito.
Le ragazze della mia classe si divertivano insieme, scherzando e ridendo come se io non esistessi nemmeno.
Mi sentii un nodo alla gola mentre cercavo di trattenere le lacrime che minacciavano di cadere.
L'unica cura alla mia solitudine era la musica, era l'unica in grado di comprendere il mio stato d'animo.
Iniziai a mangiare e cercai di non dare peso alle loro parole, fin quando una di loro urló schiamazzando come una gallina in calore.

"Guardate, ragazzi! Amy sta mangiando da sola di nuovo! Poverina, è così sola che persino il suo panino la sta abbandonando!" rise Emma, puntando il dito verso di me.

Volevo sparire, chiunque era presente in quella mensa si girò a guardarmi, odiavo essere al centro dell'attenzione.
Le parole delle ragazze mi ferivano profondamente, ma cercai di non farlo vedere.
Non volevo dar loro ulteriori soddisfazioni.

Mentre me ne andavo dalla mensa, sentì qualcuno seguirmi.
Mi girai di scatto e vidi Laura, mi guardò per un attimo e poi si avvicinò con un'espressione preoccupata sul volto.

"Hey, Amy. So che non te l'ho mai chiesto ma, ti va di parlare?" chiese Laura gentilmente.

Non riuscivo a credere alle mie orecchie.
A parte alcuni prof, Laura era la prima persona a mostrare sinceramente interesse per me, anche se non ci avevo mai parlato, infondo non era da molto tempo nella nostra scuola.
Mi sentì sopraffatta dall'emozione e decisi di aprirmi un po' con lei.

"Sì, mi piacerebbe. Grazie, Laura." Gli risposi con un filo di voce da sembrare quasi inesistente, eppure lei riuscì a sentirmi.

Cosí ci incamminammo lungo il corridoio, andammo fuori e ci sedemmo su una panchina nel giardino della scuola.
Con un po' di difficoltà iniziammo a conoscerci meglio, eravamo entrambe molto introverse.
All'inizio mi ci volle un po' di coraggio ma poi riuscí a raccontarle tutto.
Gli raccontai di quando mi fui trasferita qui, di Mike, della mia famiglia e di quanto io, da 5 anni stessi soffrendo a causa del bullismo delle mie compagne di classe.

"Sono così stanca di sentire le loro parole crudeli e di essere sempre trattata come se fossi invisibile." confessai tutto d'un tratto con la voce ferma dall'intensità delle mie emozioni.

Continuammo a parlare per molto tempo fin quando non suonò la campanella che ci indicava di dover ritornare in classe.
Prima di entrare in classe Laura mi abbracciò dolcemente e mi disse: "Amy, non sei sola. Io sono qui per te e prometto che non permetterò più alle altre ragazze di farsi beffe di te. Ti aiuterò a trovare amici veri che ti rispetteranno per chi sei."

Mi sentì commuovere dalla sua gentilezza e dalla comprensione di Laura.
Si vedeva che non era come le altre.
Finalmente avevo trovato qualcuno che mi supportava e mi difendeva.
Non sapevo se definirla ancora un'amica, eppure sentii un senso di speranza e gratitudine che non avevo mai provato prima.

Anche se era un po' tardi per fare amicizia visto che mi trovavo all'ultimo anno decisi di passare il resto della giornata con lei.
Mi interessava, volevo conoscerla meglio.

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