Sipario

147 12 41
                                    

TW: I contenuti di questo capitolo sono forti e possono sconvolgere i lettori più sensibili per i temi di violenza, anche sessuale, che tratta e di linguaggio scurrile. Invito a non leggere, neppure per curiosità. Se desiderate, comunque, inoltrarvi nel capitolo vero e proprio saltate la prosa dei ricordi di Braël e partite direttamente dal racconto, che inizia dopo la targhetta divisoria nera con scritto "Il poeta dannato". Grazie e scusate il disagio. ⚠️🔞

Quante volte ho desiderato essere come una bestia

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Quante volte ho desiderato essere come una bestia. Senza ragione. Senza pensiero. I ricordi bruciano. Le tempie dolono. Elaboro i contenuti della mia infanzia e maledico la mia facoltà mnemonica riconducibile ai falsi frammenti dell'attenzione affettuosa. Emoglobina di pensiero. Scorre, inciampando nella mente come l'ossigeno che rifiuta di circolare nei polmoni. Il fiato si trattiene, le palpebre sbattono, il sorriso si intristisce. La lacrima scende.

Quando ero piccolo mi tuffavo nell'erba e ci immergevo le mani alla ricerca di un quadrifoglio. Un'altra stronzata che qualcuno ha pensato bene di mettere in giro, sostenendo che la sua rarità darebbe fortuna a chi lo trova. Inciampai in quella cazzata. Ci avevo creduto, cazzo. Credevo nella speranza di essere visto con occhi gentili; di ritrovare una voce perduta che cita detti e non detti sbiaditi ormai nella mia mente e che mi tengono sveglio la notte invece di dormire. Chi è? Chi?

Io guardavo sempre il pugno di mio padre e con gli altri fingevo che andava tutto bene. I miei occhi rivedevano l'ombra notturna che mi veniva a trovare ... e a scuola invidiavo i miei compagni, che mostravano i regali ricevuti a Natale.

Sento sempre l'aria comprimersi, ovattata nelle false risate che girano attorno come mulinelli di vuoto. È il torrente circolatorio di un tocco non percepito. Di un sorriso non corrisposto. Che fine ha fatto la donna della poesia?

La strada è come un palcoscenico. Si recitano le mille facce, vestendoci di finte maschere. Si corre tra le pozzanghere e alla fine dell'ultimo atto rivolgiamo i musi stronzi alla pioggia, che ci ripulisce del trucco indossato.

***

Avevo preso l'abitudine di uscire di nascosto dal dormitorio. Scavalcavo il cancello e scomparivo tra i viali bui per incontrarmi con un gruppo di sfasciati senza intelletto un po' più grandi di me. Miseri di quartiere che annegavano i dispiaceri nei furti e nel vandalismo di strada. Auto scassinate, carrozzeria graffiata, ruote bucate e, ovviamente, muri imbrattati. Io preferivo questi ultimi. Agitavo la mia bomboletta e tra gli schiamazzi correvamo rasenti i muri a fare del vandalismo un'arte megera della risata perduta.

"Ma che cazzo scrivi, Braël?! Ahahahah!" mi aveva schernito il più grande. Un coglione che sbraitava se non veniva ascoltato. Si era fermato a leggere qualche parola da me erogata su uno squarcio di muro. A ogni frase che leggeva vedevo le sue spalle scuotersi.

"Queste so carezze per le palle!" La sua voce era stata orribilmente graffiante.

Avevo scritto parole di infanzia perduta e rabbia nascosta, mandando a fanculo il mondo, ma per un individuo di basso quartiere, a cui la vita non aveva sorriso neppure a lui, erano parole sincere che non voleva udire. Il suo piccolo branco di strada doveva essere spensierato e non annegato nella merda che la società ti regala quando nasci e cresci in certi ambienti. Sfogava i rancori con il vandalismo e una volta finito che gli rimaneva? Almeno le parole non vanno via, sia che le scrivi, le leggi o le ascolti. Ogni volta che ripassavo davanti a quei muri le vedevo nitide e ben laccate per ricordare a me stesso che la rabbia va affrontata e non ricacciata.

Il Poeta Dannato Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora