Capitolo 1.

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Il mio anno all'estero verso Madrid era iniziato con un ritardo disarmante, non avevo sentito la sveglia ed adesso stavo correndo cercando di infilare i jeans mentre con l'altra mano lavavo i denti.

Avrei perso l'aereo se solo avessi ritardato qualche altro minuto, ma per fortuna dopo circa mezz'ora di totale confusione ero comodamente seduta all'interno del mio aereo che mi avrebbe condotta ad una delle esperienze più belle di tutta la mia vita.

Il momento dei saluti era stato decisamente uno dei peggiori, lacrime ovunque, tra i miei genitori e la mia migliore amica.
Avevo stretto così forte Lisa da farle mancare l'aria, probabilmente, ma infondo ero contenta di cambiare paese per un anno.
La Spagna era sempre stato uno dei miei più grandi sogni, non che l'Italia non mi rendesse felice ma avvolte avevo l'impressione di non ritrovarmi nel posto giusto.

La famiglia a cui mi avevano affidato era una famiglia benestante da ciò che diceva il mio fascicolo, con un figlio a carico della mia stessa età.
Da qualche giorno avevo iniziato a parlarci per messaggio giusto per fare amicizia, avevo scoperto che fossero di origini inglesi in realtà, ma che vivevano a Madrid per lavoro.
Non sapevo molto, oltre i loro nomi.

Dopo circa tre ore di volo arrivai a Madrid, entusiasta come non mai scesi dall'aereo andando a recuperare tutte le mie valigie e fui stupita da come fosse facile tutto lì.

" A Jobe🇪🇸:
Sono arrivata sto per uscire"

Inviai ed immediatamente presi i bagagli andando verso l'uscita, sulla destra mi aspettava un ragazzo di carnagione mulatta e degli occhiali da sole sul volto.
Rimasi impressionata dalla sua presenza fisica e mi avvicinai a lui, per risposta sollevò gli occhiali da sole con un sorriso raggiante.

« È un piacere conoscerti! Lascia fare a me...» disse prendendo le valigie dalle mie mani e sollevandole come se fossero tremendamente leggere.
Arrivati davanti ad una Jaguar rossa fiammante, Jobe aprì il portabagagli inserendo le mie valigie e venendomi successivamente ad aprire la portiera.

« Adesso raggiungiamo i miei genitori.» disse lui sorridendomi e mettendo in moto, per tutto il viaggio tenni gli occhi incollati fuori dal finestrino beandomi della vista e del calore tremendo di Madrid, mentre nelle mie orecchie risuonava la musica reggaeton che Jobe aveva accuratamente scelto per il nostro viaggio in macchina.

Sì posteggiò non appena fu arrivato ad un vialetto che dava su una villa enorme che mi fece spalancare gli occhi in uno sguardo sorpreso.

« Sarah! È un piacere conoscerti.» la voce della signora Bellingham mi riportò sulla terra ferma ed immediatamente mi ritrovai tra le sue braccia, mentre quello che doveva essere il mio host dad mi guardava sorridente accanto al figlio che nel frattempo stava scaricando le mie valigie.

« Jobe ti mostrerà la tua stanza, poi pranzeremo, sicuramente sarai affamata.» disse il signor Bellingham ed io annuì entusiasta cercando con lo sguardo Jobe che mi aspettava davanti la porta di casa.

Salimmo le scale di una casa enorme e ben arredata ma soprattutto molto luminosa, mi sembrava letteralmente un sogno ed io non potevo essere più felice di così.
« Ed eccoci qui, la mia stanza è quella accanto.» mi disse lui sorridente e io sorrisi di rimando.
« Stasera uscirò insieme a degli amici per andare ad una festa, se vuoi puoi unirti a me.» lo guardai incredula.
« Sei molto gentile, mi farebbe piacere.» dissi e lui si sedette sul mio letto aspettando che posassi le cose a posto.
« Ti avverto, sono un tipo molto socievole e quindi non ti lascerò poltrire in questa stanza da sola.» disse Jobe ed io ridacchiai portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
« Questo vorrà dire che ti avrò tra i piedi ogni secondo?» assottigliai gli occhi ironicamente e lui fece lo stesso.

« Può darsi.» terminò il discorso in quel modo secco facendomi ridacchiare.

Scesimo al piano di sotto e trovai la tavola ben apparecchiata, una donna di nome Dolores, aveva cucinato una miriade di portate ci cibo tradizionale spagnolo e mi faceva impazzire come tutti fossero tremendamente gentili tra di loro.

Qualche ora più tardi mi ritrovavo in videochiamata sul mio nuovo letto con Lisa, curiosa di conoscere la mia nuova vita.
« E Jobe com'è? Figo come nelle foto?» chiese lei in modo sfacciato facendomi sgranare gli occhi, ma poi ridacchiai.
« È molto bello e tremendamente gentile, stasera andrò ad una festa con lui e i suoi amici.»
« Hai portato qualche bel vestito?» mi chiese lei con tono accusatorio e io roteai gli occhi al cielo annuendo.
« Non sono qui per far colpo su Jobe, quando tornerò in Italia non posso portarmelo dietro.» dissi e lei alzò le spalle.

Indossai un tubino nero molto stretto e raccolsi i capelli in una mezza coda dopodiché mi truccai leggermente, il giusto per essere presentabile e scesi a raggiungere quello che sarebbe dovuto essere il mio fratello ospitante.
« Dio santo, stasera mi sa che non posso lasciarti sola.» esclamò lui facendomi fare un giro su me stessa ed io ridacchiai.
« È una sorta di complimento?» chiesi leggermente imbarazzata salendo poi sulla sua auto.
« Si, Sarah.» disse Jobe facendomi abbassare lo sguardo leggermente imbarazzata.

Arrivati al luogo della festa, una miriade di gente era lì già pronta a festeggiare e quando io e Jobe facemmo arrivo tutti iniziarono a salutarlo calorosamente e poi iniziarono a guardarmi insospettiti.
Lui mi presentò a molti amici e amiche, le ragazze sembravano guardarmi con rancore, probabilmente interessate a Jobe.

« Non bere troppo e se hai bisogno di qualcosa sono qui.» mi disse lui con un sorrisetto gentile sul volto, io annuì in tutta risposta prima di essere raggiunta da un ragazzo.
« Sono Pablo, tu sei la nuova sorella ospitante di Bellingham, giusto?» mi disse un ragazzo dagli occhi cristallini ed io annuì.
« Mi chiamo Sarah.» mi presentai e lui sorrise di rimando passandomi un bicchiere con della sangria dentro.
« Sono il proprietario della villa, spero tu ti diverta, per la cronaca sei molto bella.» le mie guance diventarono immediatamente rosse mentre sorseggiavo ciò che Pablo mi aveva appena passato.
Non seppi come ma la serata diventò improvvisamente divertente ed iniziai a ballare in mezzo agli altri, mentre lo sguardo di Jobe non si staccava da me, probabilmente per responsabilità che non mi accadesse nulla.

Il suo sguardo però si fece più serio quando Pablo si avvicinò di nuovo a me, Jobe quindi prese un braccio mettendomelo intorno alla vita.
« Lei sta con me, spostati.» ringhiò Jobe e Pablo non asserì parola spostandosi immediatamente da noi.
« Era molto carino.» misi il broncio facendo ridacchiare Jobe.
« Io non sono più carino di lui?» mi chiese e l'alcol mi fece annuire immediatamente.
« Allora non lamentarti.» disse lui facendomi ridere di rimando, così iniziammo a ballare insieme affinché nessuno mi disturbasse.

Bellingham bros. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora