Capitolo 2.

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La mattina successiva mi ero svegliata con un tremendo mal di testa, non ricordavo molto del nostro rientro in casa, se non di molteplici risate fatte mentre salivamo le scale e cercavamo di non fare rumore per non svegliare i suoi genitori.

Restai qualche minuto a letto cercando di rimettere insieme i pezzi prima di alzarmi a fatica, indossai un paio di shorts ed un top, mentre i miei capelli finirono legati in una coda di cavallo.
Al tavolo Jobe aveva ancora la faccia tremendamente addormentata mentre beveva il suo caffè e latte, mi sedetti al suo fianco e lui buttò uno sguardo verso di me.

« Buongiorno.» mormorò facendomi ridacchiare, entrambi quasi non ci reggevamo in piedi ed anche io lo salutai nello stesso modo mettendomi a sorseggiare il mio caffè rigorosamente corto.

« Che facce che avete.» ridacchiò sua madre e noi ci voltammo prima di ridere entrambi all'unisono.
« Però sono felice che tu ti sia trovata bene tra gli amici di Jobe, oggi ha detto che vuole portarti a fare un giro per Madrid.» disse suo padre ed io annuì gentilmente.
« Sarò felice di girare Madrid, non vedo l'ora.» dissi entusiasta facendo ridere di rimando Jobe che fino a quel momento era rimasto in una sorta di stato di dormiveglia.

Dopo esserci un attimo ripresi andammo entrambi a sistemarci per la gita lungo le vie di Madrid.
« Prendiamo l'auto sarà più comodo.» disse Jobe ed io annuì andando verso di lui e salendo all'interno dell'auto.

Le strade di Madrid erano illuminate dal sole cocente, ma un piccolo spiraglio di vento rendeva la camminata piacevole.
Jobe era perfettamente quello che si definisce un Golden retriever energy, un ragazzo con tantissime energie e tanta voglia di fare, sempre pronto a farti le feste e metterti a tuo agio.

« Poteva capitarti un fratello brutto, sei stata fortunata con me.» disse lui vantandosi e io lo guardai ridacchiando.
« Che modesto!» lui finse un'espressione offesa prima di puntarmi il dito contro.
« Ieri me l'hai detto tu che sono bello.» mi ricordò ed io roteai gli occhi.
« Avevo bevuto, non sapevo cosa dicevo.» dissi e lui mi fece l'occhiolino di tutta risposta.

Durante il nostro giro per le vie di Madrid ci fermammo a bere un frappè e mi disse che il suo gusto preferito fosse fragola, però senza la panna.
Mi scattò moltissime fotografie ed alcune le scattammo insieme, mandandole a sua madre.

« Sei molto simpatica.» disse lui d'un tratto mentre ci stavamo riposando su una panchina.
« Anche tu.» risposi voltandomi verso di lui e mi posò un bacio sulla guancia.
« Sai che se non vivessi a casa mia avrei fatto sicuramente qualcosa per provarci con te.» disse lui in maniera del tutto trasparente facendomi quasi strozzare con la mia stessa saliva.
« Il punto non è che vivo in casa tua, il punto è che tornerò in Italia.» alzai entrambe le spalle e lui fece lo stesso.

La nostra chiacchierata si concluse con Jobe che iniziò a raccontarmi del suo primo giorno a Madrid e di quanto fosse stato disastroso, dopodiché gli squillò il telefono.

Il volto di Jobe cambiò improvvisamente e si portò le mani sulla testa, facendomi mettere paura, lo guardavo ma non diceva niente mentre continuava a tenere il telefono nell'orecchio.
« Cazzo, dobbiamo andare.»  si alzò improvvisamente trascinandomi dietro di lui fino ad arrivare alla macchina.

« Che è successo?» domandai una volta che ebbe messo in modo e lui sospirò.
« Jude ha avuto un brutto infortunio ed è appena tornato dall'ospedale, dobbiamo andarlo a prendere.» disse come se fosse scontato che io sapessi di cosa stesse parlando.
« Jude?»
« Mio fratello maggiore, lui è un calciatore ma ha avuto una botta molto forte e non può stare in casa solo quindi ora passiamo a prenderlo e lo portiamo a casa con noi finché non starà bene.» disse Jobe spiegandomi la situazione ed io annuì.

Non ero al corrente che Jobe avesse un fratello e ancor meno sapevo che fosse un calciatore.
Arrivammo davanti ad una villa enorme, ancora più grande della casa dove vivevamo tutti insieme.
Jobe si fermò avvisando il fratello al telefono del nostro arrivo, rimasi completamente paralizzata quando lo vidi arrivare con le stampelle.

Lui si bloccò davanti alla mia portiera e mi osservò alzando un sopracciglio, poi sospirò annoiato.
« Non ci sto dietro con queste, mi fai sedere?» disse senza nemmeno presentarsi e il mio momento di ammirazione si sgretolò davanti a così tanta arroganza.

Scesi dalla macchina senza dire una parola e mi misi dietro, mentre Jobe mi guardava dallo specchietto.
« Non iniziare.» disse soltanto il più piccolo facendo sbuffare Jude che nel frattempo si sistemava sul lato del passeggero.

Arrivati a casa restai sorpresa di come Jude cambiasse atteggiamento con la madre, si gettò completamente tra le sue braccia lasciando che la madre lo coccolasse prima di rientrare dentro.

Jobe nel frattempo mi raggiunse mettendosi al mio fianco.
« Lascialo perdere.» mi sussurrò facendomi ridere ed io annuì entrando insieme a lui.

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