Il ragazzo che aveva il Sole nel cuore

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Il Sole splendeva alto quel giorno di metà maggio, era una giornata così bella, senza nuvole.
Pareva fosse così in suo onore, o almeno così la pensava il rosso: splendeva il Sole, e ciò ricordava a George il suo gemello.
Fred Weasley aveva il Sole negli occhi color nocciola, sempre così accesi e vispi da parere ancor più chiari di quanto non fossero; i capelli color rosso pagliericcio, quasi arancioni alla luce del giorno, non erano da meno.
Non aveva mai ripensamenti, non aveva mai rimorsi e mai l'aria triste; rideva, sghignazzava o sogghignava sempre, le sue labbra non erano mai state prive di quell'espressione furba e così dispettosa da donargli un'aria da eterno bambino.
Per questo, per onorare la memoria del ragazzo con il Sole negli occhi e nel cuore, quel giorno di maggio splendeva alto il Sole.
George non riusciva a distogliere lo sguardo dal volto cereo del gemello, non riusciva a spiccicare parola né ad azzardare alcun movimento: avvertiva un groppo in gola che quasi gli mozzava il respiro, ma che differenza faceva? Ormai, era già diviso,distrutto, in due.
Prima che la bara venisse chiusa, avvertì il calore della carezza di sua madre riscuoterlo, o almeno provarci, e voltandosi appena, la vide incoraggiarlo con lo sguardo.
Lo stava incoraggiando a dire qualcosa, per augurare alla sua metà buon viaggio.
O forse buona notte?
Deglutì a vuoto, George, ma avanzò approssimandosi alla bara: il suo gesto di congedo per il fratello fu scompigliargli i capelli con fare impacciato date le circostanze eppure complice perché, nonostante tutto, era pur sempre George Weasley, diamine!
Un sorriso sfiorò le sue labbra, un sorriso che non sapeva d'amarezza, non del tutto, accompagnato da parole pronunciate a voce spezzata.
«Sorridi anche oggi, eh fratello?»
La mano del rosso si abbassò incerta sul viso del giovane; non erano mai stati ragazzi particolarmente affettuosi, tutt'altro, anche perché tra di loro non c'era mai stato bisogno di chissà quale effusione affettiva.
Quand'era stata l'ultima volta che si erano abbracciati?
Si erano mai detti "Ti voglio bene"?



-Come ti senti, Georgie?-
-Romano.-
-Come hai detto?-
-Romano. Come il foro... Come il foro Fred, capito?-
-C'è un mondo di battute legate alle orecchie e tu scegli "romano". Sei patetico.-
-Sono comunque più bello di te.-



Oh, sì, milioni e milioni di volte, in un modo che solo loro potevano usare.Non che fossero mai stati facili da comprendere, quanto prendereste sul serio chi è capace di ridere anche in faccia alla morte?
Era fredda, la guancia di Fred.
«Ti voglio bene, Gred
Non riuscì a dire altro, quel giorno, George Weasley. Non pianse neanche, non in apparenza, almeno. Forse perché da quel maledetto due maggio aveva pianto così tanto e così a lungo da non avere più lacrime da versare, o forse perché se Fred fosse stato lì e l'avesse visto versare una lacrima se la sarebbe presa: un motivo c'era se George era l'unico lì, al funerale, a non essere vestito di nero.



*


Frederick Gideon Weasley
1st April, 1978 - 2nd May, 1998
"Giuro solennemente di non avere buone intenzioni."


Non era rimasto più nessuno ormai al cimitero, nonostante - come sempre - Molly, Ginny, Ron, persino Percy, avessero tentato di convincere George a tornare a casa non v'era stato verso.
Possibile che perdere qualcuno facesse male a tal punto?
Possibile che la perdita di Fred valesse la perdita del sorriso di George?
Erano domande ricorrenti queste, che trovavano risposta nel vedere George fare finta di stare bene, senza però riavere indietro quello il ragazzo amante del gioco e della marachella.
Perdere un fratello significa perdere una persona amata, perdere un gemello cosa significa invece? Significa sentirsi portare via - Sentirsi strappare - parte di sé, significa non riuscire più a volgere lo sguardo a uno specchio senza rivedere l'altro - Senza sperare che il riflesso inizi a parlare, a muoversi da sé, a vivere.
Significa morire a metà.
Significa stare seduti di fronte a una pietra fredda con incisi nome, cognome, data di nascita e di morte della propria metà. George percorse con le dita i caratteri della frase incisa sulla lapide e avrebbe giurato di risentire la voce del fratello pronunciarla con quel suo tono burlescamente solenne.
Fu quasi tentato di piangere, di urlare anche, perché no? Ma se fosse bastato solo quello a riportare Fred indietro, allora non sarebbe lì, dato quante volte George aveva ceduto alle lacrime.
Nel chiudere il loro negozio, con le loro invenzioni in mano, cercando di addormentarsi...
Perché tutto ciò che lo circondava gli faceva tornare alla mente Fred, lo illudeva che voltando lo sguardo avrebbe incontrato un volto eternamente identico al suo.
Perché tutto ciò che era la vita di George era stato anche la vita di Fred, perché avevano costruito tutto quello che ora rappresentava la quotidianità insieme, loro due.
«Come stai, Freddie?»
Senza preavviso quelle parole erano uscite spontanee dalle labbra del mago dai capelli rossi, a bassa voce; soffocò una risata.
«Cosa te lo chiedo a fare? Stai benone, scommetto. Tutto il giorno a fare niente, dovrai sentirti così annoiato senza la presenza del tuo gemellino preferito.» Bofonchiò ridendo appena; ma perché diavolo rideva se dentro sentiva che stava cadendo tutto a pezzi?!
«Di solito è il bello a morire alla fine della storia, sai? Ma allora cosa ci fai tu qua sotto? Dovrei esserci io.»
Allora, George pianse.

Ϣe're ʛoing ъack ѡhere ϣe ℬelongDove le storie prendono vita. Scoprilo ora