SaraTutti hanno un luogo preferito a cui sentono di appartenere.
Un luogo che non smette mai di renderti felice. Un luogo che ti incanta, ti seduce e, infine, ti conquista. Lo stesso che, inavvertitamente, si fa spazio nel tuo cuore diventando il tuo posto sicuro, la tua casa. E non importa quanto tu riesca ad allontanarti da esso o per quanto tempo tu possa trascurarlo; prima o poi, sentirai il bisogno di volerci tornare.
Io, però, potevo ritenermi fortunata perché, nel mio luogo preferito, ci vivevo.
Fatto da spiagge talmente perfette che sembravano uscite da mondi lontani e immaginari, e da un mare ricco di sfumature blu che dolcemente si fondevano col cielo, il mio luogo preferito nient'altro era che l'isola più bella del mondo:
La Sardegna.
Per un'amante del mare come me, era impossibile non sentirsi attratta da qualcosa di così magico e puro come lo erano i suoi panorami suggestivi o le sue coste mozzafiato. Casa mia era un vero e proprio paradiso terrestre.
Durante quelle ore di viaggio in macchina mi capitò più volte di perdermi con lo sguardo verso le massicce scogliere che si ergevano fino al cielo da un lato, e affondavano negli splendidi fondali dall'altro. O ancora, nelle acque cristalline che si infrangevano contro quelle pareti rocciose creando un'esplosione incantevole di bianco e blu, per poi tornare a dissiparsi e ripetere quel movimento ipnotizzante all'infinito.
Il mare, per me, era una poesia che non smetteva mai di incantarmi. Non ne avevo mai abbastanza e spesso, senza neanche rendermene conto, restavo imbambolata per ore di fronte quello spettacolo sublime che era casa mia. Non avrei sostituito il mio luogo preferito con niente e nessuno al mondo.
Con mia mamma ci eravamo fermate ad un autogrill per un pasto veloce a pranzo. Prima di tornare in auto avevamo preso un caffè e subito dopo lei ha dovuto aspettare pazientemente, senza farmi mancare la sua disapprovazione, che fumassi la mia amata sigaretta post pranzo.
Era un brutto vizio il mio, ma non riuscivo proprio a smettere e, onestamente, non ne avevo proprio voglia. La prima sigaretta l'avevo fumata solo un anno prima per scoprire che sapore avesse e perché la gente non riuscisse a separarsene, una sigaretta tira l'altra... ed improvvisamente ne ero diventata dipendente. Non l'avevo mai nascosto a mamma, a lei dicevo sempre tutto. Ovviamente non approvava affatto, ma sapeva che, nonostante i suoi rimproveri, alla fine avrei fatto di testa mia, come sempre.Per il resto del viaggio, avevamo cantato a squarciagola quasi tutto il repertorio italiano dagli anni '60 a '90, il nostro preferito.
Ecco, quella era un'altra caratteristica che avrebbe potuto rendermi strana agli occhi dei miei coetanei: ero una ragazza di diciotto anni che nel 2024, alla musica trap o pop commerciale del momento, preferiva le canzoni "vecchie"; i cosiddetti classici che avevano fatto la storia della musica e che non sarebbero tramontati mai.
Il mio periodo musicale preferito era indiscutibilmente quello degli anni '80.
Avrei potuto ascoltare all'infinito Africa dei Toto, Livin' on a Prayer di Bon Jovi, e l'intero repertorio degli ABBA fino a farmi sanguinare le orecchie. Ero una piccola rockettara, ma anche una dancing queen, come diceva mamma.
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Unmasked hearts ~ Un mare di bugie
Romance"... il trasferimento a casa del mio nuovo patrigno e fratellastro. "Un cliché già visto e rivisto" direte voi. E vorrei tanto darvi ragione e dirvi che questa è l'ennesima storia burrascosa ma che nasconde un lieto fine. Dico sul serio, avrei davve...