2. Debole

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«Mi state dicendo che mi hanno rotto un braccio perché vi siete fatti fregare la droga che stavate vendendo per pagare la penale di un contratto discografico?».

«Detta così ce fa sembrare quattro cojoni...», commenta Vittorio, ottenendo in cambio uno sguardo omicida da parte di mio fratello.

«Sarà perché lo siete».

«A Marco! E dai...», intervengo sbuffando.

«Dai, cosa? Stanno in un casino gigantesco e per uscirsene ci si mettono in uno ancora più grande? Non mi sembra molto intelligente».

«A rega', però c'ha ragione lui».

Inarco un sopracciglio, volgendo a Daniele la mia completa attenzione. «Da quando voi due andate così d'accordo?».

Nessuno osa fiatare, perché la porta d'ingresso si apre e Marika fa il suo ingresso con le mani cariche di buste della spesa. I suoi occhi saettano da una parte all'altra, concentrandosi infine su Daniele e sul borsone che sta finendo di riempire. «Che stai facendo?».

«Sto prendendo la mia roba. Torno a stare da Vittorio».

«E perché?».

La sua domanda mi causa una morsa di fastidio che affondo in un morso al labbro inferiore.
Da quando Daniele deve renderle conto di quello che fa?

«Perché abbiamo fatto pace e nun me va de sta' qui a rompe er cazzo. Se me ne vado sarai libera di fare quello che ti pare in casa tua, no?».

Lei schiude le labbra per dire qualcosa, poi, però, la tiene per sé.
Mi sembra evidente che qualsiasi cosa stesse per dire fosse qualcosa inerente alla loro... relazione.
«Per me non è un problema se rimani qui».

Mi aspetto che Daniele ceda. È fatto così, in fondo, è troppo buono per rinunciare alle persone che - nel bene o nel male - lo amano. Invece lui mi sorprende, chiudendo il borsone e caricandoselo in spalla. «Per me sì, però». Detto questo va verso di lei, superandola e salutandola a stento.

«Ciao», mormoriamo noi nell'imbarazzo assoluto, imitandolo e scappando fuori alla velocità della luce.

«Ma vaffanculo, Daniele!», commenta lei, sbattendo la porta in uno scatto di ira.

«Ma che t'è preso, frate'? L'hai proprio trattata de merda», dice Ilo non appena lo raggiungiamo fuori.

Daniele non risponde, cammina in direzione dell'auto che abbiamo "condiviso" nelle ultime settimane, lanciando il borsone sui sedili posteriori e spalancando successivamente lo sportello del passeggero. «Andre, vieni con me?».

Sento il cuore accelerare spietatamente e subito volgo lo sguardo a Marco che, con un'alzata di occhi al cielo, mi rassicura che tornerà a casa sano - anche se per metà - e salvo con gli altri due.

Le gambe si muovono da sole, raggiungendo Daniele e salendo in macchina con lo stomaco che fa le capriole.
Ricordi vividi di ieri notte mi passano davanti agli occhi, facendomi sorridere come un coglione. Ancora.
E pensare che ho sorriso più negli ultimi due giorni che negli ultimi due mesi.
«Stai bene?», è la prima cosa che chiedo non appena anche lui sale.

«Non lo so», ammette sincero, lo sguardo perso fuori dal finestrino e il labbro inferiore incastrato fra i denti.

«Non devi chiudere i ponti con lei se non vuoi farlo. Sei cresciuto con Marika, non-».

«Appunto perché so' cresciuto con lei, Andre'. È per questo che sono incazzato».

«Non ti seguo...».

«Sono una persona debole. Lo sappiamo tutti. Quando qualcosa non va io cerco sempre di affogare le mie emozioni, il più delle volte scopandomi la prima che ho a disposizione. Ed è orribile, lo so. Ma...», stringe le labbra. Stavolta mi guarda. «Non è più orribile che la persona che mi ha cresciuto come se fossi un figlio, invece di starmi accanto e aiutarmi a superare questo ostacolo enorme, a liberare il peso che ho dentro semplicemente parlandone, abbia preferito darmi una mano essendo quella stupida e insignificante scopata?».

Sì. È decisamente orribile.

«Lo so che è anche colpa mia. E forse anche lei è una debole. È umana, è normale. Ma io... io me sentivo così strano. Stavo a combatte con una nuova parte de me, una che me faceva... anzi, che me fa paura. Per giorni ho creduto di averti perso, e la tentazione di chiamarti era così forte, ma allo stesso tempo non ne avevo il coraggio. Sono crollato. Come sempre. E lei era lì, mi è sembrata una via di fuga ai problemi. Però più la baciavo, più...».

«Più...?».

«Più volevo te».

Complici |Daniele x Andrea|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora