Parte 1 senza titolo

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Spesso ci si chiede come sia possibile che le persone che abbiamo intorno possano cambiare così tanto e in così poco tempo, al punto che a volte sembra quasi di non conoscerle più. Me lo chiedevo sempre anch'io, e me lo chiesi ancor di più quando, nel giro di appena qualche mese, passai dall'essere una onesta madre di famiglia al ridurmi di fatto a fare la prostituta. Anzi, la puttana, visto che è sempre meglio chiamare le cose col loro nome. Certo la colpa, se di colpa vogliamo parlare, non fu solo mia, e di sicuro le cose sarebbero andate in tutt'altra maniera se l'azienda di mio marito avesse continuato a macinare soldi come aveva sempre fatto fino a un paio di anni prima.

Io e Marco ci conosciamo da una vita, e siamo cresciuti insieme in uno di quei quartieri di periferia dove l'unica cosa bella che ti possa succedere è trovare qualcuno da amare e con cui provare a costruire un futuro. Fortunatamente per me e per Marco il nostro era un amore sincero, e non solo una via di fuga dalla realtà che avevamo intorno, tanto che un futuro insieme era per noi non solo un progetto ma un destino inevitabile.

Un destino che si rivelò presto dorato, con Marco che, grazie al duro lavoro e alle scelte giuste fatte al momento giusto, passò dal fare l'operaio in una ditta di ristrutturazioni a diventare imprenditore, rilevando la ditta in crisi per cui lavorava grazie ai soldi presi in prestito da suo padre e dal mio.

L'azienda si rilanciò in fretta proprio grazie a Marco, e una volta ripagati i debiti fatti per acquistarla, per Marco e per me arrivò il momento di goderci il presente e aggiungere al nostro futuro il tassello più importante. Il giorno in cui nacque Diego capimmo entrambi che niente sarebbe stato più lo stesso, e il destino sembrò volerci dare ragione quando, qualche anno più tardi, l'azienda di Marco entrò nuovamente in crisi.

Stavolta l'accortezza di Marco non bastò a risanare i conti, né a far fronte a fornitori sempre più esosi e clienti che sparivano da un giorno all'altro, e nel giro di un paio di mesi Marco e Milena, la coppia d'innamorati che si godeva la vita e che era invidiata più o meno da tutti, si ritrovarono di colpo al punto di partenza. Marco a fare l'operaio, ed io a risparmiare ogni centesimo per non far mancare mai nulla a nostro figlio.

Il che era tutt'altro che facile, poiché la crisi non c'era ovviamente solo per noi, e i pochi clienti, quando pagavano, pagavano sempre peggio e sempre più tardi. Il piccolo Diego, che ormai piccolo non lo era più, non si accorse però mai di niente, anche perché in qualche modo riuscivamo a risparmiargli la tensione che di mese in mese cresceva anche tra noi. Anche se Marco non lo avrebbe mai confessato, un altro stipendio in casa non ci avrebbe certo fatto male. La prima a saperlo ero io, anche se tutte le mie amiche erano convinte che i nostri veri problemi fossero altri.

"Tu e tuo marito dovreste scopare di più," mi diceva di tanto in tanto Valeria, la mia vicina di casa, che per qualche motivo si era convinta che tutti i guai di Marco fossero dovuti solo al troppo stress. "Eppure hai sempre detto che il feeling c'era, no?"

Il feeling c'era e come, per carità. O meglio, c'era stato, poiché con la crisi e con un futuro incerto per la nostra famiglia Marco aveva ben altro a cui pensare. E anche io, e quando la mattina glielo succhiavo un po' a letto per fargli iniziare meglio la giornata, non m'illudevo certo che sarebbe stato un pompino a fargli trovare più clienti.

Presto mi resi conto che l'unico modo in cui avrei potuto aiutarlo concretamente era cercandomi un lavoro, e poiché Marco era convinto che il lavoro migliore che potessi fare era crescere al meglio nostro figlio, all'inizio dovetti cercarmene uno di nascosto.

Purtroppo la ricerca si rivelò subito più ardua del previsto, e non solo per colpa della crisi. Non avendo mai avuto bisogno di studiare o di lavorare grazie al tenore di vita che Marco mi aveva sempre garantito, le uniche posizioni a cui potevo ambire erano posti da segretaria o da commessa, e ogni volta che mi presentavo per un colloquio, il capo del personale o il titolare dell'azienda di turno sembrava sempre più interessato alla mia scollatura che non a un curriculum di fatto inesistente.

"Tesoro mio, che pretendi? Hai una terza abbondante e pure un bel culo," mi diceva Valeria quando mi sfogavo con lei, prima di ricordarmi che anche l'età non era dalla mia parte, e che qualsiasi datore di lavoro avrebbe preferito al posto mio una ragazzina da pagare due soldi e da mandare via alla prima occasione senza farsi troppi scrupoli.

"Se ce le avessi io due bocce così stai sicura che problemi di soldi non li avrei mai avuti," insisteva ogni volta Valeria, dicendo che per campare alla grande mi sarebbe bastato cedere di tanto in tanto alle battutine che in tanti facevano da anni, e non opporsi per partito preso a quella che non solo secondo lei era una realtà innegabile, e cioè che al mondo, in un modo o nell'altro, tutto giri intorno al sesso.

Anche le altre amiche dicevano più o meno la stessa cosa, come se l'unico modo che avesse una donna per sistemarsi fosse quello di vendersi al miglior offerente.

"E allora fai come ti pare!" sbottava Valeria quando mi opponevo con tutta me stessa a quei discorsi medievali. "Peggio per te, vorrà dire che finirai a fare le pulizie in casa di qualcuno, o magari a fare la bidella in una scuola!"

Senza volerlo, per la prima volta in vita sua Valeria mi aveva dato forse una buona idea, e mi bastò un minimo di ricerca su internet per capire che, nella mia situazione, l'iscrizione alle liste per i collaboratori ausiliari negli istituti scolastici, in parole povere i bidelli, era di fatto una delle poche strade percorribili. Una strada che si rivelò ben presto una scelta azzeccata, ma che finì anche per portarmi in fondo a un baratro in cui non avrei mai immaginato di poter precipitare.

La bidellaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora