Parte senza titolo 7

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Da quel giorno iniziò per me un tour de force degno della grande battona che non ero di fatto mai stata, e se da una parte sapevo che c'era un motivo se mi sottoponevo a umiliazioni a cui solo un paio di anni prima non mi sarei prestata per nulla al mondo, e i soldi che ogni giorno nascondevo in mezzo a slip e reggiseni ne erano la prova più che concreta, dall'altra, a forza di sottostare ai ricatti sempre più frequenti di Marcello e della professoressa Martini, iniziai a temere che forse un po' puttana lo fossi in fondo sempre stata.

Se era vero, infatti, che quando Marcello mi tratteneva nello spogliatoio, oltre a pagarmi non evitava mai di ricordarmi come potessi esser certa della sua discrezione, collegando di fatto il suo silenzio al mio spompinarlo ogni qual volta ne avesse voglia, e se anche la Martini, quando mi convocava nell'aula dei professori deserta per farsela leccare sotto la scrivania mentre correggeva i compiti, non smetteva mai di alludere alle insufficienze di Diego e a come per superarle fosse fondamentale la mia collaborazione, sempre più spesso, leccando la passera e il seno della Martini o succhiando il cazzo perennemente dritto di Marcello, mi ritrovavo a bagnarmi e a dovermi toccare la fica per darmi il piacere che mio marito mi negava da troppo. Un piacere perverso, certo, ma pur sempre piacere.

Ben presto, però, mi resi conto che il mio comportamento, pur con tutte le attenuanti del caso, rischiava di mettere a repentaglio quello che era in definitiva il motivo ultimo delle mie azioni, e cioè il bene di mio figlio. Sempre più di frequente, infatti, Diego si ritrovava a tornare a casa da solo, e a stare da solo anche a pranzo e per tutto il pomeriggio, mentre a sua insaputa la madre vendeva pompini a un collega, o metteva la fica a disposizione di un uomo che non aveva mai visto mentre con la lingua e le dita faceva godere la professoressa che l'avrebbe interrogato il giorno dopo. Più di ogni altra cosa, ancor più del vedere mio figlio sempre più triste per come il padre ignorava anche lui oltre che me, e per come forse pensava che anch'io stessi iniziando a ignorarlo, quello che mi terrorizzava sul serio era pensare a come avrebbe reagito se solo un giorno avesse scoperto cosa si era ridotta a fare sua madre, anche se solo per garantirgli un futuro.

Finalmente decisi che così non potevo andare avanti, e quando riuscii a convincermi di non avere alternative trovai il coraggio di chiedere un appuntamento al preside, certa che, seppur avessi sbagliato a non rivolgermi a lui fin da subito, da uomo distinto e per bene qual era avrebbe capito il dilemma della madre di famiglia che aveva di fronte. Di certo, invece di approfittarsi anche lui di me come avrebbe fatto un altro al posto suo, si sarebbe adoperato per richiamare all'ordine Marcello e la professoressa Martini, e per togliere da quella situazione assurda me e indirettamente anche mio figlio.

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