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«Dove sei stato?»Mormoro respirando da quel mozzicone rovinato.

Si è già tolto la maglietta bianca e l'ha lasciata da qualche parte nella stanza.
Si avvicina con grandi falcate e si butta sul divano con la grazia di un elefante. Tira sù col naso rumorosamente e allunga le gambe senza guardarmi. Ha un odore di alcool addosso e qualcosa simile all'erba. Le sue sclere sono arrossate e lucide. Guarda davanti a sé e respira. Spiaccico la sigaretta nel posacenere e mi alzo scocciata.

Il suo comportamento è da ignorante.
Mi schiva e quasi non si accorge della mia presenza. Fa finta che non ci fossi e non mi regala nemmeno un 'ciao'.
Avverto un risentimento, forse non avrei dovuto confidarli quelle cose così private. Se dovessimo perdere i contatti potrebbe ricattarmi per tutta la vita. Mi fido di lui e sentivo quel sentimento. Perché ora deve essere così arrogante e strafottente?

Apro la porta della mia stanza e mi faccio piccola in quel letto singolo.
Vorrei stare abbracciata a lui nel suo letto enorme e comodo. Chiudo gli occhi e scaccio via la tensione. Dei passi si fanno sempre più vicini.

Domani mattina proverò a parlargli, ho deciso. Cosa potrei dirgli? Non voglio passare per la gelosa, ma non può trattarmi in questo modo.

Nella stanza regna l'umidità e le mura sono completamente spoglie, al contrario di quelle di Lorenzo. Sul muro sono presenti vari vinili rap e poster di cantanti storici. In un particolare angolo della camera c'è una scritta in ciccionese.

XII XV XVIII V XIV XXVI XV

Non ho ancora saputo decifrare quella scritta. Ha un solo comodino e una grande cassettiera ha poi un' asta su cui con delle grucce, posa le sue giacche. Strizzo gli occhi e mi immobilizzo quando la porta si apre.

«Non riesco a fare lo stronzo con te.»
Mormora con voce rauca.

Un sorrisino si fa spazio nel mio volto ma poi svanisce quando lo maschero con una espressione imbronciata.
Sospiro e si accorge di me.

«Vieni a letto con me dai.»Continua poi.

Si siede nel bordo del letto e allunga la mano verso la mia gamba.

«Chiedimelo in un modo più elegante magari.»Nascondo una risatina.

«Sai che non intendevo quello»

Mi tiro a sedere e i nostri sguardi si incrociano.

«Perché ti sei comportato in quel modo?» Introduco.

Alza gli occhi al cielo e torna con lo sguardo su di me.

«Ero incazzato, tanto.» Sottolinea.

Perché comportarsi in quel modo però?

«Me ne avresti potuto parlare.»

Rimane in silenzio e io afferro la sua mano.

«Va bene, ne riparleremo se vorrai.»

Mi scosto le coperte di dosso e mi alzo in piedi.
Esco dalla stanza ed entro nella sua.

«Scusa, io non volevo trattarti così.»

Mi strattona dal braccio, misi le mani sul suo petto per cercare di non cadere a terra. Assottiglia le labbra mimetizzate da quel filo di peluria.
I suoi occhi marroni non smisero di guardarmi. Faccio scorrere lo sguardo sui nostri corpi combacianti.

«Lorenzo dobbiamo parlare.»

Mormorai cercando di non saltarli addosso. Abbassò lo sguardo e mi lasciò andare per sedersi sul suo letto matrimoniale. Mi inumidisco le labbra e mi schiarisco la voce.

I don't want to believe it -papa v-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora