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Katie ci rimase parecchio male quando Nico le fece notare che non avevamo tempo per un gelato, che fosse alla frutta fresca oppure no. Pensava che sarebbe stato utile a sollevarci di morale, ma dato che non c'era verso di convincere il figlio di Ade, si limitò a preparare la cena.
"Sapevo che non avremmo dovuto lasciarla cucinare" sussurrai a Nico quando la figlia di Demetra mi lasciò in grembo una ciotola piena di quello che sembrava purè, ma aveva la stessa consistenza di una pietra.
Nico scrollò le spalle. "Avresti saputo farlo tu?" mi chiese. Scossi la testa. "E allora accontentati."
Sbuffai, mentre Katie si sedeva accanto a me e riponeva la sua boccetta di liquido letale nello zaino. All'improvviso, la voglia di mangiare mi passò completamente. "Non avrai messo quella roba nel mio piatto, vero?" le domandai indicando il cibo non ancora identificato.
Lei ridacchiò. "Non spreco le mie armi migliori per te, Stoll, sia chiaro" rispose. "Adesso mangia in silenzio, devo mandare un messaggio Iride ad Annabeth."
Alzai lo sguardo verso il cielo puntellato di stelle. "Ma è notte" osservai.
"C'è una cosa chiamata 'luce lunare'" replicò lei mimando le virgolette con le dita. Dalla tasca tirò fuori una dracma d'oro, poi si allontanò, lasciandomi solo con il figlio di Ade.
Nico si schiarì la voce. "Cosa è successo mentre ero svenuto?" mi chiese, mangiando.
Provai a mandare giù un po' di quella cosa che Katie aveva volgarmente definito 'cibo'. Non era così male, ma non l'avrei ammesso neanche con una spada alla gola. "Ah, niente di che" risposi. "Una tizia pazza alata armata di frusta e serpentelli mi ha indirettamente minacciato di morte per un omicidio che non ho commesso."
"Wow" fece il figlio di Ade. "E ha un nome questa tizia?"
Scossi la testa. "Ha detto che i Greci anticamente la chiamavano 'colei il cui nome non può essere pronunciato'" borbottai con la bocca piena.
Gli occhi di Nico si spalancarono. "Sicuro che abbia detto così? Non pioi esserti sbagliato?"
"Ne sono più che certo." Lo guardai con la coda dell'occhio. "Sembri agitato. Qualcosa non va?"
Nico mi fissò, torvo. "Solo qualcosa, Stoll?" replicò glaciale. "Io direi che niente va. Adesso mi toccherà portare te e Miss Gardner di nuovo negli Inferi, ad affrontare le divinità delle maledizioni, e tu mi chiedi se c'è qualcosa che non va?"
Alzai le spalle. "Non mi riferivo all'impresa" dissi semplicemente.
Nico non ebbe tempo di rispondere, che Katie tornò saltellando allegramente. Almeno lei riusciva a provare sentimenti che non fossero l'odio o la rabbia.
"Ho avuto notizie da Annabeth" annunciò. Aspettò una nostra reazione che, logicamente, non arrivò. "Dice che al campo va tutto bene."
"Non credo che al momento il campo sia la nostra prima preoccupazione" replicai.
Nico inarcò le sopracciglia nere. "Non credevo sarebbe mai accaduto, ma sono d'accordo con te, Stoll" disse.
Katie roteò gli occhi. "Ci stavo arrivando" borbottò. "Ha fatto ricerche sulle defixiones, come promesso. Ha scoperto qualcosa."
"Be'?" fece Nico. "Vuoi dircelo o no?"
La ragazza sbuffò. "Rovini l'atmosfera" disse a mezza voce. "Le defixiones venivano principalmente usate dai Romani, per questo il termine non lo conosciamo: viene dal latino." Spalancò le braccia, come se avesse fatto chissà quale rivelazione. Dato che non dicevamo nulla, continuò. "Erano tavole su cui venivano scritte le maledizioni, sotterrate o nascoste in grotte e fontane. A quanto pare, Bianca ne ha scritta una per Connor e l'ha messa da qualche parte al campo."
La guardai. "Sai, oggi sei particolarmente illuminante, Katie" feci.
Lei arrossì leggermente. "Grazie."
"Non era un complimento" replicai. "Era sarcasmo."
La ragazza mi fulminò con lo sguardo. "Tu sei sempre così simpatico, eh?" sbottò alzando la voce.
"A volte anche di più" replicai sorridendo. Era troppo divertente prendere in giro Katie. Non afferrava subito quello che dicevo. Pensava avessi un po' di cervello in più. Ma quando lo faceva, le sue reazioni erano impagabili.
Katie alzò gli occhi al cielo. "Vuoi trovarla o no questa dannata defixio?" mi chiese cercando di sembrare calma.
"Certo che voglio" risposi ridacchiando.
La figlia di Demetra si infilò una ciocca di capelli dietro l'orecchio con le mani che le tremavano e il viso rosso. "Be', allora perché non ti alzi e vai al campo?" esclamò indicando alle sue spalle. "Perché sei ancora qui? Dovresti essere il primo ad aver voglia di partire e invece sei immobile lì a..."
"Gardner, io vorrei partire" la interruppi. "Ma non so se ti ricordi che un'altra maledizione ancora più grave è stata posta su di me da una sorella della donna alata di oggi. Inoltre non riesco neanche a camminare con le gambe in queste condizioni." Indicai i miei jeans laceri, distrutti dalla frusta, in alcuni punti bruciati. La pelle sotto era ferita, aperta e sanguinava da almeno un'ora senza smettere, così come la mia guancia.
"Mi ero quasi dimenticata." Katie prese il suo zaino e ne tirò fuori dell'ambrosia. Me la porse. "Tieni. Farà meno male."
Scansai la sua mano, sorridendo gentilmente. "Non sento dolore" replicai. "Fisicamente non ci riesco."
Nico si avvicinò. "Come pensi di fare, allora?" mi chiese.
"Dovremmo tornare negli Inferi e farci aiutare" risposi. "Nico, tu sai chi era quella creatura, vero?" domandai voltandomi verso il figlio di Ade.
Lui abbassò la testa. "Sì" rispose. "Era Aletto, una delle Erinni."
"Ma, se non ricordo male, esiste un opposto delle Erinni, qualcuno che possa fermarle, no?" continuai. Per una volta, riuscivo a capire prima degli altri.
Nico annuì. "Sì, esiste. Hai ragione, Stoll. Dovremmo andare da loro."
Katie intervenne. "Sicuri di voler andare adesso?" chiese. "Non avete finito di mangiare la mia cena naturale, e..."
"Non c'è tempo" la stoppò Nico. "Dobbiamo fare il più in fretta possibile, se vogliamo trovare la defixio di Bianca."
Sospirai. "Non sai quanta fatica mi costi in questo momento dirlo, ma... grazie Katie per la cena e l'aiuto" dissi abbassando la voce.
Lei sfoggiò un sorrisone. "Non illuderti che l'abbia fatto per te, Connor" replicò. "Adesso andiamo. Sono curiosa di vedere le deduzioni di Connor Stoll a cosa portino."
Guardai Nico. "Lei mi spaventa" sussurrai. "Forse sono solo pazzo, ma mi fa paura."
Il figlio di Ade scrollò le spalle. "Ti ho già detto che sei stato tu a volere un terzo partecipante" ribatté, poi si alzò in piedi. "Dammi la manina, Stoll. Facciamo una bella passeggiata."
Gli strinsi la mano. "Piacevole, soprattutto" aggiunsi. Sparimmo nell'ombra. Tutti i miei sensi si bloccarono eccetto l'udito. Potevo sentire perfettamente Katie Gardner urlare come una pazza cose come "Non voglio finire schiacciata come una frittella di grano duro" o roba simile.
Anche stavolta, atterrammo pesantemente. Nico non era abbastanza forte da portare tutti e tre. Fortunatamente, nessuna vecchia alata ci accolse, solo una donna delicata che somigliava ad una fata.
"Abbiamo degli ospiti" disse con la sua voce cristallina. "Su, sorelle. C'è gente importante qui." Posò lo sguardo su ognuno di noi, poi mi sorrise. "Ti conosco, figlio di Ermes" continuò.
"Ehm..." feci. "Non mi sembri affatto familiare, tu, invece."
Lei non smise mai di sorridermi. "Nessuno, o quasi, ci conosce. Sono una delle Eumenidi, le benevole."
"Siamo qui apposta per parlare con voi!" esclamai. Non riuscivo a credere di averne fatta una giusta in tutta la mia vita.
La donna annuì. "Lo sappiamo." Abbassò lo sguardo sulle mie gambe ferite e scosse la testa. "I modi burberi delle nostre sorelle..." mormorò tra sé. Tornò a guardarmi negli occhi. "Venite. Noi vi aiuteremo."
Nico e Katie si alzarono in piedi, poi mi diedero una mano per fare lo stesso. "Non credo che riuscirà ad andare molto lontano" disse la figlia di Demetra facendo qualche passo. "Per quanto mi costi dirlo, non potreste curarlo... subito?"
La donna si voltò e scrutò il suo volto, sembrava stesse cercando di capire se la ragazza fosse seria. "Non abbiamo i poteri delle guaritrici" replicò. "Possiamo solo usare ciò che gli Inferi producono."
"Ossa, teschi, ossa, sofferenza, ossa e ancora ossa?" feci, ricevendo tre occhiatacce. "Okay, okay, la pianto di fare l'idiota. Però è vero. Cosa produrrà mai l'Ade di così naturale e potente da risultare curativo?" Guardai gli altri in cerca di una risposta, che non arrivò.
"Seguitemi" ordinò la donna, e Nico e Katie obbedirono, trascinandomi dietro di loro. "Sapete qual è il nostro compito, vero?" chiese mentre camminavamo verso una grotta.
"Voi siete state create per calmare le Erinni, le divinità delle maledizioni" rispose prontamente Nico. "Portate il bene dove loro disseminano il male." Che Annabeth l'avesse contagiato?
La donna annuì chinandosi per poter passare attraverso la bassa apertura della caverna. Iniziò ad armeggiare con alcuni oggetti su una cassettiera che sembrava fatta d'aria azzurrina, semitrasparente e galleggiante.
"Per questo siete venuti a noi, giusto?" continuò indicandomi.
Katie scosse la testa. "N-non per la ferita" balbettò guardando le pareti intorno a sé come fossero le cose più spaventose che avesse visto in tutta la sua vita.
"Lo so. Siete qui per la maledizione che questo semidio si porta dietro come un pesante fardello." Prese una boccetta, e per un secondo temetti che fosse la stessa di Katie, ma mi sbagliavo. Questa era piena di un liquido trasparente che somigliava ad acqua, ma era più denso, e l'etichetta sul vetro aveva una scritta in greco: 'δάκρυμα'. "Sono lacrime di gorgone" disse quando si accorse che stavo lanciando brutte occhiate alla bottiglia. "Assolutamente sicure, posseggono il potere di guarire le ferite." Tolse il tappo di sughero e verso una, due, tre gocce sulla mia gamba destra.
La pelle cominciò a friggere, come fa l'acqua ossigenata su un taglio infetto, solo mille volte più dolorosamente. Strinsi i denti e cercai di resistere alla tentazione di lanciare un urlo. Dopotutto, non potevo fare altro che aspettare.
Nico mi guardò preoccupato. "Ma non dovevano essere sicure?" esclamò. Si voltò verso Katie in cerca d'aiuto, ma lei mostrò le mani, impotente.
La donna sorrise. "Se lo fossero davvero state, dove sarebbe stato tutto il divertimento?" Scoppiò a ridere istericamente. I capelli biondi che le ricadevano sulla schiena si unirono in ciocche, le punte si trasformarono in teste di serpente. Il volto giovane divenne rugoso e terrificante.
"Be'?" sbottai guardando i miei amici, immobili e intenti a fissare la donna che si trasformava. "Non fate niente?" Il sangue che usciva dalla mia ferita iniziò a ribollire. A quel punto, non mi ressi più in piedi e caddi a terra con un tonfo, mentre intorno a me, si scatenava il caos.
Piante di melagrana spuntavano dal terreno, cercando di intrappolare la donna che, ridendo, scappava volando per la grotta. Katie mi fece l'occhiolino. Si stava divertendo un mondo a giocare ad acchiapparella con quella creatura. Nico, dall'altro lato, ribaltava mobili, distruggeva oggetti, nel tentativo di raggiungere con la spada il petto dell'Eumenide.
Il figlio di Ade si ritrovò accanto a me. "Cosa ci fai ancora qui?" gridò. "Scappa, idiota! Sei te quello maledetto, quello che lei sta cercando!"
"Non era un'Eumenide pacifica?" gli chiesi, realmente confuso.
Nico strinse i denti. "È una delle Erinni, idiota di uno Stoll!" rispose prima di lanciarsi nuovamente contro la donna.
Cercai di trascinarmi indietro, ma qualcosa di luminoso piombò esattamente dietro di me. Che bello. L'Erinne aveva appiccato il fuoco. Saremmo morti tutti.
Guardai di nuovo in avanti, cercando di ignorare il fuoco. Nico era svenuto per l'ennesima volta, sotto ad un tavolo. Aveva un brutto graffio sulla guancia. Katie era rimasta legata e bloccata dalle sue stesse armi, le piante. Adesso, l'Erinne camminava verso di me, una torcia ardente tra le mani.
"Bene, bene" fece. "Chi abbiamo qua? Ancora il figlio di Ermes? Quello che... odio?"
Mi concentrai interamente sulla sua arma. "Non fingere di non essere contenta di vedermi" replicai. Le sue braccia erano rosse e coperte di escoriazioni. Probabilmente, Katie era riuscita ad usare il suo veleno.
"Sono molto felice di vederti, semidio" concordò lei. "Così potrò tagliarti subito la gola e togliermi il pensiero." Si fermò davanti a me. "Allora, hai idea di quale possa essere l'ultima richiesta della defixio?" mi chiese.
Se solo avessi saputo di quale delle due maledizioni stesse parlando... Immaginai si stesse riferendo a quella di Bianca, quella cui non aveva ancora fatto alcun riferimento. Quella che mi sconvolgeva di più, quella di cui non capivo il motivo. Perché Bianca Di Angelo, la dolce figlia di Ade, avrebbe dovuto dedicarsi, quando era ancora in vita, a scrivere su una tavoletta il modo in cui sarei dovuto morire?
"No" risposi. "Nessuna idea. Sorprendimi."
La donna sorrise. "La tua morte è, sì, richiesta, ma in un modo che era molto in voga ai tempi della monarchia di Roma. Quelli sì che erano bei tempi." La torcia tra le sue mani sparì, così come la grotta tutto intorno a noi. Ci ritrovammo in una stanza bianca, vuota. Io e l'Erinne, nessun altro.
"Spesso, quando veniva scritta una defixio, si chiedeva prima di tutto la tortura. Poi una morte lenta e dolorosa. Ma in quel periodo della storia romana, ad alta richiesta c'era il condurre alla pazzia colui cui era rivolta la maledizione. Una pazzia che avrebbe, solo dopo molto tempo, portato alla morte" mi informò la donna. "Quindi ora ti lascio qui." Fece un gesto con le braccia ad avvolgere l'intera stanza. "Solo, con i tuoi pensieri. Spero che ti diverta."
"E Nico? E Katie?" chiesi cercando freneticamente di mettermi in piedi.
L'Erinne rise. "Loro? Be', forse potrei lasciarli in pace. Dopotutto non hanno alcuna colpa se si ritrovano in compagnia di uno come te. Probabilmente non sanno nulla dei delitti che hai commesso, o sbaglio?" Detto questo, mi rivolse un ultimo sorriso e sparì.
Avrei voluto poterlo fare anch'io. Risolvere tutti i miei problemi con uno schiocco di dita, allontanandomi così dalla realtà per tutto il tempo di cui avrei avuti bisogno.
Pensandoci meglio, però, in quella stanza bianca sarei stato lontano dalla realtà anche più del dovuto.
Ma se questo era ciò che Bianca desiderava, non avrei protestato. Qualunque cosa avessi fatto contro di lei. Non avrei mosso un dito fino a quando tutto quello che avevo sbagliato non fosse stato messo al posto giusto.
Per lei, avrei fatto di tutto. Per lei, sarei anche morto. Per lei, avrei lasciato che mi uccidessero. Per lei, avrei permesso alla mia mente di staccarsi completamente dal vero, distruggendo così quel filo sottile che mi univa alla ragione. Per lei, avrei fatto qualunque pazzia.
Ma cosa stai pensando, Connor?, mi dissi dandomi ripetutamente dell'idiota. Sei uno Stoll. Prima del suo arrivo al campo, stavi così bene, vivevi la tua vita tranquillamente... perché ti sei fatto attirare dentro questo vortice senza uscita, dentro questo buco nero infito?
"Perché lei è ciò di cui ho bisogno" risposi a me stesso a voce alta, sperando che nessuno potesse sentirmi. "Perché prima di incontrarla non avevo mai capito cosa volesse dire provare dei sentimenti."
Stai esagerando, continuò la martellante voce nella mia testa. Tuo fratello, gli scherzi, la Cabina Undici... era tutto più che sufficiente. Tu eri felice, Travis era felice, persino Katie Gardner era felice per quanto potesse esserlo con tutte le giornatacce che le facevate passare. Non portavi nessun peso sul cuore. E di certo non parlavi da solo.
"Non sto parlando da solo" replicai alla stanza vuota. "Forse lo sto facendo, ma è colpa tua, stupida testa."
Sto cercando di aiutarti.
"Mi stai facendo impazzire."
È solo una tua impressione. È come se stessi facendo un dialogo con te stesso.
"Me stesso non ha due opinioni diverse."
Sì, invece. Io sono la tua parte razionale, tu sei la tua parte istintiva ed impulsiva.
"In pratica sono la parte stupida."
Vedila così, se vuoi. Ti dico solo che, a parere della ragione, dovresti piantarla di dare retta a quella ragazza. Finirai per ucciderti.
"Quale ragazza? Bianca?"
Bianca Di Angelo, esatto. È tutto sbagliato, Connor. Devi rimettere a posto. Travis si sentiva ignorato da te, così come Nico era trascurato dalla sorella. E tu stavi mettendo da parte te stesso. Hai fatto tutto di fretta. Tu non sei ralmente innamorato. Ti è solo piaciuto il fatto che qualcuno stesse cercando te, proprio te. Ma...
"Ma sta' un po' zitta, stupida testa" sbottai con un sorriso. "Tu non sai... non mi conosci, non puoi capire."
Certo che capisco. Sono la tua mente. Nessuno ti conosce meglio di me.
"Sì, certo..."
È tutto sbagliato. Pensaci. Pensa a quando ti sei sentito davvero felice e da quanto tempo non lo sei più. Pensa a tutte le cose che non hai più fatto da quando hai conosciuto quella ragazza. Avrai tutto il tempo che vorrai per farlo, tanto. Usalo bene.
"Grazie tante." Sbuffai e roteai gli occhi. Attesi qualche minuto, ma la voce non si ripresentò. Avrei quasi sperato che lo facesse. Ma cosa dicevo? Quella era solo la mia testa. Stavo parlando da solo. Ci voleva poco per fare in modo che tornasse.
Non ho intenzione di tenerti compagnia.
"Grazie per esserci sempre" sogghignai.
Non ci sperare troppo. Devi seriamente pensare a quelle cose.
"Lo farò." Mi appoggiai alla parete e chiusi gli occhi, cercando di fare tutto tranne che pensare a Bianca, a Nico, a Travis, o a Katie.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 10, 2015 ⏰

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