1- 𝐒𝐭𝐚𝐫𝐬 𝐖𝐢𝐥𝐥 𝐅𝐚𝐥𝐥

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L'arte non riproduce ciò che
è visibile , ma rende visibile ciò
che non sempre lo è.
~Paul Klee

Demetra

Giro la testa verso l'orologio appoggiato sopra il mio comodino affianco al letto e leggo l'orario.

3.44

Altra notte insonne in cui le troppe domande invadono la mia mente.

È come un loop infinito: chiudo la porta di camera mia dopo essere stata tutto il giorno circondata da persone e ogni tipo di distrazione, ma nel momento in cui sono sola, quel vociferare nella mia mente che era stato messo da parte durante tutta la giornata risale a galla nel silenzio della notte.
E sono fottuta.

Mi giro e rigiro cercando di addormentarmi chiudendo gli occhi con la forza, mi stendo su un fianco desiderando di stare solo pochi minuti tranquilla, ma come sempre è tutto inutile.

Tiro via la coperta da i miei piedi e mi metto seduta al bordo del letto con i gomiti sulle ginocchia e la testa poggiata sulle mani reprimendo un urlo di frustrazione.

Una lacrima minaccia di scendere sulla mia guancia ma la caccio prima che possa farlo.

«tanto non riuscirò a riaddormentarmi, perciò...»
Mi alzo in piedi e mi avvicino alla scrivania su cui è posato il mio album da disegno con affiaco il set di matite. Mi siedo, indosso le mie cuffie e avvio la mia playlist composta dai mie artisti preferiti come Billie Eilish, Lana Del Rey, Mitski...

Appena appoggio la matita sul foglio e traccio il primo segno, inizio a respirare.                                     Ho sempre amato l'arte in tutte le sue forme, soprattutto quando dietro a tutti quei colori, quelle pennellate e tratti, si nascondono le verità della vita, dei segreti celati o dei significati più profondi di quelli che sembrano.
Per me l'arte è proprio come diceva Paul Klee, non riproduce ciò che è visibile ma rende visibile ciò che non sempre lo è.

Le mani iniziano a sporcarsi a causa del carboncino, arrivano i primi crampi alle dita eppure non mi sono mai sentita più libera di adesso.
Le note di First love/ Late Spring di Mitski si diffondono nella stanza mentre immagino le mie emozioni, il mio dolore, le mie preoccupazioni, i miei dubbi... e lascio che scivolino giù dalla mia mente per arrivare alla mia matita, e in fine trasformarsi nel mio schizzo.
Un insieme di linee e sfumature che iniziano a prendere la forma dei miei pensieri.

I miei occhi si appesantiscono, per lo sforzo incominciano a bruciare ed allora decido di mettere giù la matita per osservare il mio progetto finale.

Gli altri ci vedrebbero solo una persona che viene soffocata da un filo sottile. Mentre io avvolto al filo esile ci vedo tutto ciò che mi da il tormento.

Quel filo visto da fuori, ma anche da me stessa, potrebbe assomigliare a un semplice filo per cucire, sembra riunisca i più piccoli problemi del pianeta quando invece per me sono così grandi da non riuscire nemmeno a spiegarli.

Forse non possono nemmeno immaginare quanto sia difficile tutto questo per me.
Allora inizio a pensare anche io di star ingrandendo tutto, e da lì non posso più tornare indietro.





Dei dentini affilati che mi mordicchiano il naso mi risvegliano dalla mia unica ora di sonno.
«Daisy, quante volte ti ho ripetuto che mi danno fastidio i tuoi morsi sul naso?» Come risposta mi da una testata sulla guancia per poi posarsi sulla mia spalla e fare le fusa.
Daisy è la mia gatta, una bianca e nera di 12 anni ma nonostante l'età è rimasta minuta. La mia migliore amica sin da quando ero bambina, oltre che la mia sveglia mattutina. In questo momento quello che vuole non sono di certo le coccole ma la sua colazione.

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