Periodo Terzo

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(I Canti)

7 maggio 2024

Alla Vendetta

scritta probabilmente in un momento di ira, frequente nell'autore, a bagnoli nell'istituto che frequentava, dopo una delusione avuta, e dopo aver ricevuto una vendetta ,
l'autore spiega come si aspettasse di sentirsi meglio ma non fù così

Alla Vendetta

e alla vendetta che
credei unniversale,
che credei dovesse riempirmi
il core, me lo svuota;
e la sete di sangue
l'anima mia rende vuota,
il desiderio di tornare
indietro nel tempo e far
in modo che non accada mai,
a tal delusione la vò
comparando,
e rimembro ancora quei
momenti di vita morale
di quella persona uccisa e rinata, ma diversa,,
Lapis è morta, e vive sol ne cuor mio, e rivendicar
la sua morte il pensier mio
comanda
e spero che Dio
mi dia la forza,
forza di non far del male
al suo assassino, lei stessa
e colui che accompagna.
che delusioni cantano ne cor mio,
e in quest'estate
me par de congelar

la gravità della mia
follia rinata, perseguita
e perseguiterà infinitamente tutto ciò,
anche se so che indietro non si tornerà
e meritar non possono
neanche la mia violenza,
e a quella defunta,
rimembro a tal cor.

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10 maggio 2024

Sangue

l'autore in questo canto riflette sulle sue esperienze passate e sulle sue azioni, anche future.

Sangue

perì l'anim mio,
perì; perì d'inganno estremo:
inganno ch'infinito credei il cor mio,
perì di fato, e di sorte
d'umane genti,
perì di credo che male altrui togliesse quello che tormenta me,
il peccato di questo male che m'uccide l'anima, ma mi ristora il cor,
peccai di superbia,
peccai di rancore,
peccai d'ira, peccai di cose che mi custodivano l'anima;
ma che ad oggi mi tormenta
e al bivio non vedo strade,
e perso nel labirinto delle virtù mi resi conto di ciò
che andava fatto, ma che
accettar non volevo,
e la sete di vendetta non colma il bisogno
di quest'anima incredula d'amor

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23 maggio 2024

Vespero D'amor

composta nella casa del padre, dove spesso rifletteva sull'avvenir suo, specificando il dolore e sottolineando la morte platonica dell'amata, o meglio : dell'idea che aveva d'essa

Vespero D'amor

e or solingo rimarrai
stanco cor mio,
che all'insulcalar
d'avvenir benevolo,
la sorte non ti rise:
peccato capitale:
ch'ogni parol verità fosse,
e or profanato sei,
e dogni doglia questo
parto soffri;
ira e rancore,
a queste lacrime
che t'uccisero
e or vivi, ma non colei
che donai il proprio cuor,,
oh come tramontata sei,
colei che simulacro
ebbe lungo
e insinuatasi ne cor mio;
m'annega,
e or differenza
in'opre inesistente vivono,
e mi sovvien la rimembranza
e la morta ormai speme;
c'ormai dispera
l'ultima volta;
or il desiderio è
spento;
e tal supplizio
in cor mio giace,
vivendo,,
travagliato è il momento nostro,
e conflitto ha il pensier mio
che tormento mi diede:
distruttivo e incessante
contro me discute
e l'ira che mi giunge:
credo d'avvenir migliore
mi funge
alla ferita senza cura,
al tuo vivente lutto,
e nel dì che arriverà
l'oblio in mente mia,
salvo sarà il tuo malato cor
e il tuo profanato tempio,
e l'infinita vanità del tutto.

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